KARAMAZOV
Datemi un motivo per continuare a leggere I Fratelli Karamazov, invoca una lettrice di un gruppo di lettura di quelli che girano sul web, affidandosi al vento mutevole dell’arena di Facebook, dove puoi trovare di tutto. Il suo è un richiamo appassionato e disarmante, chi lo ha emesso si offre senza veli al giudizio altrui, con sincerità e senza paura. Perché questa è una confessione di ignoranza, fatta pubblicamente e senza vergogna, mentre la maggior parte di noi, si guarderebbe bene dal dirlo.
A me non piace ficcarmi nelle storie degli altri ed entrare in polemica con nessuno, ma la prima risposta che ho letto, mi ha lasciato di stucco. Una lettrice indignata insorge: "Cos'è questa, una provocazione?". Subito dopo la stessa cerca di far capire all'incauta cosa sia la lettura, un toccasana, ma non per tutti. Perciò se la tipa non apprezza Dostoevskij, smetta pure di leggerlo, la lettura non fa per lei. E’ un giudizio severo, una diagnosi infausta...
Per fortuna, qualche buon samaritano si incontra anche sui sentieri pieni di insidie di questi moderni mezzi di comunicazione, di solito impietosi con chi azzarda un giudizio non allineato. Ed ecco subito alcuni, che avendo preso la richiesta di aiuto nel senso letterale del termine, stendono la mano, per evitare che la poveretta affoghi in questo mare magnum che è la letteratura e si prodigano nel dar giudizi positivi sull'opera tipo "insisti, ché ne vale la pena" e consigli su come affrontare la lettura di un libro così immenso da essere come una montagna gigantesca, da salire un passo alla volta.
Nessuno ha capito, secondo me, che quello lanciato da questa lettrice, oltre ogni altra cosa possibile, è anche un grido di dolore per se stessa. Come mai un libro così osannato, che secondo il parere di tutti, si pone alla radice della nostra stessa civiltà, possa essere giudicato da lei, così lontano dal nostro modo attuale di sentire?
Potrei rispondere che l’approccio con un classico è sempre a rischio di incomprensione. Se poi l’autore è straniero, oltre ogni altra considerazione, c’è il problema della traduzione del testo e della edizione, che, se risalente a molti anni fa, già di per sé, influisce moltissimo sul feeling che si deve creare tra il lettore e il libro, perché se l’atmosfera che si respira, quando si inizia una lettura di un libro, sa di stantio, come purtroppo succede per molte edizioni datate, la lettura non è piacevole e la colpa non è certo dell’autore.
Non vorrei essere frainteso: non dico che un libro antico sappia di muffa; dico solamente che ogni traduzione da un’altra lingua, risà del gusto letterario vigente al tempo del traduttore, che spesso non è quello della scrittura del libro e quindi il nostro sforzo di comprensione deve essere doppio.
A me è capitato più di una volta, di trovarmi di fronte a traduzioni di classici fatte nell'ottocento o nei primi anni del novecento e di avvertire un disagio per l’uso di alcuni vezzeggiativi non più in uso nella lingua odierna, che mi richiamavano Piccolo Mondo Antico o Collodi, uno stile, cioè, che strideva fortemente con la drammaticità del racconto, scritto magari un secolo prima, che una traduzione attuale avrebbe reso in chiave moderna.
Ben altra cosa è non sentirsi a proprio agio di fronte a testi che impegnano la buona volontà del lettore che non è in grado, o non gradisce, immergersi in un mondo che non è il suo. Sul web si trova di tutto, ho detto poc'anzi: un lettore che si affaccia, appena sulla sponda di quel Mississipi che è la Recherche di Proust, e senza bagnarsi neanche i piedi, ritiene già di poter esprimere un giudizio sfavorevole, dicendo che la prosa di quello scrittore gli sembra leziosa ed eccessivamente prolissa, invitando anche altri come lui a pronunciarsi, come fosse un referendum lanciato dalla Lega, fa mostra a dir poco di incauta leggerezza e presunzione. Con la stessa disinvoltura domani qualcun altro potrebbe interpellarci sul presunto disvalore della poetica del Fanciullino di Pascoli, o dell’estenuato estetismo di D’Annunzio. Ha senso tutto ciò? Tutt'al più possiamo parlare delle nostre preferenze, non sparare giudizi critici su opere ed autori dei quali non sappiano niente.
Ogni opera è specchio del suo tempo, ma anche pietra miliare nel cammino dell’umanità. Amo la Divina Commedia, ma leggo autori moderni e non faccio classifiche, né attacco etichette. Andrea Camilleri, nella sua onestà intellettuale, affermava di sapere benissimo di non essere un nuovo Honoré De Balzac. Ma, voglio dire, quante sono le lacune, le falle delle nostre conoscenze? Non sarebbe meglio un po’ di umiltà, goderci come possiamo le nostre letture, secondo le nostre capacità e assecondando i nostri gusti, evitando per quanto possibile di esprime giudizi ingenerosi nei confronti di tutti gli altri lettori, ed evitando di esprimere pareri risibili su autori che non conosciamo, o conosciamo male?
Dedicarsi ad altre letture, più gradevoli, ugualmente utili, per il solo piacere di leggere? Ma come si fa a dare un consiglio di lettura a proposito di un romanzo ormai intoccabile, perché capolavoro assoluto?
Cara lettrice sconosciuta, se vuoi, continua pure nella lettura dei Karamazov, la spinta la devi trovare dentro di te, nessuno può aiutarti. Se proprio non ti va, smetti, non succede niente e non per questo qualcuno potrebbe criticarti. Ma, se vuoi, trovati un’edizione moderna di quel capolavoro e leggilo fino in fondo: non sarà un cattivo investimento.
