ESOTERICO

Chiara aveva bene in mente quello che voleva dire; da alcuni giorni rimuginava tra sé e sé alcuni aspetti del linguaggio, per cui esistono affinità, interconnessioni ed interferenze tra parole che usiamo ogni giorno, simili o diverse fra loro, che, messe vicine una all’altra, possono avere delle potenzialità che non ci aspettavamo. Su questi spetti particolari intendeva intrattenere gli ascoltatori di buona volontà del circolo della parola, tutti a modo loro concorrenti alla formazione di quello strano sillabario di cui aveva parlato un tempo Maurizio e che, un po’ a caso stava nascendo nelle pagine dello Zibaldino. Ma era distratta da un’idea dalla quale non riusciva ad allontanarsi. Il giorno precedente, era piombato – è il caso di dire – al ritrovo semi-segreto sul retro del Bar dell’Olmo, uno strano individuo che si era imposto subito all’attenzione di tutti, con prepotenza, chiedendo di essere ascoltato. Si trattava di un uomo, un novantino avrebbe detto Andrea Camilleri, per dire che aveva circa novanta anni, zoppo, cieco ad un occhio, biecamente vigile l’altro, il quale di primo acchito, a sentirlo, aveva impressionato l’uditorio, per quanto era sconclusionato; cominciò col recitare delle poesie puerili, filastrocche e dire cose senza senso. L’ingenuità dei concetti espressi, la fumosità di certe affermazioni, l’assoluta banalità di espressioni tratte da un repertorio di luoghi comuni scontati, facevano pensare, se posti a confronto con l’età molto avanzata di lui, e al grado di saggezza o quantomeno di ragionevolezza, che ne avrebbe dovuto conseguire, più a un caso di marasma senile, che a non ad una cosa seria.

Olimpia, Museo archeologico - 2019

Eppure certi versi, per lo più frasi d’effetto, sconnessi e farraginosi, erano rimasti nella mente di Chiara per tutto il giorno “ho lanciato sassi nel nulla, ho scritto versi sulla sabbia, ho urlato nel vento” e seguitavano a ronzare ancora ora, di fronte ai volti leggermente ansiosi e al vocio delle persone che si agitavano nella sala. Aveva del mago e del funambolo, parlava in modo misterioso “Ho incontrato un alieno pieno di spirito che mi ha chiesto: - uomo, dove vai? – sembrava custodire dentro di sé un segreto, noto a lui solo.

La voce dell’uomo era profonda e cavernosa, ma, impostata male, suonava lugubre e monotona; la mancanza di senso di alcune frasi sentenziose, che sembravano uscite dalla bocca di un oracolo, inducevano ad una riflessione: quanta parte di quei contorti ragionamenti era frutto di un’esaltazione dell’io del soggetto novantenne, e quanta parte invece era voluta, faceva parte di una strategia per mettere alla prova l’intelligenza degli ascoltatori?

Parole altisonanti, la profondità dei mari, l’altezza dei cieli, l’infinità dell’infinito, erano espressioni ricorrenti, frutto ammuffito di un estenuato sentimentalismo di maniera. Ma se sotto vi fosse la folle arguzia di una mente diabolica?

- Dentro o fuori, dentro o fuori, non vi è altro modo di stare. Esoterico o essoterico, è uguale, per voi? Il mistero è fitto, le luci sono false, dobbiamo navigare nel buio. Sono Lucio – aveva detto ad un certo punto – Apportatore di Luce, Luciofer, sono il diavolo, ma in versione bivalente, pre e post la grande abiura, la ribellione contro Dio, quindi sono un diavolo in potenza; per il momento sono come un angioletto; ma posso fare male. Mi piace travestirmi: tempo fa giravo camuffato sotto i panni di San Giovanni Battista, ma quel sant’uomo di Pietro, non ti ha messo all’ingresso del paradiso un ausiliario del traffico? Un pignolo della madonna che mi ha scoperto e ricacciato sulla terra. “Vai giù a fare proseliti, nullafacente - mi ha detto a brutto muso - e mi ha imposto di agire sotto le mentite spoglie di Ferruccio Castracani; mentite, sì, ma pesanti: quando devo mettere la sua armatura è un bel problema, mi va troppo grande.

Mi arrangio a fare quello che mi ha detto, ma, non avendo ancora deciso se stare con Dio o contro di Dio, non so a favore di chi fare proseliti. Allora li faccio e basta, in un secondo momento, sceglieranno loro da che parte stare, tanto nelle alte sfere non si prevede nessuna abrogazione del libero arbitrio.

