GIANNIZZERI

Non potevano portare la barba, ma avevano grandi baffi, come segno distintivo. Penso che chiunque di noi ricordi anche visivamente dalle illustrazioni dei libri di scuola, chi fossero i Giannizzeri, una soldataglia al servizio del sultano che per secoli ha imperversato nell'Impero Ottomano, sempre dalla parte del più forte. Fedeli difensori dei privilegi e delle prerogative imperiali, vessatori dei sudditi. Sgherri che facevano il bello e cattivo tempo, attaccatissimi al rispetto delle regole dello stato islamico.

Più interessante sarebbe capire perché la parola venga usata ancor oggi, con un senso tra l'ironico e il dispregiativo, come quando si sente dire "ma chi è quel giannizzero?", nel senso di “bellimbusto”, oppure "si è presentato il Presidente, accompagnato dai suoi giannizzeri", come dire “guardie del corpo”.

La fortuna di certi termini, rispetto ad altri, che conservano nei secoli una validità, magari a senso stravolto. Un modo di dire, dunque, per individuare un prototipo? Giannizzero, come il Buon Samaritano, o il Cireneo, che aiutò Gesù a trascinare la croce fino al Golgota? Non credo.

"Non fare il samaritano" si dice di qualcuno che, noto per l'abituale irruenza del carattere, assume in qualche caso atteggiamenti condiscendenti, ed equivale oggi quasi a dire non fare l'ipocrita, mentre non è così.

I samaritani al tempo di Gesù erano ritenuti una genia di eretici e senza Dio, quindi non affidabili, ma proprio per questo uno di essi viene scelto da Gesù come simbolo di umanità, per dimostrare che quello che conta è il sentimento che alberga nel cuore di ogni uomo e non quello che si è, o a quale nazione si appartiene. Una grande lezione di misericordia, un samaritano caritatevole che si ferma a prestare soccorso al ferito trovato per strada, spontaneamente e anzi rimettendoci del suo, mentre chi, per mestiere (vedi il sacerdote e il levita della parabola), sarebbe tenuto a farlo, passa con indifferenza e se ne va.

Ed il buon cireneo che a sua volta fu costretto a portare la croce di Gesù, non lo fece spontaneamente, ma su comando, anche se, poi, la sua condotta fu improntata al senso di pietà per il condannato e non una solerte collaborazione con i suoi persecutori, semplicemente un modo, per quanto a lui possibile, di alleviare le sofferenze di chi era condotto al supplizio.

Il buon samaritano e il cireneo erano uomini liberi, I giannizzeri, invece sono la dimostrazione di come si possa fare di uno schiavo, un persecutore, un esecutore di ordini, che nello svolgimento dei propri compiti, ci mette una solerzia particolare, che mi ricorda "I volenterosi carnefici di Hitler" di Daniel J. Goldhagen.

Istituito nel XIV secolo, il corpo dei Giannizzeri, originariamente era formato da cristiani costretti a convertirsi all'Islam, rapiti ed addestrati allo scopo, fin da ragazzi, con un allenamento durissimo. Provenivano quasi tutti dai Balcani e soprattutto dall'Albania. Un corpo di fanteria, quindi meno prestigioso della cavalleria, riservata alle élite, da poter usare per bassi impieghi, come il corpo contiguo dei Mamelucchi, coi quali condividevano lo stato quasi servile. Eppure essi si distinsero per la fedeltà e per lo zelo che ponevano nella loro opera a difesa dei vari Sultani, acquistando potere, tanto che ad un certo punto fu necessario ricorrere allo scioglimento del corpo, per...troppo zelo, in quanto, con il loro peso condizionavano il regolare svolgimento della politica imperiale, influendo perfino sull'ascesa o la caduta dei sultani al potere.

Giannizzero, oggi si dice di un guardaspalle, uno dei collaboratori e portaborse di un uomo influente, o di un vanaglorioso il quale, in una organizzazione complessa, svolge compiti modesti, di mera esecuzione, facendosene gran vanto. Soggetti appartenenti al sottobosco della politica, che acquistano potere con sotterfugi e spesso con intrighi e malaffare.

In senso molto più generale, rappresenta il presuntuoso, vacuo, nullafacente, che si dà arie da boss.

Noterella. Miguel Cervantes di Saavedra, fu rapito da pirati musulmani nel 1575 e tenuto prigioniero dei mori ad Algeri per cinque anni, ma non sembra che abbia avuto a che fare con i Giannizzeri. Fu liberato dietro pagamento di un riscatto.

In precedenza aveva preso parte allo scontro navale di Lepanto (1571), che vide le forze cristiane prevalere su quelle dell'Impero Ottomano e nel quale il grande scrittore era stato ferito da un colpo di archibugio che gli aveva procurato la paralisi del braccio sinistro.

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