NEI RECESSI

Come c’è l’accesso, così c’è il recesso: col primo si entra, col secondo si esce. Tutto a posto, quindi?

Possiamo passare ad altro? Oppure andarcene a casa…che, con questo corona virus, se ci beccano ci mettono la contravvenzione e tu Pancrazio, quante volte te lo debbo dire? Non basta che porti la mascherina sotto il mento, devi coprirti la bocca e il maso, capito?

Maestro, ma io mi dovevo soffiare il naso…

Basta, smetti di fare il buffone e dimmi piuttosto se hai capito cos’è il recesso.
Scene come questa erano all’ordine del giorno, in quei primi giorni di maggio, prima della sospirata data fatidica, dalla quale sarebbe stato possibile tornare ad una prima forma, ancora molto manchevole di normalità. In genere, i circolanti, li vogliamo chiamare così quei quattro o cinque rimasti affezionati al circolo, in tempo di pandemia? Si aggiravano dalle parti dell’olmo, se la saracinesca del bar era abbassata, o entravano quatti quatti uno alla volta, se la stessa era sollevata a metà.
Teramo - Il laghetto della Villa Comunale
                                          
L’interrogante era al solito Mauritius, il preso di mira – si lamentava lui – il povero Pancrazio.

Il recesso è un buco, anzi no, è una siepe! Rispose il greve. Dove chi vuole, va a riposarsi.

Io ho detto un posto lontano e nascosto, non un buco; e la siepe, che significa la siepe?

La siepe, la fratta, come la chiamate voi?

L’anfratto, ho parlato dell’anfratto, non della fratta.

Vedete, riprese rivolto a tutti, si parte dall’idea di tornare indietro, infatti la parola recesso viene dal latino recessus- us, a sua volta derivato da recedere, che vuol dire ritrarsi, retrocedere, per passare dall’azione del tornare indietro, al luogo dove l’azione si svolge, visto con gli occhi di un sognatore, per arrivare a significare il posto lontano, distante, isolato, in cui chi retrocede si va a nascondere.

E perché si andrebbe a nascondere se non ha fatto niente? Esce fuori Pancrazio.

Chi retrocede, lo fa perché ha avuto un ripensamento, si è accorto di avere sbagliato, oppure ha avuto una conversione che lo ha condotto verso la ricerca interiore e la meditazione, quindi ha bisogno di un luogo sul tipo di quello che io ho descritto per indicare il recesso.

Fate di non cadere mai in un recesso, anche se, declinata al singolare, questa parola fa meno paura che se messa al plurale. Il recesso infatti consiste soprattutto in una facoltà, quella di uscire, di ritirarsi, è un atto volontario, se per esempio, si è caduti in una trappola, tipo un contratto fraudolento, o comunque senza alcuna convenienza, e si decide di impugnarlo unilateralmente.

Con i recessi, invece, andiamo a scandagliare le profondità dell’animo umano e sappiamo come ne entriamo, ma non come ne usciamo.

Ronf…ronf… Pancrazio seduto su una sedia, in precario equilibrio col capo reclinato sul petto, dormiva beatamente.

Buona notte, disse Mauritius, attendendosi una reazione da parte del dormiente, che non si fece attendere. Svegliato di soprassalto, l’ineffabile Pancrazio, alzò il capo si guardò in giro meravigliato, tutti gli occhi su di lui,

Ehm…Ehm… stavamo parlando del…cesso mi pare, vero? ‘mbè io credo che sia una grande invenzione, non vi pare?

Se questo fosse un circolo vero, rischieresti la radiazione, sai, profferì severo Mauritius, sai che vuol dire, non faresti in tempo a recedere di tua volontà, perché ti butteremmo fuori noi.

La radia-azione? Ma io nemmeno la TV vedo! Figurati che me ne frega!

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