AMORE E DESIDERIO

Non era la prima volta che da un pulmann che arrivava nella piazza e si fermava proprio davanti all’agenzia di viaggi, a due passi dal Bar dell’Olmo, scendesse un personaggio d’altri tempi, sontuoso e luminoso, che, fatto con lo sguardo un giro della piazza che tutta la comprendeva, individuava il luogo dove voleva recarsi e con composta grazia, si avviasse o verso l’ingresso del bar, quando era aperto, prima dello scoppio dell’epidemia di corona virus, o, come nella circostanza attuale, in cui era chiuso per colpa della circolante infezione della pandemia, verso il gruppetto di persone, che, a distanza regolamentare, l’uno dall’altro, sostavano intorno all’aiuola dell’olmo che i lettori già conoscono.




Da dove fosse uscito il cavallo, che dopo fu identificato come il famoso Ronzinante, nientemeno che la cavalcatura sulla quale era andato incontro a tante avventure il grande Don Quixotte de La Mancia, nessuno fu in grado di dirlo, certo è che gli assorti spettatori, che ristavano all’ombra dell’albero, sconsolatamente abbandonati a se stessi, per l’ora che era quasi quella meridiana e l’assenza di beni di conforto come l’aperitivo, al quale erano abituati dai tempi normali, giurarono poi di aver visto il Cavaliere della Triste figura arrivare in groppa al suo cavallo ed avanzare ver essi, porgendo il suo saluto con ampio gesto e una rotazione del cappello piumato di 360 gradi, scendendo subito dopo dall’arcione, con eleganza di movimenti, a terra e porgendo la mano agli astanti, che sbalorditi lo guardavano, uno per uno dicendo, Stringete questa mano vendicatrice di tutti i torti, avete l’onore di avere con voi l’eroe di mille battaglie, qui giunto per parlare con le signorie vostre di argomenti di grande importanza, come l’amore, il desiderio ed altri sentimenti dell’uomo d’onore.

A quest’ora? disse platealmente Pancrazio, per nulla intimorito della maestà dell’illustre personaggio, vestito, per la cronaca, alla maniera seicentesca, con largo bavero plissettato al collo, giustacuore e pantaloni al ginocchio, così come appare nelle raffigurazioni di repertorio in nostro possesso.

Questa è l’ora che volge al desio, rispose l’ospite inatteso, mostrando di conoscere anche i nostri poeti maggiori, voglia di una buona tavola e buona compagnia, cose che ci sono negate in questo periodo, per cui dobbiamo accontentarci di parlare a stomaco vuoto.

Si fece largo in mezzo al gruppo e sedette sul muretto, sistemando al suo fianco la spada, che toccando con la punta per terra, rimaneva con l’elsa leggermente sollevata oltre la cintola, con fastidio del cavaliere.

Mettetevi pure a distanza di sicurezza, non vorrei riportare di là, nel seicento, questa vostra infezione, chi sa cosa ne verrebbe fuori, Dio ne scampi, ma penso che comunque San Pietro, al mio rientro, mi metterà in quarantena. Ci metterà in quarantena, perché non sono solo, ma dove sarà andato a cacciarsi quel benedett’uomo? Sancio! Chiamò a voce alta. E lo scudiero uscì da dietro al cavallo, facendo prima capoccella come dicono a Roma, per dire capolino, poi con tutto il corpo e la pancia prominente davanti. Saluta i signori siamo venuti nel bel mezzo di una riunione di menti elevate, caro Sancio e dobbiamo adeguarci al loro livello, mi raccomando, fai appello a tutto il tuo acume.

Il buon uomo avanzò di qualche passo, poi, togliendosi il berretto ed imitando il gesto del suo signore, accennò a ruotare il braccio al suo fianco, ma, non si avvide della presenza di Pancrazio alla distanza non proprio di sicurezza e lo colpì sul viso. Questi lo prese per il braccio e lo fece roteare a terra. Don Chisciotte scattò in piedi, sguainando la spada, Vile Marrano, disse rivolto a Pancrazio; improbabile che conoscesse anche l’episodio di Federico Ferrucci ucciso da Fabrizio Maramaldo, Tu uccidi un uomo morto, benché l’uccisore fosse alle dipendenze delle truppe spagnole. Il fatto era avvenuto nei pressi di Pistoia, circa un secolo prima della sua epoca.

Calma, signori, si frappose Mauritius, e , rivolto a Don Chisciotte, i cui occhi erano pezzi di brace, il mio uomo, non intendeva arrecare offesa al suo scudiero, disse. La sua è stata una reazione istintiva. Sancio, piuttosto doveva essere più accorto.

Leggo nei suoi occhi, disse il Triste, dopo essersi calmato e ringuainata la spada, una volontà di pace e un sentimento di amicizia, oltre che lealtà e quindi, lassamoperde all’italiana. Accetto le sue scuse e non ne parliamo più.

Dallo sportello di un’auto parcheggiata lì vicino, uscì fuori, come per miracolo, un fiasco di vino e subito apparvero dei bicchieri, distribuiti intorno, finché nessuno ne risultò privo. Don Chisciotte, fermò un attimo la bottiglia sollevata da Mauritius, per leggere la scritta sulla etichetta, Chianti, approvò, annata 2018, buono, disse, sugelliamo la nostra pace e l’amicizia che deve regnare tra noi. Beviamo, poi vi racconterò dell’amore e del desiderio, i due impulsi che governano la vita degli uomini. Ce ne son cose da dire!

Primum vivere, però, siete d’accordo?

P.S. "Amore e desiderio sono cose differenti. Non tutto ciò che si ama si desidera, nè tutto ciò che si desidera si ama".

Miguel Cervantes De Saavedra

Commenti

  1. Leggere le storie di Bruno Aielli
    sullo Zibaldino è sempre motivo di grande piacere e molti sorrisi. Questa volta sul sito www.aielli.org è apparso Don Chisciotte, a parlare di AMORE E DESIDERIO ai tempi del coronavirus. Come avrà accolto questo ospite indesiderato e mai invitato? Lo avrà combattuto con lancia e spada? O sarà finito tutto a tarallucci e vino? Per saperlo non resta che raggiungerlo nella piazza a molti di noi nota, passando dal sito indicato. Tranquilli, non c'è bisogno dell'autorcertificazione.

    Nota di Luciana Del Grande, su FB del 26.04.20

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    1. Grazie, Luciana, il tuo è il commento più gradito e più simpatico che abbia ricevuto. Vedrò di meritarmelo. A presto.

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    2. è un piacere incommensurabile leggerti. A presto (Luciana Del Grande).
      Ti ringrazio. (Bruno)

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