LA IATTURA

Giunse la notizia che Chiara intendeva rompere con Maurizio ed uscire dal gruppo, cosa che fece subito molto scalpore, tra i soci, da poco rivistisi, dopo la lunga assenza dovuta alle restrizioni imposte alla libera circolazione dei cittadini, per colpa del corona virus, che imperversava in città. Ma soprattutto colpì quelli più vicini al capo.

Lo Zibaldino è finito, sentenziò Ottavio. Senza Chiara Maurizio non è niente e senza Maurizio il circolo chiude.

Quella mattina il vento faceva un mulinello, in quell’angolo di piazza tra l’agenza di viaggi, la banca e l’ingresso del bar alzando a tratti un piccolo vortice birichino che correndo in circolo trascinava con sé un poco di polvere e foglie cadute, sfuggite alla scopa del netturbino e fogli di carta (non cartacce, non siamo nel terzo, ma solo nel secondo mondo), uno era chiaramente una pagina di quaderno di qualche studente che lo aveva perso, che volteggiava e si riposava in terra, per tornare poi subito a volare.

Mentre Pancrazio, spingeva in avanti la porta a vetri del bar, mettendo un piede all’interno, un refolo di poco più vivace dei precedenti, prese quel foglietto e sollevandolo in aria graziosamente, come ali di una farfalla, lo spinse in faccia all’uomo, che, infastidito se lo strappò di dosso, non senza dare un’occhiata alla pagina scarabocchiata, prima di buttarla via.

Rimase invece colpito da quanto lesse e, benché con gesto automatico avesse appallottolato il pezzo di carta, rinunciò a buttarlo nel cestino, rimuginando tra sé Un Fantasma si aggira per l’Europa…e che voleva dire? Lo mostrò a Sebastiano e questi, C’era poco fa un ragazzo a quel tavolo, che prendeva appunti su dei fogli, da un libro, poi è andato via, senza pagare il caffè che aveva consumato. Pazienza per il caffè, ma gli ho detto di non buttare fogli a terra, cosa che regolarmente ha fatto, invece appena uscito dal bar. E ci vanno perfino a scuola! Che ci vanno a fare, se questo è quello che imparano?

Josiph Stalin - L'inquietante nostalgia

 
Lo conosci quel ragazzo? Chiese il Pancra.
Certo viene ogni mattina e prende un cappuccino con cornetto. Oggi solo un caffè. Poi, cambiando argomento, Hai sentito del povero Maurizio? Chiese inaspettatamente al perplesso Pancrazio.
No, perché, che gli è successo?
Chiara lo vuole lasciare...
Questioni di corna?
Ma no… ma che ne so! Tu però sei sempre lo stesso. E’ una disgrazia e Maurizio è nostro amico,
Come fai a parlare in questo modo?

In quel mentre, ecco che entrò Maurizio e quasi non si riconosceva; mi fai un caffè? Disse con voce rotta a Sebastiano.

Subito Maurì, rispose il barman, più premuroso del solito.

Pancrazio se ne stava in disparte, compunto ed abbottonato che sembrava il portiere di un albergo di lusso in livrea, ma la faccia era quella di uno che sta assistendo ad un funerale e ipocritamente si ripeteva le parole di Sebastiano… nostro amico…disgrazia…; che cavolo poteva dire a quello straccio di uomo? Teneva ancora in mano il foglietto, tutto spiegazzato e non sapeva che farsene.

Cos’è quello? Gli chiese Maurizio, girato a metà, mentre si accingeva a sorbire il caffè e indicò quello che aveva in mano.

Ahhh… cominciò a dire Pancrazio, facendo un passo avanti ed abbandonando la fissità della statua, ma intontolito come uno che si fosse appena ripreso da una seduta d’ipnosi. Niente d’importante…un foglietto portato dal vento.

Cazzo, Pancrazio! Inveì quasi Maurizio e si capì da questo, quale potesse essere il suo stato d’animo in quel momento: quel linguaggio non era suo, non gli apparteneva, ma ora voleva apparire spregiudicato e questo era il massimo che si potesse consentire.

Un messaggio portato dal vento è un fatto eccezionale e non può essere poco importante. Fa vedere, impose all’amico e stese la mano libera, con l’altra reggeva la tazzulella ‘o cafè.
Cazzo! Ripetette rincarando la dose, una volta letto quanto scritto su di esso, e gettò un’occhiata veloce sui volti dei due amici, per vedere se capivano da quale parte tirava l’aria quella mattina. Qui ci sono Marx ed Engels che ci parlano dall’aldilà. Pancrazio non ci capiva niente ma al sentire nominare l’aldilà, facendo finta di avere un non so che fastidio a livello del cavallo dei pantaloni, discretamente, si dette una toccatina agli zebedei, così, tanto per non lasciare nulla di intentato al caso balordo.