Leo e François Bidon - 2018 |
A me non piace ficcarmi nelle storie degli altri ed entrare in polemica con nessuno, ma la prima risposta che ho letto, mi ha lasciato di stucco. Una lettrice indignata insorge: "Cos'è questa, una provocazione?". Subito dopo la stessa cerca di far capire all'incauta cosa sia la lettura, un toccasana, ma non per tutti. Perciò se la tipa non apprezza Dostoevskij, smetta pure di leggerlo, la lettura non fa per lei. E’ un giudizio severo, una diagnosi infausta...
Per fortuna, qualche buon samaritano si incontra anche sui sentieri pieni di insidie di questi moderni mezzi di comunicazione, di solito impietosi con chi azzarda un giudizio non allineato. Ed ecco subito alcuni, che avendo preso la richiesta di aiuto nel senso letterale del termine, stendono la mano, per evitare che la poveretta affoghi in questo mare magnum che è la letteratura e si prodigano nel dar giudizi positivi sull'opera tipo "insisti, ché ne vale la pena" e consigli su come affrontare la lettura di un libro così immenso da essere come una montagna gigantesca, da salire un passo alla volta.
Nessuno ha capito, secondo me, che quello lanciato da questa lettrice, oltre ogni altra cosa possibile, è anche un grido di dolore per se stessa. Come mai un libro così osannato, che secondo il parere di tutti, si pone alla radice della nostra stessa civiltà, possa essere giudicato da lei, così lontano dal nostro modo attuale di sentire?
Potrei rispondere che l’approccio con un classico è sempre a rischio di incomprensione. Se poi l’autore è straniero, oltre ogni altra considerazione, c’è il problema della traduzione del testo e della edizione, che, se risalente a molti anni fa, già di per sé, influisce moltissimo sul feeling che si deve creare tra il lettore e il libro, perché se l’atmosfera che si respira, quando si inizia una lettura di un libro, sa di stantio, come purtroppo succede per molte edizioni datate, la lettura non è piacevole e la colpa non è certo dell’autore.
Non vorrei essere frainteso: non dico che un libro antico sappia di muffa; dico solamente che ogni traduzione da un’altra lingua, risà del gusto letterario vigente al tempo del traduttore, che spesso non è quello della scrittura del libro e quindi il nostro sforzo di comprensione deve essere doppio.
A me è capitato più di una volta, di trovarmi di fronte a traduzioni di classici fatte nell'ottocento o nei primi anni del novecento e di avvertire un disagio per l’uso di alcuni vezzeggiativi non più in uso nella lingua odierna, che mi richiamavano Piccolo Mondo Antico o Collodi, uno stile, cioè, che strideva fortemente con la drammaticità del racconto, scritto magari un secolo prima, che una traduzione attuale avrebbe reso in chiave moderna.
Ben altra cosa è non sentirsi a proprio agio di fronte a testi che impegnano la buona volontà del lettore che non è in grado, o non gradisce, immergersi in un mondo che non è il suo. Sul web si trova di tutto, ho detto poc'anzi: un lettore che si affaccia, appena sulla sponda di quel Mississipi che è la Recherche di Proust, e senza bagnarsi neanche i piedi, ritiene già di poter esprimere un giudizio sfavorevole, dicendo che la prosa di quello scrittore gli sembra leziosa ed eccessivamente prolissa, invitando anche altri come lui a pronunciarsi, come fosse un referendum lanciato dalla Lega, fa mostra a dir poco di incauta leggerezza e presunzione. Con la stessa disinvoltura domani qualcun altro potrebbe interpellarci sul presunto disvalore della poetica del Fanciullino di Pascoli, o dell’estenuato estetismo di D’Annunzio. Ha senso tutto ciò? Tutt'al più possiamo parlare delle nostre preferenze, non sparare giudizi critici su opere ed autori dei quali non sappiano niente.
Ogni opera è specchio del suo tempo, ma anche pietra miliare nel cammino dell’umanità. Amo la Divina Commedia, ma leggo autori moderni e non faccio classifiche, né attacco etichette. Andrea Camilleri, nella sua onestà intellettuale, affermava di sapere benissimo di non essere un nuovo Honoré De Balzac. Ma, voglio dire, quante sono le lacune, le falle delle nostre conoscenze? Non sarebbe meglio un po’ di umiltà, goderci come possiamo le nostre letture, secondo le nostre capacità e assecondando i nostri gusti, evitando per quanto possibile di esprime giudizi ingenerosi nei confronti di tutti gli altri lettori, ed evitando di esprimere pareri risibili su autori che non conosciamo, o conosciamo male?
Dedicarsi ad altre letture, più gradevoli, ugualmente utili, per il solo piacere di leggere? Ma come si fa a dare un consiglio di lettura a proposito di un romanzo ormai intoccabile, perché capolavoro assoluto?
Cara lettrice sconosciuta, se vuoi, continua pure nella lettura dei Karamazov, la spinta la devi trovare dentro di te, nessuno può aiutarti. Se proprio non ti va, smetti, non succede niente e non per questo qualcuno potrebbe criticarti. Ma, se vuoi, trovati un’edizione moderna di quel capolavoro e leggilo fino in fondo: non sarà un cattivo investimento.
Nella foto inserita da Giuseppe: il nuovo e la tradizione.
RispondiEliminaL'incontro tra il nuovo e la tradizione. Non è sintomatico?
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