I PRIMI di Vittorio Aielli

Ci sono i numeri primi, cioè quelli divisibili solamente per se stessi e per l’unità quali ad es 1-2-3-5-7-11….ma non è di questo che voglio parlare.

Faccio semplicemente una chiacchierata senza senso con me stesso su cose sapute e risapute da sempre.

Parlo dei primi nati, cioè della primogenitura che comporta diritti che gli altri, i secondi, terzi e via dicendo semplicemente non hanno. Tali diritti erano citati già nel vecchio testamento e credo fossero anche negoziabili.

Così per esempio nelle nazioni a statuto monarchico il primogenito è designato alla successione al trono mentre agli altri viene concesso solamente il titolo di principe, solo più recentemente tale diritto è stato riconosciuto anche alle primogeniture di sesso femminile, mentre prima era appannaggio del solo sesso maschile.

Dunque per tornare a noi ricordo che il buon Totò si definiva “il maggiore dei carabinieri” perché avendo un fratello arruolato come lui nell’arma, si ritrovava nella (s)comoda posizione di fratello maggiore e quindi era “il Maggiore dei carabinieri.”

Ricoprendo questo ruolo aveva naturalmente tutti i vantaggi e previlegi che gli derivavano dal grado di “Maggiore” (perché, nato prima).

Non c’è nulla di male o di strano in questo ragionamento, anzi è un ragionamento ragionevolmente accettato in tutte le comunità umane, “fammi asino e fammi primo” era un motto in vigore negli anni passati della mia infanzia (non so se oggi possa essere ancora valido, perchè i tempi cambiano e con essi le nuove generazioni).

Io l’ho sempre accettato di buon grado anche perché mi metteva al riparo da ogni possibile rimprovero sulla condotta avuta in certe situazioni (è stato lui a dirmi..) anche se non sempre le cose andavano come avrei voluto. Mi riferisco per esempio, al fatto che rientrando in casa dopo aver fatto qualche marachella, lui passava per primo indenne all’immancabile sculacciata che si sarebbe abbattuta su di me che passavo per secondo. Ma sono incidenti di percorso che capitano e che non turbano minimamente l’equilibrio precedentemente raggiunto.

Al primogenito spetta l’onere di succedere al ruolo di capofamiglia nel malaugurato caso che il genitore venga meno per cause naturali od accidentali così come spettava il diritto all’esenzione dal servizio militare quale figlio primogenito di madre vedova.

Nella società feudale dove i beni ed i possedimenti di famiglia venivano conservati integri senza ricorrere a divisioni, per evitare il fenomeno poi dilagato della frantumazione dei beni, il diritto di successione competeva esclusivamente al primogenito maschio, mentre la rimanente prole veniva destinata a monasteri di suore e frati con mansioni sovente di priori fino a raggiungere in taluni casi il seggio che fu di Pietro.

Nella casa materna la numerosa famiglia Bernardi tributava tali diritti alla sorella primogenita Elvira, che alla morte del padre era stata ritirata dalla scuola per aiutare la madre nelle molteplici faccende domestiche, e per accudire i numerosi fratelli e sorelle. A lei veniva attribuito il titolo onorifico di “Prefetta” a sancire l’indiscussa superiorità simbolica del ruolo svolto, ruolo che ha ricoperto fino alla fine.

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