IN NOME E PER CONTO

La democrazia è una cosa seria, proruppe in modo melodrammatico il buon Mauritius, il quale si trovava in una situazione non molto agevole, dovendo sostenere due parti nello stesso copione. Come sapete, il Circolo della Parola, alias Zibaldino, dal volume che si andava formando con gli appunti delle loro discussioni e che ormai aveva raggiunto una mole abbastanza ragguardevole, è un organismo aperto e senza regole, che agisce alla buona, senza burocratismi interni e ciò può creare situazioni imbarazzanti.

Cercava di spiegare agli altri e chiarire a se stesso. Non vi sono organi e non esiste un registro degli iscritti. Quando è necessario riunirsi, perché qualcuno degli aderenti ritiene di dover sottoporre al giudizio degli altri un argomento o un problema, si procede col passaparola. Non è prevista una forma di convocazione dei soci ed in genere il passaparola si svolge tra i più vicini, che sono i più assidui frequentatori delle riunioni, sempre occasionali. Cosa che espone al rischio, anzi diciamo che normalmente accade che a qualcuno la notizia della riunione non arrivi e quel qualcuno, in seguito possa trovar motivo di lamentarsi per il fatto di essere stato escluso da certe decisioni.

Diciamo così che ogni volta che nel gruppo si presentava una questione che avrebbe dovuto essere discussa collegialmente, veniva decisa e definita dai soliti quattro o cinque che erano presenti al momento del bisogno, che poi, se vogliamo giocare alla democrazia erano Maurtius, Sebastiano, Ottavio per la maggioranza (virtuale) e Pancrazio e Licius per la minoranza.

Però in mancanza di organi direttivi dobbiamo arrangiarci come possiamo, caro Pancrazio, e se tu quella volta non c’eri, non posso farci niente.

Il tema era proprio Licius: dentro o fuori? Per la verità era già dentro, senza che nessuno avesse deciso se accoglierlo o no. Ma poi si era saputo di quel Rimiratore, che non si sapeva chi fosse e che spesso parlava per nome e per conto di Licius, altre volta, per conto proprio. Era una sola persona o ne erano due?

A questa domanda Licius si rifiutava di rispondere, asserendo che era suo diritto mantenere il segreto sulla sua fonte, come fanno i giornalisti. Molti ritenevano che questa posizione potesse danneggiare il sodalizio, mentre altri dicevano ma che te ne frega, ma cosa può fare mai di male, ma la democrazia, ma il diritto di libertà di parola, di espressione cc.cc.

Emblematico: "eguale"? 
 

Era palese che Licius non doveva partecipare alla discussione perché era evidentemente in conflitto d’interesse. Ma chi glielo diceva? E chi lo voleva sentire a protestare, così cavilloso come era il tipo?

Così successe che Licius era presente a quella riunione e Pancrazio no.
Chi è per te Rimiratore? Gli chiese a bruciapelo.
Secondo me è un ficcanaso…
Non cominciare a fare il furbo. Sei tu o non sei tu?
Sono io e non sono io.
Ci vuole prendere per il culo disse Sebastiano rivolto a Maurzio e ad Ottavio.
No, vuole confondere le acque, rispose Ottavio. Poi, diretto all’imputato, quella volta sulla collina, a
seguirci eri tu o no?
Ma come, non ti ricordi? io venivo con voi.
Ci risiamo, allora quello chi era?
Io non lo so, rispose e il suo volto sembrava la faccia della verità.
Eppure abbiamo saputo che gli hai lasciato un biglietto con alcune istruzioni…
No, quella era una cazzata per conto mio…
O per conto del diavolo che ti porta?
Scrissi divertendomi a giocare con me stesso. Pensai: se ti ricapita di passare da queste parti…per non perderti.
Cari amici, disse Maurizio rivolto agli altri due, qui non siamo di fronte ad un semplice sdoppiamento di personalità, ma addirittura di persona, non vi sembra? In letteratura questo è successo più volte, anche se ora, su due piedi, non sono in grado di citarvi un esempio. L’Hidalgo della Mancia direbbe che è opera del diavolo, noi siamo più moderni e dobbiamo ammettere che cose che non sappiamo giustificarci, possono accadere. Quindi ci dobbiamo rassegnare.

