SENZADIO

"Sono agnostico e non credo ai miti narrati dalle religioni, ma tengo conto di quanto hanno contribuito nella formazione delle culture, dell'etica e identità dei popoli. Per cui voglio credere che ci sia un'Entità volitiva e attiva che giustifichi l'esistenza del tutto e con la quale siamo inconsapevolmente in continua relazione. Ciò detto voglio formulare un augurio per tutti in questo tragico momento di dramma planetario: "che la sua forza guidi i nostri pensieri, susciti in noi le giuste intuizioni e ci sia a fianco nell'azione per non errare".

E tu come la chiameresti questa Entità volitiva e attiva? Chiese Mauritius, con lieve intonazione ironica.

Qualcuno la chiama Dio, io non volendo usare questo nome l'ho definita in quel modo; ma come ben vedi è e resta una ipotesi in cui forse sperare che sia vera, non diversamente da quel tuo dire, che io apprezzo, "...se Dio non c'è facciamo come se ci fosse...". Cos'altro di più giusto si potrebbe dire per ispirarsi ad un'etica che guidi i nostri pensieri e le nostre azioni? Ho inteso alimentare la speranza di superare le prove della vita in chi mi legge.

 L'immagine può contenere: oceano, cielo, spazio all'aperto, natura e acqua
                                                                                  Foto di Luciana Del Grande

                                     
E’ già accaduto altre volte, caro Licio, che confutando una tua affermazione, io abbia scoperto il modo di chiarire le mie idee e risolvere le mie contraddizioni e di questo non posso che esserti grato.

In quanto al tema religioso, al quale entrambi siamo interessati, tu e io abbiamo un problema di fondo: non siamo stati capaci di fare una scelta, o di qua, o di là, o si crede, o non si crede, come la maggior parte della gente fa, senza troppa difficoltà e una volta per tutte, spesso poi divenendo paladini della propria parte, come ad una partita di calcio. Tifosi e ultra, senza cervello.

E io invidio questa gente, perché, avendo risolto il loro problema, sono felici della loro collocazione e da una parte, o dall’altra, si sentono protetti, perché hanno una fede. La fede crea un’atmosfera di stabilità, di sicurezza e tutti, credenti e non credenti sono forti, hanno cioè un’arma in più, di fronte ai casi della vita, perché sanno a chi affidarsi in caso di bisogno.

Chi crede si affida a Dio, padre onnipotente e che ci può essere di meglio? Chi non crede, è forte del suo orgoglioso nichilismo e della propria razionalità e può ridersela degli ingenui disarmati che vede negli altri.

Sono i tipi come noi, invece quelli che soffrono maggiormente della loro indecisione e si macerano nel dubbio. Non debbo ricordarti, però che il dubbio è fertile, chi ha un dubbio, pensa, è alla ricerca di qualcosa e questo è proprio della natura umana, che di solito non si accontenta di soluzioni pietrificate.

Con il cuore si vorrebbe credere, per abbandonarsi e mettersi nelle mani di chi ci vuole bene come figli e ci protegge, qualunque cosa provenga da Lui, è il meglio per noi.

Con la mente si deve ammettere che dalle religioni, stando alla storia dell’umanità, è venuto più male che bene, al di fuori, come tu dicevi, di un generico progresso, derivante dalla vocazione morale delle fedi e del contributo, grande dato allo sviluppo delle civiltà dei popoli. Ma se si pensa alle guerre, alle stragi avvenute dal tempo dei profeti ad oggi, intorno all’affermazione di un Dio vero rispetto a tutti gli altri falsi, che, se c’è, Dio, non può che essere unico per tutti i popoli ed invece non lo è mai stato, bisognerebbe convenire che le religioni finora hanno fallito il loro scopo.

Si pensa che il termine religione provenga dal latino religare, che vuol dire tenere uniti, con riferimento proprio alla funzione di unire tutti i popoli intorno a credenze, vincoli, obbligazioni, valori che hanno la loro sede nella parte spirituale della natura umana. E per questo si è ritenuto che la religione sia un sentimento innato nell’uomo, cosa che oggi viene largamente disconosciuta.

Per questo, caro Licio, dichiararsi agnostico e voler credere ad una Entità superiore, è una palese contraddizione. Te lo dico col cuore in mano, perché anch’io mi trovo nello stesso guado e cerco di uscirne.

A me sembra che non sia necessario presentare credenziali, affermare di essere questo a quello. Noi siamo anonimi spettatori e vediamo come si comportano gli altri.

Non dobbiamo avere alcuna remora a chiamare Dio con il suo nome e se facciamo delle ipotesi tamquam Deus esset, possiamo ben augurare a quelli che ci leggono ed a noi stessi, che egli interceda in nostro favore. Ma senza alcuna referenzialità. Siamo semplici passanti di una via maestra e lungo il percorso incontreremo senz’altro un crocevia, e in questo crocevia, troveremo la bottega di un sarto, di un ciabattino, dove rattoppare i nostri stracci e un genere di conforto, dove ristorarci.

Un pane ed il vino, per la salvezza di tutti.

Con sincero affetto.

Commenti

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  2. Bruno permettimi di chiamarti "mio capitano" ( come dal noto film L'ATTIMO FUGGENTE, su una bella figura carismatica di un insegnate, e credo che sia lo stesso per gli altri iscritti allo Zibaldino), per dirti di sentirmi lusingato che alcune mie elucubrazioni ti siano di stimolo, sia che le apprezzi o le critichi. In particolare noto che ci dibattiamo nella stessa incertezza (almeno credo), ben rappresentata dalla lettera a Licio nelle cui parole mi ci ritrovo perfettamente, come se fosse stata indirizzata a me, Lucio, e non a Licio. In quel mio "voglio credere che..." si manifesta la mia incertezza che preclude la possibilità di scelta. Di certo l'hai scritta riferendoti a me che più volte ho espresso questo mio dubbio. Potevi anche non cambiare il nome da Lucio in Licio perché in effetti quel personaggio sono io.

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