DEMOCRATURA

- Democratura, democratura… - ripeteva fra sé Silvana, rimasta sola nella stanza – che diceva stamattina mio padre a questo proposito? Ah, stava scrivendo a Maurizio invitandolo a parlarne sullo Zibaldino! Andiamo bene! Non vedi che accoglienza? Ho l’impressione che qui la gente se ne frega. Capirai! Vagli a parlare di democratura; e chi ti capisce? D’altro canto c’è poco da dire su questa parola. E’ una presa per il culo della democrazia. Ma se vado a dire qui una cosa di queste, è la volta buona che mi cacciano.

Repubblica delle Idee, Bologna 2019

Tutti quelli che si riempiono la bocca di “democrazia” e dopo non fanno che dire “il popolo”, “60 milioni di italiani”, “l’identità culturale e nazionale”, ecc. sono dittatori in potenza. Dopo aver ottenuto, con tutti i mezzi, anche quelli più schifosi, come brandire una corona con crocifisso ad un comizio, quella che essi chiamano l’investitura popolare, credono, al pari dei baroni di antica memoria, con l’investitura da parte degli Imperatori, di poter far quello che vogliono e l’idea che loro hanno della democrazia è altro che democratura, si potrebbe parlare meglio di “diktat-razia”, la democrazia illiberale, l’aut-aut, la dittatura della maggioranza, la negazione della democrazia vera.

- E come ci si arriva? – chiese l’ultimo della classe, in fondo all’aula.
- Ci si arriva trascurando e non volendo vedere i prodromi…Ma come? C’è qualcuno che sta ascoltando i miei pensieri? – Si chiese costernata Silvana. Si alzò dalla sedia e dovette arrivare fino in fondo alla sala per convincersi che no, non c’era nessuno e la voce che aveva sentito era la sua forse. Doveva aver parlato a voce alta. Sedette al posto dell’immaginario ascoltatore. E cercò di mettersi nei suoi panni.
- Prodromi? - si domandò – Si possono riconoscere i prodromi?
- Se uno ti dice – si sentì rispondere – che se ne frega delle regole, perché una volta al potere le puoi cambiare, che aprirà il Parlamento come una scatoletta di sardine, che per gli immigrati finirà la pacchia, che i soldi ci sono, a debito, per fare le cose più irrealistiche, allora siamo in presenza di segnali molto evidenti di che tipo di democrazia è in mente a chi ti parla. Molti chiedono una democrazia forte, lamentando l’eccessiva debolezza di quella fondata sulle regole. Ma la democrazia è già forte col consenso degli elettori, se chi è al potere ha lo spirito liberale e democratico. Il guaio comincia quando c’è uno solo al comando, che impone le sue regole, ed usa la democrazia come un manganello, senza tener conto delle minoranze, dei diversi, di chi non la pensa come lui.
- E noi oggi siamo di fronte ad una democratura affidata a due estremisti, diversissimi fra di loro per le idee, ma culo e camicia riguardo agli intenti. Uno è un ragazzo di scarsa cultura e nessuna esperienza, ingenuo nella sua ubriacatura di potere, l’altro è un marpione della politica più disinibita e sfrontata, che ha tentato con la sua formazione di sfasciare l’Italia dall’esterno, propugnando la secessione della c.d. Padania dall’Italia, senza riuscirci ed ora ha in mente di raggiungere lo stesso scopo dall’interno, come parte di un governo di cui crede di detenere il potere assoluto, che ha come obiettivo principale di far uscire l’Italia dall’Unione Europea, con danni enormi per l’economia e il benessere di tutto il Paese.
- Con l’aggiunta di scenari apocalittici, come la divisione fra nord e sud, il ritorno ad una guerra civile, una nuova Resistenza e una nuova Liberazione, nel cuore di un continente che ha coltivato finora il sogno di una storia senza più conflitti.


Oramai non sapeva più chi faceva le domande e chi rispondeva. Ad un certo momento si aprì la porta e vide affacciarsi la testa di Sebastiano:
- Sentivo parlare e non sapevo chi ci fosse. Ciao Silvana, ti disturbo? Potresti badare per un po’ al bar, nel frattempo che io faccio una corsa a casa, perché ho dimenticato una cosa importante. Starò via poco tempo; se però arriva qualche cliente, tu almeno il caffè, lo sapresti pure fare, vero? Grazie tesoro te ne sarò grato.
- Ma figurati, Sebastiano, la mia massima aspirazione è quella di venire da te a farti da aiutante. Non ti serve una barista, magari per le ore di punta? E i week end? E quando vuoi andare in ferie? Tienimi presente e sappi che sono di poche pretese. Vai pure, vado subito dietro al bancone.

Commenti

  1. Gentile Bruno, il suo neologismo sarebbe stato sicuramente molto apprezzato da George Orwell. Se, come sancisce la neolingua propagandata dal potere in 1984, la guerra è pace e la libertà è schiavitù, allora varrà anche l'assunto che la democrazia è dittatura. La coincidenza degli opposti, uno dei cavalli di battaglia del filosofo greco Eraclito, che vi leggeva tuttavia la fonte del perpetuarsi nel tempo della vita sempre diversa e sempre identica a se stessa, secondo lo scrittore, nelle moderne società della propaganda onnipresente e totalitazzante diverrebbe negazione della possibilità stessa di ogni opposizione, resa semplicemente impensabile, espungendola dal linguaggio.
    E' sin troppo facile notare come il pensiero unico (e tutt'altro che debole) della società c.d. post-moderna si sia mosso esattamente lungo le linee preconizzate da Orwell, sostenendo che la stessa cosa sono la destra e la sinistra, il liberismo e l'egalitarismo, il ricco e il povero.
    Uscire da tale stagione, culturale prima che politica, dalla lunga notte in cui hegelianamente tutte le vacche apparivano essere di colore nero, è probabilmente condizione ineludibile per una nuova e vitale presa di coscienza democratica.

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  2. Da Eraclito a Hegel, passando per Horwell, la tua è una riflessione di grande spessore e veridicità. Sono perfettamente d'accordo con quanto espresso ed aggiungo che sono ammirato di come un pensiero maturo possa essere manifestato con eleganza, fermezza e profondità come tu hai fatto, a nostro vantaggio. Ti ringrazio e ti prego di farti sentire tutte le volte che vuoi, questo spazio è aperto a tutti quelli che hanno qualche cosa da dire.

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