TRE CROCI

Venerdì, alla luce incerta del mattino, con nuvole sparse in un cielo tutto livido, ai piedi del monte detto del Cranio, che si erge poco fuori Gerusalemme, si sentiva un battere di martelli, voci imperiose che gridavano imprecazioni, lamenti e grida, che provenivano dalla sommità del Golgota, rumori prodotti da uomini che si davano da fare per portare a termine un lavoro della massima importanza, mettere in croce tre condannati, affinché morissero entro la giornata, onde poter rimuovere i cadaveri prima della notte, non essendo possibile secondo la legge ebraica lasciare esposti dei corpi nel giorno di festa che sarebbe seguito. E la festa era la Pasqua, che ricordava la mitica liberazione del popolo ebreo dalla schiavitù egiziana. Gli esecutori avevano fretta di portare a termine l’opera anche per poter tornare in seno alla famiglia prima possibile, per godersi la festa.

 

                                                             Tre Croci - foto dal Diario di Giulietta Marini


Gli artigiani per tempo avevano portato sul colle l’occorrente per le esecuzioni, pali e tavole di legno di diverse grandezze, corde per tenere fermi i condannati nel momento della inchiodatura, chiodi di ferro abbastanza lunghi e le cassette degli attrezzi ed ora erano intenti ad incrociate per terra pali e tavole, tenendo conto dell’altezza dei condannati, per quanto riguardava la collocazione sui pali del supporto per i piedi, utile sia per inchiodare questi al palo, che per consentire al condannato di farvi forza per tirarsi su con il corpo, in modo da poter respirare, così che l’agonia avesse la sua giusta durata.

Le squadre che lavoravano intorno alle tre croci erano formate da quattro uomini ciascuna, sotto la sorveglianza di un certo numero di soldati, armati di lancia e di spada.

Quando le croci furono ben salde, i soldati condussero i prigionieri ognuno davanti alla sua croce e li costrinsero a stendersi su di essa, con le braccia allargate. I polsi e le caviglie furono legati saldamente e gli incaricati di infiggere i chiodi, si fecero da presso ai suppliziandi. Per due di essi, fu necessario costringere la vittima ad aprire il pugno, per appoggiare la punta del chiodo, sul palmo della mano, prima di dare il primo colpo di martello che doveva forare la carne.

In breve le urla dei disgraziati riempirono l’aria, ma gli esecutori, incuranti, dopo aver inchiodato le mani alla tavola e sciolta la corda che teneva i polsi, passarono a piedi. Qui l’operazione era leggermente più laboriosa, ma gli esperti riuscirono a far combaciare la pianta dei piedi di ogni condannato, sul supporto di legno e con un po’ di pazienza, riuscirono ad inchiodare anche quelli, forandoli sulla parte centrale del dorso, sì da assicurare una buona tenuta ad ogni sollecitazione.

Quindi venne l’ora di issare i pali con gli uomini appesi e fissarli alle basi predisposte. Il che fu fatto con l’ausilio di corde e tiranti.

Erano circa le nove quando il lavoro fu terminato. Gli operai ripresero i loro strumenti ed i legni avanzati, li caricarono sulla carretta e ripresero la via del ritorno. Ad un ultimo sguardo, il compito sembrava assolto nel migliore dei modi, Le tre croci si ergevano sul punto più alto della collina, ben visibili a distanza, da Gerusalemme.

I tre corpi pendono scompostamente, con tutti muscoli tesi allo spasimo. Il sangue sgorga dalle ferite. La sofferenza è insopportabile. Nonostante il dolore, ogni tanto qualcuno si puntella sui piedi piagati, per trarsi un po’ su e respirare, ma le forze scendono a vista d’occhio.

Non eri tu il figlio di Dio? riesce a dire uno dei due ladroni. Salvati e salva anche noi, allora! L’altro lo redarguisce non hai rispetto per Dio ed è qui con noi, lui innocente. Gesù ricordati di me. Oggi stesso sarai meco i Paradiso.

I soldati rimasti di guardia, dopo qualche ora si annoiano. Si sono giocati ai dadi le vesti di Gesù ed ora aspettano che i tre muoiano per completare la loro opera.

Alle tre prendono le mazze per spezzare le gambe dei crocifissi, per accelerarne la fine. Il capo di Gesù cade sul suo petto, inerte, egli è già morto.

Ma folte nubi si sono addensate in cielo. Di colpo un’ombra nera cala sulla terra ed un forte sisma scuote il terreno. Nel lampo che squarcia le tenebre, i tre corpi lucidi risplendono di una strana luce, mentre le croci pencolano sinistramente.

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