FUORVIARE

Silvana quella mattina arrivò con una tensione interna che le sembrava di essere sul punto di scoppiare da un momento all’altro. Appena entrata, si girò verso l’interno della stanza, dove più gruppetti di persone discorrevano animatamente a voce alta ed allora, al fine di attirare la loro attenzione su quello che intendeva dire, sbatté con forza la porta ed attese che si facesse silenzio.

- Sedete, per favore - disse – approfitto del fatto che Maurizio non è presente per dirvi alcune cose che spero non gli vengano riferite. O quanto meno, riferite esattamente come le dirò, e con lo spirito col quale intendo farlo.

Uscita, 2014

Come voi tutti sapete, le parole pesano. Cioè hanno una grande importanza. Se non usate correttamente e specie se non riportate correttamente, quando sono pronunciate da un’altra persona di cui si vuole stigmatizzare il pensiero espresso con esse, possono fare molto male. Con le parole di uno scrittore molto noto, alcuni dicono anche “Le parole sono pietre”, nel senso che sono dure, possono essere macigni che non si spostano, che una volta dette, non si possono cambiare e non è possibile sottrarsi alle conseguenze che esse possono avere.

Condivido quanto appena detto, ma aggiungo che le parole sono spesso multiformi, cioè presentano diversi aspetti, cosa per cui diverso può essere il senso a seconda del modo in cui le usiamo.

- Senti cocca - disse Mariabella, l’ultima arrivata del gruppo, grassa e antipatica per il suo modo di apostrofare gli altri – non ci stai dicendo nulla di nuovo, queste sono cose che sanno anche le pietre, per restare nel campo dei lapidei. Vedi di trovare qualcosa di più originale, oppure stai zitta.

In quella entrarono Maurizio, Chiara ed Ottavio; i primi due andarono direttamente al tavolo che ormai consideravano della presidenza, dove però nel frattempo si era seduta anche Silvana, la quale, vedendoli, fece l’atto di alzarsi.

- Stai pure – le disse Maurizio – continua, di cosa stavate parlando?
- Parliamo dell’importanza delle parole e della necessità di riferire le parole degli altri, cercando di rispettare il più possibile il senso che il profferente intendeva dare loro.
- Bene – disse Maurizio, impossessandosi dell’immaginario microfono – ciò è importante nelle relazioni tra privati, ma lo è ancora di più nei rapporti pubblici, ove, di questi tempi scellerati, assistiamo sempre più spesso ad una vera e propria opera di disinformazione, sia nel campo della comunicazione politica, che nell’informazione giornalistica. Non voglio dire soltanto delle fake news, che ormai sono il principale mezzo usato in politica per ottenere il consenso, da parte di malintenzionati, ma delle distorsioni, delle incomprensioni, dei frequenti travisamenti, dei fraintendimenti, della volontà nemmeno molto nascosta, ma subdola, di indurre in errore il cittadino, di fuorviare l’opinione pubblica, di depistare le inchieste che pure si fanno per il benvolere di pochi.
- Di questo volevo parlare – torna a dire Silvana, evidentemente seccata, approfittando della pausa del suo antagonista – Spesso anche tra di noi capita di non capirci. Ma alcune volte sembra che ci sia una volontà di non capirsi. Credo che almeno qui, noi dovremmo comportarci come una squadra, solidale e leale, mettendo da parte rivalità di tipo individualistico e pretese di primogenitura.

Tra gli ascoltatori, corse un mormorio, ci fu come un agitarsi, e si sentirono alcune voci dissonati, alcune di approvazione, altre di esecrazione. Maurizio taceva e scrutava l’uditorio. Chiara come al solito, all’erta, avvertiva la tensione che si stava creando e nell’intento di allentarla, si mise a sfogliare degli opuscoli che portava con sé, in cerca di qualcosa.

- Noi tutti abbiamo assistito a casi di stravolgimento di quanto detto da qualche politico, con l’intento di gettare fango su di lui, oppure a vere e proprie gogne mediatiche cui sono stati sottoposti altri personaggi per via di qualche sua debolezza di cui si è venuto a sapere, che non avrebbe dovuto fare parte del dibattito pubblico.

