FUNAMBOLICO - FUNAMBOLESCO

- Secondo te, se dicessi ad una persona che, in una data situazione, si è comportata funambolescamente, gli farei un complimento o una critica? Pensi che lui dovrebbe aversene a male o comunque rallegrarsi?

Al campetto, Micene 2019

Questo il quesito posto alle ore otto del mattino, da un Matteo piuttosto incazzato al suo sodale Maurizio, che per la verità aveva la mente a tutt’altro. Il posto era la sede centrale delle poste di Teramo, dove entrambi si erano recati presso l’ufficio raccomandate. Avevano in mano un plico ciascuno, che doveva essere spedito con quella modalità. Oggetto della raccomandata, scoprirono poi, era il medesimo. Si trattava di una domanda di partecipazione ad un concorso per un posto di lavoro in un ente pubblico, di cui nessuno dei due era contento che l’altro ne fosse venuto a conoscenza. Entrambi disoccupati, attivi allo Zibaldino, loro unico impegno, non si sentivano protetti economicamente ed erano alla ricerca di un lavoro qualunque, purché discretamente remunerativo. Ma non ci tenevano a farlo sapere in giro, per non perdere credibilità nel loro ruolo di esegeti della parola (tali si ritenevano, senza darsi troppe arie, volutamente ignari del fatto che quella che chiamavano la loro credibilità, o autorevolezza, nell’ambito cittadino era comunque a livello zero).

- Per me il funambolo è un semidio – rispose Maurizio, dopo un attimo di riflessione, il tempo di spostare la mente sul nuovo argomento – per cui ritengo che dare del funambolo a qualcuno, dovrebbe fargli piacere.
- Ci sei cascato! – proruppe Matteo, al culmine della soddisfazione – almeno non sono solo! Il funambolo è un avventato, uno che fa le cose con grande destrezza, ma anche con furbizia, è ardito ma persegue un suo fine e conta molto sull’effetto scenico. Infatti metaforicamente, comportarsi, per una determinata azione, in modo funambolesco vuol dire comunque agire senza la necessaria prudenza ed avvedutezza, uscendosene per il rotto della cuffia, come si suol dire. Come camminare sul filo del rasoio.
- Ma per muoversi alla maniera di un funambolo, si richiedono due doti assolutamente non comuni, maestria e temerarietà. – Obiettò Maurizio, che non mi sembrano cose da poco.
- E spregiudicatezza – aggiunse Matteo. Nel linguaggio comune, quando diciamo che il tal dei tali se l’è cavata funambolescamente, non alludiamo soltanto alla sua abilità nel sapersi districare da una situazione difficile e/o pericolosa, quanto piuttosto ai modi sbrigativi, e ai limiti della liceità con cui ne è uscito.

L’impiegata allo sportello, guardava con occhi interrogativi, per sapere quale dei due doveva servire per primo, visto che i due, parlando tra di loro, indugiavano a farsi avanti. Alfine Matteo ha allungato il suo plico oltre il vetro divisorio ed ha chiesto che venisse spedito con raccomandata r.r. La donna gli ha porto una cartolina da riempire ed ha atteso che Matteo gliela restituisse, dopo di che provvide ai timbri e all’affrancatura necessaria e passò al secondo.

- Idem – disse Maurizio, porgendo a sua volta la sua busta – poi scrisse i dai richiesti sulla cartolina r.r., pagò la tariffa e prese la ricevuta.
- Allora, ci si vede? – chiese all’amico – all’atto di uscire dall’ufficio, senza tendergli la mano.
- Aspetta, non vogliamo parlare di questo concorso? - accennò esitante Matteo. Agli altri non diremo niente, vero?
- E’ nel diritto di ognuno di noi di partecipare a tutti i concorsi che ci pare e piace – disse, velenosamente Maurizio. – E certo non è un nostro obbligo di dirlo a nessuno. Ma tu volevi dire altro?
- Mi sembra tutto una fumisteria – scandì Matteo, guardandolo negli occhi.
- Che vuoi dire? Che intendi per fumisteria?
- Ma, non so, è tutto così misterioso. Facciamo le cose uno all’insaputa dell’altro. Il nostro non mi sembra un circolo, ma un’accolita.
- T’è rimasto in gola il rospo del concorso, vero? Non ti va che io l’abbia saputo e che ora sono un tuo concorrente. E forse con fumisteria volevi dire fumeria, dove si va a fumare. Magari l’oppio. Per dimenticare, per sognare, per rimanere inerti.
- No, no. Non sono a questo punto. E lo sai. Intendevo i misteri, i segreti che sono tra noi. Ci sono iniziati e meno iniziati, esoterici ed essoterici, secondo le conclusioni di una delle ultime sedute. Ma il fumo ci rientra, perché è tutto fumoso, nascosto dietro una cortina di fumo.
- Ed invece fumisteria vuol dire un modo di fare che ha come scopo principale quello di sbalordire con scherzi, indipendentemente da quello che si fa o che si dice, che solitamente ha poco valore, o nullo. Quindi il fumo non c’entra, e nemmeno il mistero o il segreto, come hai detto tu.
- Tu sai sempre tutto…ma io dicevo in senso generico, in base alle impressioni, alle sensazioni.
- Senti, amico, se hai qualcosa che non ti va devi dirlo apertamente e non nasconderti dietro parole di cui ignori il significato. Sperando che anche chi ti sta ascoltando, faccia altrettanto.

Quello del concorso è un piccolo segreto che ci legherà, perché abbiamo la necessità di dare una svolta alla nostra esistenza. Agli altri non lo diciamo perché non sappiamo quale sarà l’esito di esso, mica è detto che lo vinceremo. E poi perché essi penserebbero che stiamo per mollare e ci abbandonerebbero, cosa che per il momento è meglio evitare. Siamo d’accordo, Matteo? – concluse il capo, stendendogli la mano che l’altro afferrò subito come un’ancora di salvezza.


- Siamo d’accordo. Dobbiamo pensare a salvaguardare gli interessi del circolo. Grazie Maurizio. Se avrò bisogno di un sostegno per lo studio, ti consulterò, ti dispiace?
- Nient’affatto, però senza fumare, mi raccomando – rispose Maurizio, ridendo.
- Vaffa!!!!!
- ‘n culo!!!!!!! – fu lo sberleffo finale di Mauro.

Si diedero il cinque e ognuno per la sua strada. Due funamboleschi portatori di segreti esoterici, con la propensione al nullismo della fumisteria da strapazzo.

Quanta saggezza in quelle menti, pur in così poco spazio!

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