LA SINDROME DEGLI SCOGLI di Vittorio Aielli

Dal Diario di Vittorio traggo e pubblico il seguente post: La spiaggia di Villa Rosa è stata oggetto negli anni passati di una devastante erosione marina che ha portato il mare fin sulla strada.

In seguito a tale fenomeno erosivo sono stati effettuati con scarso successo diversi interventi a difesa della costa fino ad arrivare a quella tuttora in atto consistente in barriere soffolte cioè nell’apposizione di massi a pelo d’acqua successivamente sopraelevate per meglio contenere la furia del mare durante le mareggiate. Queste barriere di massi sono costituite da tratti della lunghezza di circa 300 ml intervallati da aperture di circa 50 ml per il passaggio dei natanti. In totale sono stati realizzati 5 tratti di scogliere da 300 metri lineari intervallati d quattro varchi di 50 metri per in totale complessivo di km 1.700 a partire da nord ( verso Martinsicuro ) fino alla zona centrale del lungomare di Villa Rosa ( zona degli alberghi ).





                                          Foto di Luciana Del Grande (per cortese concessione)


Ora prima che tutto ciò venisse realizzato ero solito fare belle e rilassanti nuotate in tutta tranquillità ma da quando sono state realizzate dette barriere per timore di trovarmi, in caso di necessità, la strada sbarrata per un rapido rientro ho preferito rinunciare a queste uscite ,limitando l’attività natatoria alla zona antistante la scogliera e quindi compresa tra la scogliera stessa e la riva.

Nonostante queste precazioni mi sono però capitate un paio di disavventure che mi hanno visto come rapito da un misterioso vortice o corrente marina e trascinato letteralmente ( è il caso di dirlo ) oltre gli scogli e oltre la boa di segnalazione della zona entro la quale i natanti devono procedere a motori spenti. Tutto ciò in condizioni di mare non proprio calmo.

La prima volta sono stato veramente molto fortunato perché un’ondata mi ha sollevato e deposto sugli scogli dando la possibilità a quella successiva di riportarmi entro i limiti di sicurezza, senza che subissi una benché minima scalfittura.

La seconda volta, in condizioni del tutto analoghe sono stato meno fortunato perché un’ondata mi ha sbattuto senza tanti complimenti sugli scogli dove sono approdato di petto ricevendo un forte colpo alla cassa toracica che mi ha tolto il respiro, sono stato quindi trascinato tra gli scogli e riportato come la prima volta in zona sicurezza con diverse abrasioni su tutto il corpo. Solo dopo qualche minuto di pausa occorso per riprendere fiato sono tornato a terra: Man mano che uscivo dall’acqua vedevo che il mio aspetto non era dei più rassicuranti in quanto le numerose abrasioni procuratemi sul petto sulle bracca e sulle gambe mi rendevano una maschera insanguinata. I vicini d’ombrellone non fecero alcuna domanda e finsero tutti di non vedere ciò che era impossibile non vedere. Mi tamponai alla meglio il sangue ed andai dal bagnino a chiedere se avesse del disinfettante. Mi procurò delle salviette, ringraziai e tornai al mio ombrellone.

Se il vecchio adagio “non c’è 2 senza 3 “ ha un minimo di credibilità, temo il ripetersi di dette circostanze che potrebbero stavolta avere conseguenze davvero irreversibili.

Nonostante questi timori subisco sempre il fascino degli scogli pur avendone paura .

La sindrome degli scogli appunto.

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