TRAMBUSTO

- Oh, che cazzo!!! – pensò tra sé Maurizio – dev’essere successo qualcosa di grave allo Zibaldino. Il rumore che si sentiva provenire dal retro del bar, aumentava ad ogni passo, era un trambusto confuso, con molte voci e grida scomposte. Superò d’un balzo l’ingresso e si trovò davanti la solita scena del bar, pochi avventori nei pressi del banco di mescita e un Sebastiano solare che strofinava con forza bicchieri e tazze con un panno spesso per farli brillare. Calmo, tranquillo, nonostante alle sue spalle, il fracasso fosse quasi insopportabile.

Atene - 2019

- Che cazzo – disse stavolta a voce alta – che diavolo sta succedendo qui? E si precipitò verso la porta del retrobottega.

Non fece in tempo ad aprirla, che udì la voce di Sebastiano:
- Niente, è arrivata la TV e stanno facendo le prove.

La mano di Maurizio ristette sulla maniglia della porta, abbassata a metà.

- La TV? – chiese perplesso, guardando verso Sebastiano. Come la TV?
- E’ RAI 2 venuta a fare un servizio sull’attività illegale del circolo. Forse verrà anche la Gabanelli, chè se si rilancia con questa opportunità, la riprendono in RAI, sai com’è, non si sa mai. La ruota potrebbe anche girarsi e allora potrebbe fare comodo avere qualcuno da quella parte.

Maurizio finì di abbassare la maniglia ed aprì la porta. Un gruppo di persone erano intorno al tavolo e si affaccendavano con un enorme schermo piatto televisivo e molte altre apparecchiature posate sul tavolo ed anche in terra. L’apparecchio era acceso ed il rumore, proveniva da lì, riempiva tutta la stanza ed esplodeva fuori, sembravano le strida di una folla inferocita, per cui, egli pensò, niente di strano che si fosse preoccupato arrivando.

- Potrei sapere cosa sta succedendo? – chiese a voce quasi urlata, per sovrastare il rumore.

Dal gruppo si staccò un uomo, il quale si girò verso di lui ed attese che si avvicinasse, per tendergli la mano

- Piacere Pasquale Luvrano, di RAI 2, lei è il responsabile della struttura?
- Quale struttura, scusi?
- Lo Zibaldino, il circolo letterario che da tempo opera nella nostra città in condizioni di semi-clandestinità, in realtà sotto gli occhi di tutti, orientando in modo surrettizio le coscienze degli ignari cittadini, che mentre credono di seguire un innocente programma letterario, si ritrovano a loro insaputa a fare politica di opposizione al governo.
- Ma siamo diventati matti? – urlò Maurizio – fare politica noi? Ma come vi viene in mente? Noi siamo un circolo letterario assolutamente apolitico.
- A, sì, vero? Allora vediamo siete con Carola o siete contro Carola? Ehh? Bisogna dichiararsi, per essere democratici, altrimenti si trama nell’ombra. Siete con quelli che vogliono affogare l’Italia sotto il peso dei migranti, tradendo la nostra Patria, o siete con Salvini, che Dio lo Salvi e Salvi(ni) anche noi.

Maurizio era sconcertato. “Con questi non si può ragionare – pensò – questi hanno in tasca la verità e se la giocano come vogliono.

Le attrezzature continuavano a fare un trambusto pazzesco. Un cameraman si aggirava per il locale, riprendendo tutto quello che riteneva interessante ed un giornalista lo accompagnava con un microfono in mano e interrogava tutti quelli che incontrava, sia clienti del bar, che appartenenti al circolo. Una particolare attenzione fu dedicata dai due a Sebastiano, titolare del bar e proprietario dello stambugio in cui gli accoliti si riunivano.

Maurizio, in preda ad una grande ansia per quello che stava capitando, della cui gravità e liceità, non era in grado di valutare la pericolosità, non si era accorto che, nel frattempo, molte persone, appartenenti al circolo, ma anche perfetti sconosciuti, si erano adunate nel locale e, poiché questo non era in grado di contenerle tutte, molti ristavano nel bar, in prossimità della porta di comunicazione, per vedere ed ascoltare quanto in esso avveniva. Ormai le macchine tacevano, ma il frastuono non era cessato, sostituito dal brusio animato della folla, che già si stava dividendo in due gruppi di contendenti, da una parte quelli a favore dell’iniziativa e dall’altra i contro.

