L'ISOLA MISTERIOSA

Si dà il caso, disse Maurizio con voce grave, che quel ragazzo fossi io. Il ragazzo che patteggiò con Concetta la sua prestazione di lavoro con l’acquisto di libri. Sì, perché, dopo l’esito favorevole della prima prova, Concetta propose di rendere continuativo il rapporto: io andavo nelle ore in cui ero libero nella libreria a svolgere lavori soprattutto di facchinaggio e, periodicamente, lei mi faceva scegliere i libri che volevo entro una certa cerchia. Ero felice per la possibilità che mi veniva offerta di “guadagnarmi” i miei libri, che altrimenti non avrei potuto comprare e nello stesso tempo, mi beavo ad avere in mano così tanti libri, in una girandola di titoli e copertine come non avrei mai potuto immaginare. Di ognuno sbirciavo le pagine e leggevo qualche brano, sognando mondi sempre diversi e straordinari.

L’amore per i libri mi era venuto dopo aver visto con quanta passione mio padre, si era costituita una esigua libreria, entro due armadi artigianali con vetrinette, ove, tra le altre opere spiccava una edizione illustrata a colori di “Le Mille e una Notte”, che mi attirava in maniera irresistibile. Le ante dei due armadi, mio padre le teneva chiuse a chiave, perché riteneva che alcuni libri e tra questi, in primis, Le già citate Mille e una Notte, meta delle mie curiosità, non si addicessero all’età immatura di noi ragazzi. Per via delle illustrazioni “hard” tali da poter far nascere sentimenti fuorvianti. Però di me si fidava e, quando gliela chiedevo, mi affidava volentieri la chiave, raccomandandomi soltanto di non indulgere troppo su certe immagini.

In questo modo conobbi alcuni libri fondamentali e capii che la mia vita sarebbe stato un percorso sempre insieme ai libri.

L’iniziativa che ha proposto Marisa, di far nascere qui una libreria con il contributo di tutti noi, mi sembra ottima e io vorrei avere l’onore di offrire il primo libro di valore simbolico e affettivo, in base a quanto si è detto ieri. Ecco a voi il libro da me pagato – in parte – col sudore della mia fronte. “Ventimila Leghe Sotto i Mari” e il suo seguito “L’Isola Misteriosa”, i due capolavori di Jules Verne, che sono stati alla base della mia formazione giovanile e ai quali sono particolarmente affezionato, io li offro con piacere al circolo, con l’augurio che esso sia il primo di tanti.

Così dicendo Maurizio slegò il pacchetto che aveva con sé e portò alla luce il prezioso volume rilegato, con impressioni in oro. Lo sollevò in aria, così che tutti potessero vederlo, poi lo passò ai più vicini, per farlo girare tra i soci.

La sua meraviglia fu grande, quando si accorse che la maggior parte dei presenti, nel momento in cui il libro arrivava nelle loro mani, per osservarlo, avevano difficoltà a prenderlo, perché ognuno reggeva uno o più libri da donare al club. Allora era tutto un passamano, ciascuno, prima passava quello che aveva in mano al suo vicino, poi prendeva quello che gli veniva offerto dall’altro.

Tutti guardavano, sfogliavano, leggevano, commentavano. Maurizio aveva già visto passare tra le sue mani diversi libri, come L’Arte della Gioia, Il Pozzo e il Pendolo, Tre Uomini in Barca (per non parlare del cane), Le Sorelle Materassi, Lo zen e la manutenzione della motocicletta, Viaggio al Termine della Notte, Io e Lui, Favole Italiane e Pinocchio, quando si arrestò. Il libro che aveva in mano e che qualcuno aveva portato come contributo al circolo, era composto da centinaia di fogli non scritti. Pagine bianche, immacolate, dall’inizio alla fine. Pur essendo il volumetto ben rifinito, con copertina flessibile e tutte le accortezze di un buon libro.

Cos’è questo? Chiese a voce alta, per attirare l’attenzione di tutti, e chi lo ha portato?

Nessuno rispose. Ma la maggior parte non capiva. Si accalcavano intorno a lui, per vedere da vicino e solo prendendo in mano il libro e sfogliandolo, capivano quale fosse l’estrosa particolarità del volume che tanta meraviglia aveva suscitato nel principale esponente del gruppo e poi, mano a mano che ognuno potesse averne cognizione, andava producendo negli altri. E, constatata l’anomalia, la curiosità generale, si tramutava pian piano in perplessità.

Fu Quintiliano a rompere infine il silenzio che era sceso sugli accoliti.