Secondo me, questo foglio ci vuole dire che noi, più o meno, tutti uomini e donne di sinistra, politicamente voglio dire, non che siamo mancini, capito Pancrazio? Da quando è caduto l’Impero sovietico, abbiamo dimenticato le nostre radici e ci siamo ripiegati su noi stessi, abbandonando lo sterminato campo della cultura di sinistra al dileggio generale, quella cultura che per tanto tempo è stata egemone nel nostro mondo, di cui restano tracce evidenti nei partiti che ancora difendono i diritti dei più poveri, come dopo un diluvio.

Io credo che ci si chieda di fare una campagna per la riscoperta dei valori del comunismo e del socialismo, attraverso una rilettura dei classici del marxismo, perché quello che è stato sconfitto non è il marxismo, ma il modello sovietico del comunismo. Un’equa distribuzione delle ricchezze e un modello avanzato di giustizia sociale, non sono utopie, ma cosa da perseguire per il futuro dell’umanità.

Almeno a livello intellettuale, dico noi dobbiamo rivalutare le nostre nobili tradizioni e gli aspetti ideali di libertà e giustizia in esse contenuti.

Alle loro spalle, non visto, si era posizionato, Licius, entrato da poco, che ascoltava queste parole con grande interesse, ma con uno strano sorriso sulle labbra, che lasciava adito a più di un dubbio.

Dentro di lui evidentemente Rimiratore affilava le armi.

Che ne dite se entriamo dentro e cominciamo la discussione? Propose a questo punto, uscendo allo scoperto ed inserendosi nel gruppo, l’ambigua figura di questo signore. Direi che gli argomenti sono due: Marx e Chiara. In tutt’e due i casi si è verificata una iattura. Nel primo caso si tratta di un evento epocale, di competenza della storia universale, nel secondo di un piccolo episodio individuale, che direi tipico di una classe sociale, che nella lotta ingaggiata fra le classi seguendo l’ideologia di sinistra, ha avuto il sopravvento, sull’altra, al contrario di quanto previsto e preconizzato nello schema dei due fondatori del marxismo.

Furono in molti ad entrare, già presenti al momento della proposta, o appena arrivati.

Maurizio attese che tutti prendessero posto, che il rumore delle sedie mosse e del vocio si placasse, poi, dopo qualche attimo di silenzio, iniziò:

Il nostro amico Licius, ha parlato pocanzi di una duplice iattura che si sarebbe verificata nel mondo e qui dentro questa sala ed ha proposto di discuterne pubblicamente. Dico subito di non essere d’accordo su questa impostazione.

La prima questione riguarda un evento storico, e di questo possiamo parlare, avvertendo che non siamo qui per fare una scelta di campo, ma per esaminare equanimemente i fatti e trarne delle conclusioni.

La seconda, invece è un fatto personale e riguarderebbe me. Ora io i miei fatti personali me li so guardare da solo e non voglio che altri ci mettano il naso. Quindi questo argomento non è all’ordine del giorno e viene cancellato.

Prima di cominciare, però, vorrei che tutti voi poniate l’attenzione su quella parola, tirata in ballo, non so se per caso o appositamente da Licius, che è la ‘Iattura’. Vogliamo parlarne, brevemente?
Iactura in latino significa ciò che si getta, con particolare riferimento alla navigazione, rappresenta l’atto di gettare fuori bordo il carico, zavorra, o merce che si trasporta, per alleggerire la nave in caso di tempesta, con il fine ultimo di portare a casa la pellaccia, altrimenti in pericolo.

Ciò in ogni caso comporta una disgrazia, un danno ed ecco allora che la stessa parola passa a significare sfortuna, iella.

Nella trasposizione in italiano, si sdoppia e abbiamo da una parte iattura con il significato prevalente di perdere un’occasione (è una iattura non cogliere il momento favorevole ad una determinata azione) e dall’altra iettatura, che riacquista il senso originario del gettare, ma in questo caso si tratta di qualcosa di particolare, l’influsso malefico, la sfiga, il malocchio. Nel primo caso navighiamo in mare aperto, nel secondo siamo tra le secche della superstizione.

