UMANAMENTE

Era solo nella saletta del club, la porta di comunicazione del bar, chiusa, per non sentire l’acciottolare della chincaglieria, piattini, tazze e bicchieri che passavano, una volta usati, dal banco al pozzetto del lavello sotto il getto dell’acqua per la prima sciacquatura rischiando così di disturbare i suoi pensieri e se ne stava seduto sulla sua sedia, davanti al tavolo, dal quale normalmente parlava al suo piccolo popolo, i pochi disposti ad ascoltarlo. Aveva chiesto a Sebastiano di appendere alla maniglia della porta, il cartello “Non disturbare”, per concentrarsi e poter meditare. Su cosa riflettere, in particolare, doveva ancora deciderlo, in quanto, molte cose si affollavano nella sua testa ed egli per il momento avvertiva solo un gran bisogno di fare chiarezza fra i diversi pensieri.

Raduno Internazionale dello Spazzacamino, 2019

- Non far passare nessuno – aveva raccomandato al buon barista, che faceva fatica a dissimulare la sua meraviglia per una simile richiesta, ma fece di tutto per non darlo a vedere.
- Neanche se venisse Chiara? – chiese, sforzandosi di eliminare ogni inflessione di voce anche lontanamente allusiva.
- Chiara non viene. Tuttavia, se venisse, sai bene che per lei faccio un'eccezione, e quindi, falla entrare, chiaro?
- Come l’acqua – rispose, senza riuscire a trattenere un sorrisetto malizioso sotto i baffi, che non aveva.
- Ah, Sebastià! – si spazientì Maurizio leggermente imbarazzato e seccato più per sua goffaggine che per la repressa ironia del suo amico. – Non ti ci mettere anche tu!
- Non ho detto niente – corse ai ripari Sebastiano e scusami se ti ho potuto dare l’impressione di aver pensato qualcosa.
- Non fa niente; per favore, ora lasciami solo.
- Sarà fatto. Se hai bisogno di qualcosa, chiama pure, sotto l’angolo destro del tavolo c’è un pulsantino che aziona un campanello di comunicazione con il bar. Non esitare ad usarlo, in caso di bisogno.
- Grazie, ma vedrai che non servirà.

Attese che la porta si chiudesse alle spalle dell'uomo e, una volta solo nella stanza, si cominciò a guardare intorno, in cerca di ispirazione. I pensieri cominciarono ad affluire poco alla volta. La "cosa" era nata un po’ per caso, spontaneamente, con i primi incontri tra amici, a parlare di argomenti di comune interesse e poi era cresciuta, trasformandosi in quello che, senz'altro semplicisticamente, avevano cominciato un po’ per scherzo, un po' per davvero, a chiamare circolo. Senza oggetto, senza regole, Sebastiano, bontà sua, per pura simpatia aveva offerto il locale, piccolo, ma accogliente ed il gruppetto che si era andato formando intorno a questa non idea, aveva preso l’abitudine di considerare quel locale come un punto di riferimento ove recarsi per incontrare occasionalmente amici e scambiare opinioni, nelle ore che più facevano comodo ad ognuno.

Poteva avere un futuro una cosa del genere? E, nello stesso tempo, non sarebbe stato un peccato, mollare e fare andare disperso quel poco di buono che potevano aver fatto col semplice fatto di essersi sentiti vicini, gli uni agli altri e discusso di quegli argomenti che stavano a cuore ad ognuno, con una frequenza che si era tramutata in abitudine, per un numero abbastanza grande di persone che avrebbero voluto continuare?

Delle buone intenzioni è lastricato il pavimento dell’Inferno, pensò ad un tratto Maurizio, quando una mezza orata dopo, avrebbe detto Camilleri, si accorse di essersi addormentato con la testa tra le braccia, sul tavolo ed improvvisamene risvegliato, dalla porta che si apriva a spiraglio e la testa di Chiara che apparve facendo capolino,

- Disturbo? – chiese e, accortasi del sobbalzo fatto da Maurizio, ironicamente aggiunse - vedo che sei molto impegnato: infatti Sebastiano mi aveva avvertito che ti eri ritirato nel pensatoio, per riflettere non ho capito bene se sui destini dell’umanità, o a preparare un nuovo discorso sui massimi sistemi. Comunque ormai sono entrata e voglio darti una mano, qualunque sia l’oggetto della tua meditazione.
- Non mi sentivo molto bene – aveva mentito l’uomo – e mi sono appisolato un momento, però ho fatto un brutto sogno.
- Dimmi, dimmi – disse con premura esagerata la ragazza, fingendosi subitamente preoccupata – hai visto forse l’Armagheddon?
- Non scherzare. – rispose Maurizio – Va bene, mi sono addormentato, ma ti posso assicurare che quello che mi ha preso non era un sonno normale, ero come sotto l’effetto di un incantesimo.

