LA SVOLTA

Pancrazio si presentò tutto sussiegoso, quasi mellifluo e depose sul tavolo una bottiglia di Ferrari formato Magnum che aveva preso al bar.

Maurizio non si lasciò impressionare. Si vedeva lontano un miglio che il compare era in vena di fare il gigione e questa volta non gliel’avrebbe fatta passare.

Perché la bottiglia? Penserete; vuoi vedere che Pancrazio si è pentito del suo comportamento nelle passate stagioni e ha deciso di farsi perdonare, offrendo il calumet della pace?

No amici, non è così. Pancrazio non ha nulla da farsi perdonare e tanto meno intende recedere dal suo modo di fare, che a suo dire è ineccepibile e anzi rappresenta un’oasi di lealtà in un mare di ipocrisia.

E’ semplicemente che ha scoperto che oggi si conclude il biennio dalla nascita dello Zibaldino ed il risultato, non è un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, come si dice in queste occasioni, ma è invece quello di un carniere zeppo di selvaggina, chiediamo scusa ai vegetariani, ma qui si va a tutta ciccia, con un bilancio di ragguardevole portata, ben cinquecento (dico cinquecento) post al suo attivo, di cui l’ultimo è quello che stiamo scrivendo, tutti significativamente corredati da foto prodotte e scelte dal paziente ed accorto Giuseppe Simone, che insieme a Valter e Bruno, formano la triade degli amministratori del blog.

Ha deciso quindi che, anche nel silenzio dei principali interessati, oggi è necessario fare festa e quale migliore carburante per fare baldoria di un buon bicchiere di spumante brut di una delle migliori case vinicole italiane?

Ma le sorprese non erano finte. Sebastiano, battendo le mani, come un sultano musulmano, fece comparire dal nulla quattro camerieri che portavano altrettanti vassoi di sandwich e pasticcini che depositarono sul tavolo, che a questo punto non aveva più un centimetro quadrato di spazio libero, più un quinto che spingeva un carrello di bevande, vini e liquori di varie marche e tipi, che fu lasciato a fianco del tavolo, a disposizione di tutti.

I soci erano quasi tutti presenti, evidentemente c’era stato un passaparola fra di essi che aveva raggiunto anche i meno assidui alle riunioni.

Ottavio chiese la parola. Portando con sé un involto, voluminoso ma piatto, come un TV 40 pollici, raggiunse il tavolo della presidenza e scartò l’involucro. Comparve una targa 50X30 con su scritto a caratteri cubitali “Zibaldino” e sotto in corsivo più piccolo, “Circolo Letterario”.

L’esposizione (e non ostensione) della targa fece partire un lungo applauso della folla.

Qualcosa è nata oggi, disse l’oratore, e la cosa non è di quelle di nessun conto. Il nostro ritrovo è diventato un Circolo e questa è una svolta bella e buona.

Ottavio avrebbe continuato a lungo a parlare, ma ben presto si accorse che se non si affrettava a prendere qualcosa al tavolo, sarebbe rimasto a bocca asciutta. Preso atto che nessuno lo stava più a sentire e tutti si erano fiondati sui vassoi delle vivande e saccheggiato il carrello delle bevande, con gran fragore di bicchieri e piattini, mentre esplodeva il tappo della magnum maneggiata da Pancrazio, si accostò al tavolo piuttosto deluso. Riuscì a prendere un piccolo sandwich con l’alicetta, un sorso di brut ed andò a sedere in fondo alla sala, lontano dalla pazza folla.

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