Guardate qua, disse, mostrando un libro che aveva in mano, aperto, con un dito rivolto su un punto della pagina che stava leggendo. In questo libro si parla di una biblioteca in cui vengono registrati i libri che altrimenti non vedrebbero la luce, perché rifiutati dagli editori, o irricevibili. Di autori sconosciuti, bambini, vecchierelli, pazzerelloni, che trattano di argomenti più stravaganti. C’è un custode della libreria che li riceve, gentilmente, esegue la registrazione e consente ad ogni autore di collocare il libro, con le proprie mani nello scaffale che preferisce, dove, però, una volta deposti i libri non saranno più letti da nessuno, nessuno verrà mai a cercarli.

E tra questi libri, ve ne sono di non scritti. Pagine in bianco, misteriose, che esistono solo nella mente del loro autore.

A me ciò ricorda, intervenne Anastasio, il caso di quel pittore descritto da Baricco nel suo primo grande successo che fu “Oceano Mare”, il quale inseguiva sulla spiaggia le onde, per cercare di determinare il punto preciso in cui finiva il mare e cominciava la terra, per poterlo ritrarre sulla tela, con colori tenui fino alla trasparenza, come è l’acqua marina, con un effetto evidentemente molto simile ad una tela in bianco.

Qualcuno ha quindi inteso fare come in quel libro e farci trovare davanti al grande vuoto di un libro pensato e non scritto, o meglio scritto in bianco.

Questo libro è “La Casa dei Libri” di Richard Brautigan, autore che io non conoscevo, concluse Quintiliano.

Spunti metafisici, metafore della vita, dolori esistenziali, disse Maurizio, avviandosi ad una conclusione che non sapeva quale potesse essere, sono alcune delle letture che è possibile dare ad una invenzione del genere. Rassegniamoci a prenderne atto, per il momento, poi si vedrà. Ogni libreria ha le sue criticità. La nostra non sarà meno problematica delle altre.

Qui c’è una strana storia, esordì Ottavio, gli occhi concentrati sulle pagine di un libro, all’apparenza niente di particolare: due bimbi nascono nello stesso momento, da due donne che abitano a poca distanza l’una dall’altra, uno è destinato a stare nella Casa Verde, l’altro, no. I due, crescendo, diventano amici inseparabili, nonostante la differenza di classe. Senonché ad un certo punto, dopo anni, si viene a sapere che al momento della consegna dei figli ai rispettivi genitori, per errore, i due bambini sono stati scambiati, per cui diviene necessario ripristinare l’ordine ed assegnare a ciascun genitore il figlio naturale. Ciò comporta un cambiamento di status dei due ragazzi, quello finora vissuto nella Casa Verde dovrà scendere ai sobborghi, mentre l’altro, dovrà entrare nella Casa Verde, alla quale non è abituato. Con tutte le conseguenze sociali e psicologiche immaginabili.

Ma sentite questa, disse allora Silvana: e se anche l’angelo, partito dal cielo con le due anime, da consegnare ai due bambini, nati nello stesso momento e nello stesso ospedale, quasi gemelli, non avvertito dello scambio, avesse consegnato ciascuna anima al corpo sbagliato? Quale sarebbe l’ordine da ripristinare?

Maurizio salì in cattedra e attese che nell’aula si facesse silenzio. Poi, quando il vocio si spense in un mormorio indistinto, prese la parola con aria risolutiva.

Vi ricordate – chiese – dove avevamo lasciato il Nautilus? Era affondato nell’oceano portando con sé la preziosa biblioteca ed il Comandante Nemo, chiuso in essa come in una bara. Era questa dunque la fine di tutte le avventure? Muore così un sogno di sconfinata ambizione per la scoperta della verità? No, non lo permetteremo mai. Scopriremo, andando avanti nella lettura che il Nautilus si era fortunosamente arenato in uno specchio d’acqua formato dal cratere di un vulcano sottomarino, al centro di un’isola misteriosa. e lì risplendeva al sole, come un miraggio. Si poteva raggiungere anche con una piccola barca a remi e così abbiamo fatto. La biblioteca è intatta, ma il Comandante non è lì. Ha lasciato istruzioni precise da seguire per l’intento che si vuole raggiungere, ma di lui nulla dice. Forse è andato a cercare qualcosa di cui aveva bisogno, forse è morto, forse non è mai esistito.

Ma per fortuna la biblioteca del Capitano Nemo, che risponde ad ogni quesito, anche il più astruso, è là. Ed una soluzione si troverà, seguendo il percorso prescritto nei libri. Basta saperla cercare.

Forse un giorno il Nautilus riprenderà il largo, con un nuovo comandante, oppure lo stesso, chi può dirlo? Questo è un altro titolo da aggiungere alla nostra biblioteca: “La Biblioteca del Capitano Nemo” dello svedese Per Olov Enquist, che io metto insieme a quelli di Verne, si faranno buona compagnia.

E noi, ragazzi, stiamo all’erta, da un giorno all’altro, anche noi potremmo essere chiamati a farne parte, di quell’equipaggio, e di quell’imbarco.

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