Su un grande schermo addossato ad una parete, passavano in continuazione immagini del bar, di Sebastiano, di Maurizio e di quelli che via via venivano intervistati. Il trambusto si toccava con mano, perché oltre alle voci, le risa, le frasi spezzate e richiami vari, c’era un’agitazione generale con sedie spostate e gente in movimento, che tutte insieme formavano una grande baraonda.

Ad un tratto, sul grande schermo, comparve la figura del giornalista che curava il servizio, con a fianco un signore brizzolato, faccia sorridente, occhi vivaci che fu presentato come rettore di una università abruzzese, da poco venduto alla politica,

- È vero – disse, appena il giornalista gli dette la parola – è vero, sono tutti comunisti. Io ne conosco alcuni, anzi molti, sono dei più accaniti; ancora accecati dalle ideologie, in particolare la marxista, che tanto danno ha recato al mondo intero. Inutile discuterci, sono convinti di essere padroni della verità e vogliono avere sempre ragione. Sono tutti traditori della patria. Non hanno capito che la distinzione tra destra e sinistra non esiste più. Ora è tutta destra.

- Per non parlare di ideologie, vero? – Lei questa come la chiamerebbe, un’idea o un’ideologia, l’amore di patria voglio dire?
- Noi siamo sovranisti e antieuropeisti, che non sono ideologie, ma valori da conservare, per cui il nostro amore per l’Italia è un culto irrinunciabile, come le radici cristiane dell’Europa. –
- Insomma non volete l’Europa unita, ma la volete cristiana, vero?
- Qualcosa del genere. Gli stati hanno il diritto di difendere i propri confini dalle invasioni barbariche, o no?
- Nell’attività di questo gruppo, quindi si potrebbe ravvisare un tentativo di sedizione, mediante la costituzione di un’associazione a delinquere, clandestina, che potrebbe essere sciolta per legge? –
- Senza dubbio: i responsabili rischiano di essere sottoposti a processo e condannati a diversi anni di carcere.

A questo punto Maurizio, fuori di sé per la rabbia, strappò il microfono dalle mani del giornalista e lo scagliò lontano.

- Siete una massa di cialtroni, espressione degna di chi vi manda. Avete fatto di una piccola casa della cultura, con la lettera minuscola, un bordello ed ora vorreste metterci a tacere, perché, più cose si sanno in giro, più quelli che detengono il potere, rischiano di perderlo. Non illudetevi di poter durare a lungo così. Anche se il marxismo è morto, restano le idee di eguaglianza e di giustizia che il socialismo ha diffuso nel mondo, e state certi, la distinzione tra destra e sinistra resterà sempre, fino al raggiungimento degli scopi della sinistra, libertà, eguaglianza, giustizia per tutti, perché fino a quando ci sarà una piccola parte di umanità che detiene la maggior parte delle risorse del pianeta e la restante parte della popolazione globale, che vive delle briciole che cadono dalla tavola dei grandi consumatori, ci sarà sempre chi prenderà le parti della solidarietà e dell’equità e chi si attaccherà al proprio egoismo, esigendo sempre più privilegi.

Così dicendo, Maurizio invitò con modi recisi gli intrusi ad andare via, liberando gli ambienti dalla loro presenza e dal fragore delle macchine.

Il cameraman con la cinepresa in spalla, fu l’ultimo ad uscire, tra le grida e gli insulti della folla fra i quali, a tener bordone a quanto detto da Maurizio si ritrovarono tutti gli appartenenti al gruppo, solidali per una volta con il loro capo, ed ebbe buon gioco a chiudere il sevizio, con le ultime immagini sull’uscio del bar, col pandemonio finale, mentre nella fortezza appena liberata, qualcuno, nell’ombra, scrutava e consultava internet e vari dizionari della lingua per trovare la radice della parola “trambusto”, che a lui era apparsa nuova, luminosa, degna di essere ricordata: dal provenzale “trambas”, chiasso, commedia sguaiata, in senso più ampio, rivolta di popolo.

Amen.

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