RIMBARBONCITO

Quel giorno Maurizio aveva le palle che gli fumavano; era imbestialito per l’ultima
discussione avuta a casa con Chiara, dopo la quale il quadro della situazione era ancora più ingarbugliato di quanto non lo fosse prima.

Mettici anche che, giunto al bar dell’Olmo, dove erano in corso lavori di ristrutturazione, quindi potete immaginare che casino, tra calcinacci, polvere, bancate e cazzuole per terra, trovò Silvana, che non si faceva vedere da un po’, tutta pimpante, dietro al bancone, che faceva le veci di Sebastiano.

Con lei un barboncino, che scorrazzava dentro e fuori, abbaiando, il quale, appena lo vide, afferrò con i denti l’orlo del suo pantalone e quasi lo faceva cadere. Quando egli fece per scacciarlo con la mano, il cane, lasciò il pantalone e gli morse il dorso della mano.

Eh, che cazzo! Esclamò di getto, guardandosi l’arto ferito. Si può sapere di chi è questo cane e tu, che ci fai qui? rivolta a Silvana.

Sebastiano è fuori per una commessa relativa ai lavori in corso e mi ha pregato di sostituirlo. Il cane è mio e non so dove tenerlo.

Ora mi toccherà farmi l’antirabbica…
Puoi farne a meno, il cane è vaccinato…
Foto dal web


Me lo fai un caffè e…scusami se mi sono incazzato.
Figurati, Maurì, questo è niente, sapessi Pancrazio c’ha combinato!

Al solo sentire il nome di Pancrazio, Maurizio che si era un po’ calmato, montò su tutte le furie.
He, no, ehh! Pure Pancrazio, no! Perché c’ha fatto?

E’ venuto con due nuovi; -suoi alunni - mi ha detto. E’ entrato di là, ha chiuso la porta e mi ha detto di non far entrare nessuno, ché non vuole esser disturbato, Ah! Mi ha ordinato tre caffè che gli ho portato: si è messo in cattedra ed ha fatto sedere i due nuovi nella prima fila. Ha detto che li sta istruendo come si deve. Altro che Maurizio! Ha aggiunto.

Questo inciso, anche se fosse vero, sarebbe pur sempre una bella vigliaccata di Silvana, che poteva risparmiarselo.

Ah, sì? Ora gli faccio vedere io.

Con passo baldanzoso, facendo quanto più rumore gli fu possibile, attraversò lo spazio che lo separava dalla porta della saletta. Quivi giunto, afferrò la maniglia e imprimendole una energica torsione, spalancò la porta del sancta sanctorum.

Al vedere Pancrazio seduto al tavolino, che parlava placido ai due che annuivano, gli si intorcinarono le budella.

Si può sapere che succede qua dentro? Urlò quasi in falsetto.
Pancrazio smise di parlare, lo guardò calmo e rivolto ai due:

Ci date un minuto?

I due si alzarono ed uscirono, chiudendo la porta dietro di loro.

Mi puoi dire cosa ti è saltato in testa? Come ti sei permesso…esigo una spiegazione!

Calma maestro, gli disse Pancrazio, con un sorrisetto ironico, che lo fece imbestialire ancora di più.

Calma un corno, gridò l’offeso, ti sei preso il mio posto e per di più ti porti dietro due tuoi ‘’alunni’’ – calcò tanto su quest’ultima parola che le virgolette schizzarono fuori materializzandosi nell’aria - senza dirmi una parola…

Abbassa la voce, gli intimò Pancrazio, prendendolo per un braccio per farlo fermare. Non facciamoci sentire in disaccordo. Sto lavorando per il circolo. Non ti sei accorto che siamo di fronte ad una congiura? Quei due bei tomi, erano, come hai potuto ben vedere, uno Licius, che tu conosci, un mestatore, e l’altro Evaristo, il suo degno compare. Li ho visti tramare al Grande Italia, in gran combutta, con la cameriera Giusi, una donna avvenente, pericolosa quant’altre mai, che ci fai con le bellone che 007 prima si scopa e poi deve uccidere? Parlottavano e fingevano di scherzare, passando istruzioni a Giusi, che voleva farsi credere recalcitrante, ed invece era perfettamente d’accordo e faceva tutto parte di un piano, diabolico.

Li ho intercettati con una furbizia. Quando i due si sono alzati per andare a casa di Evaristo, con la scusa di un computer che aveva bisogno di essere “risvegliato”, capisci, chissà quanti segreti conterrà la memoria di quel computer e prima o dopo riuscirò a darci un’occhiata, li ho seguiti e raggiunti.

Ho fatto credere a Licius di essere dentro questo circolo, una quinta colonna, e di essere in contrasto con te e che ho intenzione di abbatterti. Ho chiesto se erano disposti a darmi una mano. I due si sono riguardati con fare sospettoso, ma dopo, hanno accettato. Di sicuro hanno un secondo disegno che riguarda loro due soli, ma intanto io li ho agganciati per quanto ci fa comodo. Io intendo smascherarli ed allora sarà un bel giorno. Che ne pensi?

Mauritius sembrava una statua di sale. In volto però era torvo come una “delle rive del mar cornacchia amica” e mille pensieri si agitavano nella sua testa.

Hai visto all’ingresso quel barboncino spelacchiato? Ebbene, è di Silvana e mi ha morso quando sono entrato.

Pancrazio lo guardava e non credeva ai suoi occhi. Ma come, lui gli parlava di una congiura e Maurì rispondeva parlando del cane? Che fosse impazzito?

Maurizio, che degli occhi di Pancrazio conosceva ormai i più remoti recessi,

No, amico mio, gli disse, non sono impazzito; ho sentito tutto quello che mi ha detto e sai che ti rispondo?

Che mi sembra tutta una rimbarboncita? Hai capito? Tutta una grande rimbarboncita? E tu ora vuoi sapere che significa rimbarboncita, no? Secondo i Crusconi, rimbarboncire vuol dire tornare all’età infantile. Non rincretinire, non rincoglionirsi, perché gli infanti non sono né cretini, né tantomeno…citrulli. Anzi sono svegli e furbi, ma non sono istruiti. Noi stiamo tornando all’età pre-scolare. Io no, ma tu sei proprio rimbarboncito. Ma forse anche senza il “ri” che indica la reiterazione. Sei un bamboccio e credi alle favole.

Ma una cosa ti voglio chiedere: come faresti ad entrare in possesso del computer di Evaristo?

Pancrazio guardava il suo maestro con occhi languidi, come un cucciolone, dopo un rimprovero. Al sentire il discorso di apertura del Maurì, riprese fiato e si rianimò, anzi si rimbaldanzì. I suoi occhi, dimentichi dell’offesa, ripresero lucentezza.

E’ facile Maurì, gli piazzo un bel virus che Licius non sarà in grado di rimuovere, poi gli dico che io so farlo, ma mi deve lasciare la macchina.

Ma ora me lo dici tu, che c’entra il rimbarboncito, col barboncino che t’ha mozzicato?

Ah, no, niente,

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