VOLATILE

Volatile viene ovviamente da volare; per volare, normalmente, ci vogliono le ali. Le ali le hanno gli uccelli e gli aerei; per il momento trascuriamo gli angeli e i demoni. L’anima, dite voi? Per questa ci vorrebbe un discorso a parte, tutto suo! Poi per gli aerei nessuno direbbe che sono volatili e lo stesso vale per angeli e demoni. Restano quindi solo gli uccelli.



"E gli insetti, allora? Le farfalle, le api, i bruchi e le mosche?", disse una voce dalla platea.
"I veri volatili, sono gli uccelli e i bruchi non volano, così come gli asini. Chi ha parlato? Ma io vi sfido a trovare, nel linguaggio comune, in letteratura o dovechessia, un uso del sostantivo volatile, nel significato proprio di uccello, tanto intensivo quanto l’aggettivo volatile, che si applica in un numero svariatissimo di casi per indicare tutto ciò che vola senza avere le ali."

Pancrazio cominciava a dare segni di impazienza. Negli ultimi tempi non si era più visto e da quando era tornato, sembrava avercela con qualcuno.

"Ma se proprio adesso hai detto che per volare ci vogliono e ali", obiettò.
"Sì ma qui è il bello. Noi stiamo parlando della natura delle cose. Nel caso del volo alato, che si compie con le ali, parliamo di una cosa materiale. Mentre in tutti gli altri casi nei quali il volo è metafora, le ali non servono e siamo nel campo delle cose immateriali. E qui entrerebbero gli angeli, i demoni e anche e soprattutto l’anima, che fra le cose immateriali, sono le prime a venire in mente, solo che abbiamo detto che di essi non vogliamo parlare, fermiamoci dunque a quel concetto di volatile che si presta a descrivere le cose più volubili, eteree, superficiali, decadenti (bello il concetto di un volatile decadente: l’angelo caduto? E ci risiamo col diavolo...)."

Poi proseguì: "Molte cose volatili, che non hanno le ali, sono pure materiali, come certe sostanze chimiche, i gas, i vapori della fermentazione, penso al vino naturalmente, come pure ci sono, per esempio in economia, cose volubili, pensiamo al mercato finanziario, che certo non possiamo ritenere materiale, ma nemmeno queste fanno parte oggi di quel che ci interessa esaminare. Mi è sfuggito l’aggettivo volubile in luogo di volatile. Fa differenza?"

"Certo!", disse Pancrazio, "se non è zuppa è pan bagnato, vero?"

"Non dico dal punto di vista del significato esplicito dei due aggettivi, caro Pancrazio. Lo so bene che volatile è ciò che si libra nell'aria e in alcuni casi, scompare. Mentre invece volubile; dal verbo latino volvere, girare, indica quello che muta, che è solito cambiare. Come il tuo umore. Come il tempo, come il vento che, come fa si tace."

"Scusa, Maurizio, non volevo offenderti...", disse con un po’ di malizia nello sguardo.
"Nessuna offesa, anzi, ti ringrazio per avermi dato l’occasione di approfondire questo aspetto, meritevole di attenzione. Volatile e volubile hanno indubbiamente qualcosa in comune: la leggerezza e la signorilità. Vorrei aggiungere la purezza. Hanno spesso a che fare con i sentimenti, con le idee, con i buoni propositi. Cose volatili, come il respiro, la gioia, le funzioni vitali. Tutte cose che sono volatili e volubili, contemporaneamente che non impoveriscono il nostro animo, anzi lo rendono più espansivo e ricettivo."

Poi disse: "Vedete cari amici, volatile può essere il pensiero, specie quanto è acceso dalla poesia, volubile è il nostro animo quando è preso dall’amore. Il pensiero è espressione della nostra mente, l’amore del nostro cuore. Ma si pensi al volo pindarico, che del tutto fa l’uno, nel senso che può racchiudere tutto e tutto diffondere. Volatile non vuol dire passeggero, di poco conto, ma che può salire molto in alto. Volubile non vuol dire poco affidabile, perché gira come una banderuola, non è un vento capriccioso come il garbino che in poco tempo fa il giro dell’intero quadrante della rosa dei venti. Il folle volo di Ulisse nella visione dantesca. La nobile volubilità di chi conosce il mutare delle cose e lo scorrere del fiume sotto il ponte. Chi diceva qualche giorno fa che per noi mortali, non è possibile fare un bagno nella stessa acqua del fiume? Perché l’acqua del fiume non è mai la stessa?"

"Basta Maurizio, mi arrendo", fu la conclusione del sempre più abbacchiato Pancrazio. "E io che avevo sempre pensato che rimanere fedele alle proprie idee fosse un merito..."
"Vedo che hai capito", rispose Maurizio. Poi, spostando l’attenzione sul gruppo disse: "Grazie a voi, amici miei di aver avuto la pazienza di ascoltarmi. Non siete soddisfatti? C’è qualcosa che non vi torna del mio discorso? Fate i compitini a casa e prendete appunti su ciò che non vi è chiaro; la prossima volta apriremo un dibattito. Pancrazio ci parlerà del residuo secco che lascia la sublimazione delle sostanze volatili."

C'erano risatine tra gli uscenti. Pancrazio ruminava qualcosa dentro di sé, ma senza astio. Anzi era allegro e disse: "Ah Maurì, vieni ti offro qualcosa... Sebastià, di veleni, volatili e volubili, che abbiamo?"

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