PANEGIRICO

Il panegirico, per come lo conosciamo ora,  altro non è che un giro di parole arzigogolato per vellicare la vanità di qualcuno, col tesserne le lodi in modo sperticato, tanto da rendere manifesto che chi lo sta facendo non crede affatto alla veridicità della cosa in sé.

Specialmente quando si parla di “tono” encomiastico, di un discorso fatto pubblicamente a favore di qualcuno sul cui effettivo merito non tutti sono d’accordo, proprio il fatto di calcare troppo la mano, può far nascere nell’animo dell’ascoltatore, il sospetto che il panegirico nasconda, in modo più o meno velato, un intento derisorio, o comunque di presa in giro.

Questo stava dicendo Maurizio, quando nel locale entrò Sebastiano, reduce da un periodo di convalescenza per la frattura del setto nasale. Tutti si alzarono e gli fecero corona, per salutarlo e festeggiarne il ritorno, dopo l’incidente avuto con Pancrazio qualche giorno prima. Portava ancora in cerotto a cavallo del setto ricostruito, ma aveva un aspetto abbastanza buono.

Sei tornato al lavoro? Gli chiese Maurizio, una volta che i suoi amici allentarono la presa.

In realtà, rispose, la mia cara amica Silvana, qua, sta facendo un ottimo lavoro al mio posto e vorrei lasciarla ancora per qualche giorno a tempo pieno al banco, poi vedrò di subentrare io, un po’ alla volta, liberandola dall’impegno, per aver accettato il quale, le sono molto grato.

Tu come stai?

Bene, bene…quel sacripante d’un Pancrazio… … mannaggia a lui! Ma vedrete che gliela farò pagare cara, disse ridendo.

Noi tutti ti vogliamo ringraziare, caro Seba, non soltanto perché ci ospiti nel tuo bar, senza corrispettivo, ma anche perché, nella incresciosa vicenda dell’altro giorno, ti sei comportato da vero signore. Pancrazio non ha capito che stavi scherzando ed ha reagito in maniera sproporzionata e sconsiderata.

Senti, Maurì, a me non devi fare nessun panegirico, perché so cosa è successo e so anche cosa debbo fare.

Panegirico, hai detto? Ma lo sai che proprio di questo stavamo parlando? Anzi, ti dispiace se concludiamo?

Resta, che ci fa piacere.

Sebastiano prese posto disciplinatamente al primo banco. Volevo dire, tavolo. (1)

L’encomio, riprese Maurizio rivolto ai presenti, quando è esagerato diventa, se mi posso permettere un linguaggio politicamente scorretto, una presa per il culo. Alcuni, per attenuare la forza di questa espressione, di per sé, volgare, ma efficace, dicono presa per i fondelli. Cambia qualcosa? Forse è meglio citare invece del foro escretorio del nostro corpo, l’indumento che lo copre? La mutanda?

Io avrei fatto a meno di entrambi, disse convinta Chiara. Voi tutti sapete che odio il ricorso ad un linguaggio scurrile, anche se so che è entrato nell’uso corrente da parte di scrittori, sulla base del principio che la letteratura deve rispecchiare la realtà del periodo in cui si trova e la realtà di oggi è che simili espressioni costituiscono pane quotidiano in tutti gli ambienti e sono generalmente ammesse ed accettate nel nostro modello di società.

Dall’encomio viene l’encomiastico che si addice al panegirico, due parole che dicono quasi la stessa cosa.

Encomiastico deriva dal greco e significa lodare pubblicamente. Esiste tutto un genere di letteratura encomiastica, che aveva lo scopo di lodare l’operato di alcuni grandi uomini, non a fini propagandistici, ma di riconoscimento di meriti attraverso le opere compiute e non millantate. L’Eneide di Virgilio ne è un esempio illustre, e costituisce un monumento eretto alla figura di Augusto, per il quale l’autore nutriva una profonda ammirazione.

Oggi la parola ha assunto una coloritura diversa, nascondendo spesso un intento mistificatorio.

Panegirico, deriva ugualmente da greco e risulta dalla combinazione di tre componenti: “pan”, tutti, “aguris”(2), adunanza e il sottinteso “logos”, discorso, per cui il significato è “discorso fatto durante un’adunanza di tutto il popolo”. Era il discorso encomiastico per eccellenza.

Sebastiano si era alzato in piedi per andare via. Prima di incamminarsi, comunque, si rivolse a tutti i presenti, ancora seduti, e fece il seguente annuncio:

Prima dell’incidente avuto con Pancrazio, avevo messo a punto un nuovo aperitivo a base di gin, vermouth, e olive “’ndosse” al finocchietto, al quale non avevo ancora trovato un nome. Ho deciso ora che lo chiamerò “Panegirico”, in ricordo di questa giornata e con il significato che gli do io, di "un giro per tutti", ed il primo lo offro io, tutti al bar.



1) Ma il soggetto narrante di questo racconto, è dentro o fuori l’aula (voleva dire stanza)?
2) “agorà” è piazza.

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