Vi faccio l’esempio – disse, infine – di un caso politico avvenuto di recente. Un noto protagonista dell’opposizione parlamentare, nel commentare le ultime votazioni per il rinnovo del Consiglio Europeo, ha detto di non comprendere come mai in un paesino della Sardegna, dove c’erano solo scuole medie, con un tasso abnorme di ragazzi che non arrivavano al diploma secondario e quelli che ci arrivavano non avevano la possibilità di accedere ad un corso di scuola superiore, avevano votato tutti per un partito che fa parte della coalizione di governo. Eppure, ecco il punto di incomprensione, questo governo non aveva fatto nulla per migliorare le condizioni di vita di questi giovani. Questo concetto, chiaro ed inequivocabile, in mano ad una informazione di parte, era stato completamente travisato e reso al contrario del suo significato “Questo politico dice che quelli che votano per il nostro partito sono persone che non sono andate oltre la terza media”, per dare agio al leader della maggioranza di affermare: ”Un politico che giudica le persone dal titolo di studio posseduto, è un cretino”. Con uno strascico di polemica denigratoria e danni notevoli all’immagine del malcapitato, che malgrado successive smentite e chiarimenti, non verranno mai risarciti da nessuno. Ciò avviene perché nella mente dei lettori di un giornale, resta indelebile la prima notizia – falsa – mentre nessuno legge o comunque dà retta alla smentita.

- Tu stai parlando – disse Silvana – del caso Cuperlo di cui hanno riferito i giornali. Lo stesso Cuperlo, nella replica, dopo aver smentito in maniera assoluta la sua volontà di collegare il livello di istruzione scolastica al voto leghista, ha però ammesso di avere anche lui, in parte la colpa di quanto avvenuto, per non essere riuscito ad esprimersi come voleva. La frase incriminata è la seguente:

A me colpisce che oggi la Lega sia il primo partito in Sardegna. In Sardegna, il 33% dei ragazzi tra 14 e 18 anni che frequenta la secondaria, non completerà il corso di studi. E questo governo, cui la Lega è azionista di riferimento, non ha fatto alcunché sulle politiche del diritto allo studio.


- Se lo ha fatto, ammettendo una parte di colpa - obiettò Chiara – è perché Cuperlo è un galantuomo come pochi al giorno d’oggi e la sua onestà intellettuale è inattaccabile da insulti e falsità che provengono da organi di informazione in assoluta malafede.
- Io comunque non è di questo che volevo parlare. – proseguì Silvana - Sappiamo quello che succede in politica e come sia facile travisare il discorso dei politici per fini bassissimi. E anche il fatto che gli organi di informazione hanno la loro parte di responsabilità in questo marasma di notizie false e vere, per cui spesso è difficile orientarsi.

Molto più modestamente, come ho cercato di dire sopra, è al rapporto tra di noi che io volevo riferirmi. A quello che succede ogni volta che uno prende la parola ed altri gli danno sulla voce, oppure si approfitta di un qualsiasi spiraglio fornito a volte, chessò, da una parola fuori posto, per scatenare una gazzarra e mettere in croce chi incappa nel più piccolo errore.

- Cari amici – intervenne Maurizio – il nostro non so come chiamarlo, circolo, ma non è un circolo, cenacolo nemmeno va bene perché finora nessun ha offerto una cena a chicchessia, movimento, troppo simile ad altri tristi movimenti, organizzazione, ma siamo quanto mai disorganizzati, allora chiamiamoci “Gruppo di Volontari della Parola”, è nato da solo, spontaneamente, senza regole, lacci e lacciuoli come si suol dire, e quindi è facile che tutto avvenga disordinatamente e, forse facendo torto a qualcuno. Ma siccome e per fortuna, vedo che sta crescendo e che abbiamo già raggiunto un certo numero di aderenti, forse è il caso che uno di questi giorni ci riuniamo per discutere di una sorta di regolamento ed in quella sede, terremo il massimo conto di quanto chiesto dalla nostra adepta Silvana. Per il momento propongo di mollarla qui e di aggiornarci ad una prossima riunione. Grazie a tutti e arrivederci.
- Quello che ora in nostro amico Maurizio ci ha dato – ribatté amaramente Silvana – è un esempio di come non dovrebbero andare le cose. Non tocca a lui stabilire quando e come chiudere le sedute, a suo comodo e piacimento. Ma vedo che la cosa non vi interessa per niente ed allora “buona notte”.

Tutti erano già in piedi e parlavano tra di loro, avviandosi all’uscita. Al tavolo, da sola rimase Silvana, non poco contrariata.

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