Chiara si avvicinò al tavolino e vide che Maurizio aveva davanti a sé un foglio sul quale aveva scritto “Umanamente”, ma per il resto il foglio era bianco.

- Quello è l’oggetto delle tue meditazioni? – chiese, atteggiando il volto a serietà – umanamente o umana mente? Cosa ti interessa di più? – il tono della voce era quello di sempre, non più irrisorio. Maurizio si calmò.
- Ho sognato di avere tradito il mio migliore amico e di averlo abbandonato quando aveva più bisogno di me. – disse come trasognato, fra sé e sé. - Ero disperato e non avevo più il coraggio di guardare i miei simili negli occhi. Mi sentivo sporco, indegno, abietto, inadeguato a qualsiasi cosa.

Chiara taceva e lo guardava, con il capo piegato, lo sguardo che partiva dal basso verso l’alto, a cercare il volto di lui, come nella comunione, il fedele, compreso dell'importanza del momento, guarda la mano benedicente del prete che porge l’ostia consacrata, pur avendo il capo rivolto verso il basso .

- Ho assistito alla sua gogna, ho visto i suoi occhi che mi guardavano fissi e non mi trasmettevano niente. Ho Capito che potrei farlo davvero e la cosa mi ha sconvolto. Capisci, Chiara? Io ero qui per riflettere sul da farsi per la vita del nostro circolo e invece sono caduto in questa malia che mi ha preso e non capisco perché mi sia capitata, cosa mi sia successo.
- Tu Maurizio pensi troppo. I sogni non sono niente, sono nostre invenzioni, sono creazioni del nostro subconscio, forse rivelano nostri timori nascosti, ma la nostra vita è nella realtà, non nel sogno. Perché hai scritto “umanamente” su quel foglio? Sapevi quello che volevi dire, mentre lo scrivevi? Volevi forse ragionare su ciò che è umano? Sul modo di vivere e avere rapporti come è proprio degli uomini e comportarsi umanamente? O volevi parlare del labirinto che è dentro di noi e nella nostra mente e dal quale ci è sempre più difficile uscire?
- Non è facile, sai, vivere da uomini, quando si è invischiati in questa rete come ragni nella tela.
- Ma che dici, Maurizio? Hai perso il senso della ragione?

Si sentì bussare alla porta, che subito dopo si aprì e comparve Sebastiano.

- Sono venuti – disse semplicemente – alcuni amici che hanno chiesto se il circolo aveva ripreso l'attività. Non sapevo cosa dire loro e li ho invitato a bere qualcosa. Se volete unirvi a noi, ci farebbe piacere.

- La nostra vita è una finzione – disse amaramente Maurizio – tutto quello che facciamo è pura e semplice rappresentazione. Siamo attori su un palcoscenico di cui ignoriamo quale sia la commedia che si sta rappresentando, chi ne sia il regista, chi siano gli altri attori che vediamo agire e soprattutto quale sia l’epilogo della storia che va in scena. 

Sebastiano, che aveva udito a metà il discorso di Maurizio, interpretò male il senso di quelle parole e, a scanso di equivoci, disse:
- E’ tutto pagato…offro io. Gli altri sono i nostri soliti amici, che si aspettano da te una ripresa in grande stile dell’attività del circolo e chissà quante novità per il prossimo anno. Coraggio Maurizio, quello che facciamo è bello anche se non serve a niente. Tu ci hai insegnato il valore delle piccole cose, il piacere di capire quello che forse già sapevamo, senza però averlo compreso interamente. Devi essere orgoglioso.
- Andiamo – disse Maurizio, prendendo per mano Chiara. – Si apra il sipario,diamo inizio al secondo atto.

Lo scroscio di applausi, appena misero il capo fuori della porta, li accolse con un senso di gradevole eccitazione.

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