Ottavio era assorto in un pensiero e disse:
Allora la domanda è, come all’inizio di questa discussione, dentro o fuori? Possiamo fidarci ed accogliere una mina vagante, un uomo che ne diventa due, che può essere contemporaneamente qui e altrove, chissà dove, magari direttamente in collegamento e in combutta con i nostri avversari?

In quel mentre, la porta si aprì con grande violenza ed entrò Pancrazio che, precedentemente, appena aveva visto Silvana al banco, si era insospettito.

Chi c’è di là? Le aveva chiesto. E la povera ragazza gli aveva risposto che il consiglio del circolo stava processando Licius. Al che l’omone era partito in quarta, deciso a farsi dare delle spiegazioni e che fossero esaurienti, altrimenti…
Allora è vero quello che temevo, disse irrompendo nella stanza. Qui si fanno le cose di nascosto. E si fa il processo ad un socio, senza neanche aver raccolto uno straccio di prova e senza avvertire nessuno.

Maurizio cercò di calmarlo e di arrestarlo nella sua foga:
Pancrazio, dacci un momento, stiamo per finire, dopo ti spieghiamo…
Un momento? Finire? Dopo ti spieghiamo?…ma vi rendete conto che posso denunciarvi…Avete organizzato un complotto non solo contro un mio amico, ma contro tutti gli aderenti al circolo. Un
Vilnius alla democrazia.
Ma che dici? Gli oppose Maurizio, Vilnius è lontana mille miglia, è in Lettonia, o che so io, una delle repubbliche balcaniche, si può sapere che c’entra? “Vulnus” volevi dire, ah? Pancrà? Il latino non è per te.
Questa volta non mi raggiri con le parole, pronunciò al colmo dell’ira Pancrazio più greve del solito.
Forse aveva anche bevuto un po?
Lituania, intanto diceva Ottavio, sottovoce all’orecchio di Maurizio, Lituania. Ma in ogni caso…alzando la voce…ma non potè proseguire.
Voi adesso uscite subito di qua, cominciò ad urlare Pancrazio e non decidete un bel niente. Assestò un forte pugno sul tavolo, intorno al quale i congiurati erano come sepolcri imbiancati che sobbalzarono all’unisono. (Qualcuno mi spieghi che cosa c’entrano i sepolcri imbiancati…) belli di fuori e marci dentro, seguitò Pancrazio. Io vi deferisco all’assemblea generale che dovremo convocare con i modi giusti e in quella occasione vi faccio cacciare a tutti e quattro. Parola di Pancrazio.
Fuori!!!... fuori!!!... agitava le braccia come un forsennato, gettava in aria i fogli che i riuniti a tavolino avevano davanti e li costrinse ad alzarsi, uno per uno, con la violenza ed uscire dalla porta, a forza di spinte e pedate.
Maurizio uscì fuori e corse al telefono.
Chiamo la polizia, ti faccio vedere.
Sei matto? Lo fermò Sebastiano, quelli mi fanno chiudere per altri tre mesi. Uscite tutti e lasciatemi solo. Per una settimana non voglio vedere nessuno di voi.
Maurizio pensò a Chiara, sola a casa con le sue paturnie. Forse era l’ora di rompere il ghiaccio e tentare una riconciliazione. In fin dei conti, cosa era successo tra loro due? Quella sembrava una giornata veramente favorevole.
A cosa? Pensò poi, alle follie? e senza salutare nessuno, si avviò verso casa. Non sapeva ancora quello che avrebbe fatto.

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