CIANGOTTO

Ho (abbiamo?) del ciangotto un’idea del tutto sbagliata.

Mauritius e Licius, di ritorno da Israele, dove si erano recati a far visita al Santo Sepolcro, che, com’è noto è vuoto, facendo anche una non casuale visitina, che poi si è rivelata la vera meta del viaggio, a Emmaus (accento sulla E), ciangottavano fra di loro, ancora sbalorditi per quello che era loro capitato, che non sapevano come interpretare, né tantomeno riferire agli altri soci del circolo, appena fosse stato possibile riprendere la normale attività, una volta superata la difficile contingenza della pandemia da corona virus che aveva preso il sopravvento su qualunque altra cosa, paralizzando di fatto non il solo Paese Italia, ma tutto il mondo.

Il verbo ciangottare era stato pronunciato da Mauritius, il quale non perdeva l’occasione per parlare di termini a suo dire singolari, i quali avevano, sempre a suo dire, la capacità di veicolare più sensi, a patto di mettersi d’accordo di quale lingua si stesse parlando.

Vedi, Licius, vi sono parole che vivono ai margini della lingua parlata, a metà strada tra il dialetto e l’italiano, ciangotto è una di queste, che ha piena legittimità come prima persona singolare del modo indicativo, tempo presente del verbo italiano ciangottare, mentre nell’uso corrente, di una lingua che non è proprio dialetto, ma nemmeno l’italiano dei Crusconi, specie in una acquisizione sostantivata, può assumere diversi aspetti, anche non corrispondenti al significato originario del verbo da cui proviene.

Conference of the bird

Così, nell’uso verbale, il significato di ciangottare consiste nel parlare in modo ciancicato, smozzicato, come di bambini che non abbiano ancora la capacità di pronunciare correttamente le parole.

Con una trasposizione tra il parlare e il fare altri rumori, ritengo che lo stesso verbo possa indicare, per esempio, lo strascicare dei piedi che possono produrre i calzari di due pellegrini reduci da un viaggio ad Israele.

Qui si apre una parentesi che è tutta mia personale. Ha diritto di asilo la parola ciangotto sostantivo? Intanto c’è il ciangottio, che è il ciangolare, il pigolare degli uccelli la sera, prima di addormentarsi, ma può essere anche è il ciabattio di certe pianelle, con la suola che ribalza ad ogni passo dal pavimento al calcagno, con quel caratteristico schioppettio tipico del frettoloso accorrere delle nostre donne.

Ma c’è ancor più quello che forse è un equivoco linguistico, che a me, però, piace, ed è il ciangotto oggetto indeterminato, senza una forma sua, ma che può assumerne diverse, a seconda delle circostanze, normalmente rotto, di poco o nullo valore, di dimensioni ingombranti, di cui sarebbe meglio disfarsi, ma che non si ha l’animo di buttare. Un ciarciaffo, inutile e imbarazzante, da non proporre come corrispettivo in una permuta o un baratto.

Mentre il ciangotto ha una chiara origine onomatopeica, il ciarciaffo appena evocato è di schietta parlata popolare e deriva dal termine arabo ciaf-ciaf, che era, se ricordo bene, il velo portato dalle donne musulmane, triste ricordo del nostro passato coloniale.

https://www.youtube.com/watch?v=YYTIXJuxvgY

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