NARRARE


Uno dice 'narrare' e ti viene subito in mente di aggiungere 'una storia'. Cos'è che si racconta? quello che si conosce, che si sa. La presunta "verità", oggetto di romanzi, come ricerca  del vero, oppure testimonianza, per obbligo di legge. Assistiamo spesso allo spettacolo di persone, convocate per essere ascoltate dal giudice in qualità di 'persona informata dei fatti' che si debbono discutere.
        Narrare in latino si diceva anche 'narrare', ma traeva la sua origine da una desinenza 'gna' che significa 'conoscere', contenuta nell'aggettivo 'gnarus', che vuol dire 'consapevole'.  Noi oggi diciamo 'ignaro' per indicare chi non è a conoscenza di una determinata  cosa.
        Ad occhio direi che questa desinenza derivi  dal greco 'gnothi' cioè 'conoscere' (v. la corrente religiosa dello gnosticismo, basata su una forma di conoscenza esclusiva) , come il famosissimo 'gnothi seautòn' , che i latini tradussero in 'nosce te ipsum', un'esortazione filosofica per dire 'conosci te stesso'.
       Narrare è l'arte del raccontare. La narrativa è un genere letterario comprendente i romanzi, i racconti, le novelle, ed altro. Si può narrare un fatto realmente accaduto, o una storia inventata di sana pianta. Per fare ciò, però, occorre che chi narra abbia la consapevolezza della materia trattata.
       Anche in un'opera di fantasia, l'autore deve  creare un mondo dove la storia immaginata  abbia una consequenzialità ed una verosimiglianza  tale da renderla credibile.
       I 'fantasy'  e  i racconti di fantascienza di oggi, come le favole per bambini di ieri, narrano di mondi e personaggi inesistenti, che l'abilità di chi li crea ci fa apparire reali.
       Quello che si chiama 'l'io parlante', non è l'autore del testo, ma anch'egli un personaggio che assume le vesti del narratore, all'interno della storia  che viene raccontata.  
       E' un artificio al quale ricorrono moltissimi autori, del passato,  come del presente prossimo e remoto, alcune volte attraverso l'invenzione di un manoscritto antico ritrovato per caso, che viene svelato dall'io narrante inventato dall'autore. Come se l'interposizione di questa figura rendesse più verosimile il fatto narrato. Ecco la conoscenza. l'uomo che narra, ''sa'.
      Tutto quello che si narra ha un senso, che può essere palese, come nell'apologo, dove alla fine della storia viene indicato  l'insegnamento che da esso proviene. Oppure nascosto, criptico, che il lettore deve andare a cercare per conto suo. Vedi le parabole di Gesù Cristo, che  nonostante l'apparente chiarezza di quello che è stato esposto, a volte costringono ad uno sforzo ulteriore, cercare il significato allusivo che è contenuto sotto quello apparente.   
        Qual è l'oggetto del racconto? L'uomo- Di qualunque racconto, anche il più fantastico, protagonista è sempre l'uomo, che sente la necessità di raccontarsi,  per l'Eccezionalità della sua condizione di essere pensante di fronte ad un destino ignoto, che vive del proprio stato di precarietà e che teme e che spera  e che ama e che odia e che delinque o dedica la sua vita a fare del bene in nome di un dio o di quella  scheggia talvolta impazzita di dio che  è l'uomo stesso.
       Un lungo, interminabile  racconto che non conosce fine, ma solo principi, l'incipit di tutte le cose che avvengono sulla terra e che vanno a formare il patrimonio di conoscenze nella mente  e nello spirito di questo 'pastore errante dell'Asia, come siamo tutti noi, secondo Giacomo Leopardi, il poeta portato al cinema come "Il Giovane Fantastico" da Martone che ha dato ad Elio Germano la possibilità di esprimere tutte le sue possibilità, nel tentativo secondo me riuscito del regista e dell'interprete, di "raccontare la poesia", il sentimento più inesprimibile che ci sia.  
     E quando anche l'ultima pagina di questo grande libro di tutte le storie dell'umanità sarà scritta, l'immenso patrimonio  di sentimenti che da esso risulterà,  sarà probabilmente trasferito su un 'cloud' di dimensioni sconfinate,  a disposizione di nuove forme di vita che verrano, magari su un altro pianeta, miliardi di anni luce distante da noi, sotto  forma di de javoù, di una storia vissuta di cui si hanno solo labili frammenti di memoria, niente più che apparizioni che andranno ad intrigare gli organi sensibili dei nuovi esseri viventi  colà apparsi. 
12 marzo 2017

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