LA IATTANZA

Chi ha diffuso la voce che lo Zibaldino era finito? Chiese Maurizio, entrando, senza salutare nessuno. Sprizzava rabbia come non s’era mai visto, da parte sua. Ho incontrato Walter che mi ha fatto le condoglianze. Reciproche - ha detto, perché giustamente in questo tranello è caduto pure lui.

Il nostro Coautore; ricordate i contributi che ha dato per il buon nome di questo circolo? Anzi, che dico coautore, unico ed indiscusso titolare del ramo filosofia, che della grande pianta della conoscenza, comprende buona parte e dove, noi, poveri mortali, ci arrampichiamo come scimmie, illusi di sapere tutto, quando non riusciamo a scorgere nulla oltre il nostro muro di foglie. Lui no, lui abita nell’alto rifugio insieme al suo Aristotele, ma diversamente dal suo maestro, come un Tarzan della Jungla, vola di liana in liana e chiama a raccolta i capisaldi del sapere. Non rinuncerei mai ai suoi contributi, anche a costo di tenere aperto lo Zibaldino solo per lui.

Scimmie nasiche - Malesia


Qualcuno, Licius, per caso? ha detto Evaristo. Noi non abbiamo il piacere di conoscerlo, ma se vuole

entrare anche lui, non vi sono problemi: siamo un circolo aperto e non chiuso, chiunque voglia può venire a farne parte.

Il nostro circolo è vivissimo e la sua permanenza non è condizionata a niente, men che mai, a questioni sentimentali tra il sottoscritto e la sua fidanzata.

Senti Maurizio, intervenne Ottavio, naturalmente interessa anche a noi che il circolo continui a funzionare e quel che ci dici, ci rende speranzosi. Ma io temo che ci sia ben di più di una semplice voce che ci vorrebbe morti. Ho sentito di una cricca che si riunisce al Caffè Grande Italia e trama contro di noi. Niente d’importante, finora, ma loro dispongono di un infiltrato che sotto mentite spoglie viene da noi a sfriculiarci, finge di interessarsi ai nostri discorsi e invece fa la spia e con le notizie che riporta dall’altra parte, preparano trucchetti, trappole e tranelli, per confondere ed annullare tutto quello che di buono cechiamo di fare.

A quale scopo? Chiese meravigliato Maurizio.
Questo ancora non lo so, ma se ho capito bene, loro ci tengono a sminuire le nostre idee progressiste.
Ma noi non siamo un movimento politico. Obiettò il Mauro.
Secondo me, concionò di rimando Otto, ogni movimento è politico, la differenza consiste solo tra quelli che sanno da che parte stare, a destra o a sinistra, e quelli che non lo sanno e fanno politica senza avere alcuna idea di riferimento.
Quelli, quindi sarebbero…
Conservatori, rispose Ottavio, ma sono convinti di essere innovatori e il sale della terra.
E chi gliela dà, tanta iattanza? Avanzò Maurizio.
Mo’ c’hai fregato! Vociò Pancrazio, che aveva seguito la conversazione con crescente preoccupazione e manifesto disappunto. Ieri la iattura, oggi la iattanza, domani che proporrai, la montagna di cacio grattato?
La iattanza…indugiò un poco Maurizio, guardando di tre quarti Pancrazio, gli occhi negli occhi, quasi a scommettere su chi li battesse per primo, poi proseguì … è la millanteria…di quella marmaglia…
Sì, mo’ pure le mille miglia ci volevano! Ma fammi il piacere, si può sapere che fine faremo?

Senza tener conto delle baldraccate sparate dal Pancra, Maurizio continuò severo…la iattanza è l’alterigia, l’altezzosità, quella forma di sprezzante senso di superiorità che taluni ostentano, senza avere alcun merito o la benché minima preparazione che ci vuole per discutere di certe materie.

‘Sti cazzi! Esclamò con convinzione Pancrazio, che fino a poco prima, aveva creduto che Maurizio scherzasse. Ma allora è una cosa seria!
Più di quanto tu non creda. Viene da iactare, latino, che significa gettare, ma questo l’abbiamo detto anche a proposito di iattura; infatti le due parole hanno la stessa origine.
Ma la iattanza ha un suo specifico senso, un po’ odioso, un po’ quasi ridicolo, di burbanza senza senso, una tracotanza da inetto di chi sbraita molto ma non riesce in niente. Ciuccio e presuntuoso, diciamo noi, ma di una ciucciaggine che muove al riso, allo scherno, più che alla pietosa sopportazione.
Sì ma il gettare che c’entra?
Gettare nel senso di portare avanti, esternare. La iattanza è come una specie di maschera, mezzo tragica e mezzo comica, che viene buttata, cioè esibita, sbattuta in faccia agli altri, senza ritegno.
Un po’ sul tipo di Pancrazio? insinuò Licius, appena arrivato.
Fece appena (ancora appena? Sì ancora appena!) in tempo a scappare per evitare la sventola che gli aveva tirato il grande Pancra, sempre all’erta, quando si faceva il suo nome.

Commenti

  1. "Ma la iattanza ha un suo specifico senso, un po’ odioso, un po’ quasi ridicolo, di burbanza senza senso, una tracotanza da inetto di chi sbraita molto ma non riesce in niente. Ciuccio e presuntuoso, diciamo noi, ma di una ciucciaggine che muove al riso, allo scherno, più che alla pietosa sopportazione."

    Per la serie, che ci fai col Dizionario Treccani? Grande Bruno!
    Quindi la ciucciaggine si dice in molti modi, di cui uno dei peggiori sarebbe la iattanza.
    In tutti i casi si tratterebbe comunque di una grossa iattura!

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  2. Grazie Valter. Per i più volenterosi, sullo stesso tema, c'è BALDANZA pubblicato qui l'8.1.18.

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