Oggi, il caso ha voluto che un foglio di carta, con una scritta, sia volato in faccia a Pancrazio, il quale ne ha tratto funerei presagi, mentre io affermo che si sia trattato di un’occasione unica per la riscoperta di un’identità intellettuale che credo ci appartenga, e quindi consiglio di non lasciarla sfuggire. Per i particolari dell’accaduto, vi rimando a dopo, per ora sappiate soltanto che secondo me, Marx e Engel ci hanno inviato un messaggio contenente l’invito a ricominciare da capo, con la lettura del Manifesto del Partito Comunista. Perché proprio a noi? Perché siamo intellettuali e dobbiamo saper trarre degli insegnamenti da quello che accade intorno a noi. Oggi che il comunismo non c’è più, il mondo è più tranquillo? Non mi pare. Più giusto? manco per niente.

Avremo modo di tornare sull’argomento ed ognuno dirà la sua. Per ora basta così.

Sebastiano a te la scelta: ci passi da bere, o ci condanni a morire di sete?

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  1. LA STRATEGIA

    Nel tardo pomeriggio Rimiratore era seduto al solito posto del caffè Grande Italia in attesa di Evaristo che giunse con il suv penando a parcheggiare. Rimiratore fece cenno a Giusi che servì il caffè, Evaristo nel sedersi non le staccava gli occhi di dosso. - "Professò certo che te sei comprato un camion, mica na machina! Stamme a sentì che te devo dì na cosa 'mportante: sto primo pomeriggio sò stato 'ncampagna a spià quelli de lo Zibaldino, ma 'nce l'ho fatta: c'hanno na pedagna da maratoneti. Me sò sfiatato p'arrivà a la cima del colle e c'ho trovato sto foglio" - Disse Rimiratore porgendoglielo. Evaristo lesse e stette pensoso mentre sorbiva il caffè. Posò la tazzina e disse - "Tuttologo, te sta bene sto epiteto! Tu su FB sproloqui de tutto, metti becco su qualunque argomento senza badà se t'appoggi su dati certi o se ti rifai al pensiero di chi l'ha studiato e ci ha ragionato prima e na freca mejio de te." - Rimiratore posò maldestramente la tazzina rovesciando il resto del caffè sul tavolo, mentre con la mano sulla bocca si strozzava di tosse per il sorso andato di traverso alle parole di Evaristo, e sbottò: - "A professò ma io ci rifletto su le cose, intuisco e me faccio le idee; poi cerco de vedè se qualcuno che conta, che so, un professionista, un intellettuale, un filosofo, l'ha pensato prima e mejio de me; se è sì me trovo contento e lo scrivo su FB" - "Può essere" - rispose Evaristo- "ma devi sempre tenere nota dei riferimenti e delle fonti. Oltretutto quante volte ti devo ripetere di leggere i libri di filosofia che t'ho dato e che tu fai dormire?" - "Vabbè professò, ma mo me devi fà na cosa, che io voglio restà nell'ombra perche nu me sento de fronteggià l'intellettuali: devi annà da quelli a spiegà che m'interesso de tutto e me piace de sentì che pensano l'altri. Mo se sò fissati co la crisi de la cultura de sinistra, del socialismo e del comunismo. C'hanno ragione 'ché mo la cultura nicchia de brutto. Certo che ce sò pure altre correnti de cultura che se se confrontassero senza litigà potrebb'esse' un bene pe tutti. C'hanno pure ragione de ripartì dal pensiero de Marx che nella storia è stato travisato. La rivoluzione doveva da esse' culturale più che na guera civile. Mao l'ha detto e l'ha fatto e mo la Cina è cambiata in mejio, però na forma de brutta violenza è rimasta dietro la facciata futuristica e opulenta che ce fa vede. Va bene Marx, ma abolire la proprietà privata nun me sta bene: e che davero davero dovemo da esse' tutti poveri mentre burocrati e gerarchi fanno la bella vita a la faccia del popolo? Gli è che i ricchi se devono dà na calmata, i proletari devono potè lavorà il giusto e li padroni li devono pagà giusto, così pure essi ponno avè la giusta proprietà privata che je serve! Lo dice er papa ne l'enciclica "Rerum Novarum" che mo sto a legge'." Disse Rimiratore. Evaristo, con l'espressione tra la pazienza e la tolleranza, rispose sospirando e scuotendo la testa - "Ci provo, ma ce metto del mio sennò farai 'na figura meschina. Scriverò qualcosa di sibillino su un foglio e dirò allo studente, che sto a preparà pe gli esami, de buttarlo mentre beve il caffè e prende appunti su un tavolo del bar Dell' Olmo"- Si alzarono, Evaristo entrò a corteggiare Giusi e a pagare il conto come aveva sentenziato Rimiratore il giorno prima.

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