COSPICUO

Fatti che ebbe pochi passi, rimuginando su quanto discusso fino a poco prima con Sebastiano (senti poi da che pulpito…Sebastiano e chi è Sebastiano per dare lezioni a me?), Pancrazio fece un rapido dietro-front e quasi di corsa inseguì l’amico che aveva preso la strada di casa.

“Senti spaccone, allora che mi dici di “cospicuo”? Non viene pure dal latino, cazzo, come perspicuo? E che vuol dire, lo sai?”


Sebastiano aveva sonno e nessuna voglia di continuare la polemica.

“Dimmelo tu, per me è troppo difficile e poi vorrei mangiare qualcosa e andare subito a letto. Non possiamo fare domani?”.
“No, sbruffone, tu ora e qui mi devi dire che intendi per cospicuo e come mai è imparentato con il perspicuo che tanto ti piace.“
“A spanne ti posso dire che secondo me, anticamente non c’era molta differenza tra le due parole, derivando entrambe da “spicio” latino che vuol dire guardare. Ma successivamente deve aver acquistato un significato autonomo che da “evidente, bene in vista”, è passato a “notevole, ragguardevole.”
“Ora posso andare a casa?”

Pancrazio era quasi fuori di sé: come cazzo faceva Sebastiano a sapere tutte quelle cose. L’ultima bestia al circolo, improvvisamente trasformato in campione di saputeria. Era troppo per lui. Troppo umiliante e a lui non piaceva essere umiliato.

“Se ti dò un cospicuo fracco di legnate, che dici, ti sembra ben detto?”.
“In senso generale, sì. Nel caso specifico ti consiglio però di non provarci, perché potresti incorrere in un errore, non tanto di lingua, quanto di muso, non vorrei che ti si rompesse quel bel faccino!”.

Pancrazio ristette un attimo, forse a considerare la sua follia, poi, calmatosi alquanto,

“Mannaggia al diavolo che questa sera mi ha suggerito di darti una mano al bar. Avrei fatto molto meglio a farmi i cazzi miei. Scusami Sebà, questa sera mi girano storte… a domani.”

Si girò e tornò sui suoi (quelli di prima) passi.

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