Qualcuno di voi potrebbe chiedere “Che cos’è un proselito?”, ‘mbè tutti sapete che cos’è il proselitismo, quella smania che ognuno che abbraccia una fede, si sente in dovere di avere, di convertire gli altri alla stessa religione. Che poi nessuno sa se sia meglio dire proselito o proselite. Ma tanto chi se ne frega, succede anche con “accolito”, che più o meno significa la stessa cosa, tranne che per la vostra chiesa, che si è inventato per questa parola, un significato tutto particolare; indica una fase del percorso alla preparazione della vita sacerdotale. Come dire che l’accolito è una qualifica che si prende quando si raggiunge un certo grado nella carriera di prete. Ma l’accolito si presta meglio ad identificare l’affiliato di una setta, oppure l’aggregato ad una cosca, o quanto meno il portaborse di un politico. Esiste anche la parola “accolita” nel senso di “combriccola”, tipo “un’accolita di imbroglioni. Voi qui, in questo sodalizio come vi sentite? Siete affiliati, pronubi, o che?”.

Ma voi non siete soddisfatti se di ogni parola non andate a ricercare l’origine del termine ed allora eccovi accontentati, “prosélytos”, che in greco vuol dire “colui che si aggiunge”, vale a dire il forestiero, il nuovo arrivato, se vogliamo il neofita, che si aggiunge ai convertiti, o alla banda, è il termine di riferimento per il proselito; “akòlythos”, letteralmente “compagno di viaggio”, per l’accolito, con una sfumatura semantica, che, mentre per il compagno di viaggio, non si pongono problemi di supremazia, tra chi accompagna chi, per l’accolito esiste una forma di sottomissione del soggetto, al suo maestro, o capo ( vedi “è arrivato il pezzo grosso con i suoi accoliti”). Infine per adepto vi è una derivazione, questa volta da un verbo latino, “adipisci”, che si traduce “conseguo”: l’adepto, parola che sembra una pistolettata, è colui che entra a far parte di un organismo, in genere setta, o meglio loggia segreta, misterica, come per esempio erano le scuole di alchimia, nei vecchi tempi della ricerca della pietra filosofale, dopo aver “conseguito” un certo grado di preparazione o di ammissione ai segreti dell’arte.

Marsilio, che non può stare zitto, a questo punto, con finta ingenuità gli ha chiesto:
- Buon uomo, oh, scusate tanto, buon diavolo, ma invece di tutti questi termini che sembrano usciti da un dottrinario per seminaristi, non sarebbe meglio per tutte le situazioni in cui si tratta di indicare un affiliato, usare un termine più semplice, più diretto, che può andar bene per tutte? Ad esempio “seguace, neofita, tirapiedi, scagnozzo, sgherro o, più modestamente, dire “questo che vedete, è il mio codazzo?”

L’uomo si è fermato, ha girato l’unico occhio buono della sua fronte tutt’interno a sé, per vedere quello che ne pensavano gli altri ed ha soffiato un fiato con odore di zolfo, poi si è raccolto su se stesso e a denti stretti ha detto:

- Ellè, il solito stronzo, che non perde un’occasione per dire stupidaggini! Il presbitero tu lo chiami codazzo? – Addio gente, godetevi questa primiera e, quanto a me, scompaio.

E in un attimo non fu più visto.

“ E mò chi parla, eh?” pensò Chiara “che dico, che ho la testa come un pallone?”. Gli accoliti, adepti o come cazzo li volete chiamare, fra uno scricchiolar di sedie e parole a mezza bocca, si guardavano sbalorditi, come se la scena del diavolo si fosse svolta adesso, davanti ai loro occhi.

Ed ecco che per la povera Chiara arriva l’imbeccata. Da parte di chi? Del diavolo, naturalmente. Sotto i suoi occhi, tra fumi sulfurei e luci psichedeliche, ella vede la figura del malefico vecchietto che le sussurra all’orecchio: “Esoterico è il mistero la cui conoscenza è riservata solo agli iniziati, ricordi? “Eso” “dentro” più “teros”, che significa opposizione; a chi? Ma al suo opposto sciocchina, “essoterico”, che vuol dire “insegnamento allargato anche agli altri”, oltre il cerchio magico degli iniziati, a quelli di mente comune, sono misteri meno importanti, da “exo”, “fuori”, più “teros”, come sopra. “Fuori” o “dentro”, capito? E’ qui la differenza e buona notte ai suonatori.”

Un momento di raccoglimento, un colpo di tosse per invitare al silenzio, occhi che guardavano nel vuoto. Nemmeno un sussurro.

- Adesso parleremo di esoterismo – annunciò e chi non è interessato può uscire subito –

Rimasero soltanto Maurizio, Ottavio, Matteo e Silvana.

Constatata la qual cosa, Chiara, uscendo fuori dallo stato di intossicamento nel quale si era fino ad allora trovata, con notevole sollievo chiese: “Si gioca in cinque a tressette?”.

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