DEBACLE

- Veronica arrivò al club un mattino di giugno avanzato, c’era già stato il solstizio d’estate e quindi si era all’inizio della bella stagione. Il suo non fu un arrivo felice; appena entrata, si guardò intorno e storse il naso: l’ambiente non le sembrò punto elevato, come le avevano detto. Per intenderci, lei aveva postato sul suo profilo Facebook, a proposito del suo cinquantesimo compleanno, una frase del tipo “non invecchio, non mi stagiono, mica sono un prosciutto o un formaggio, ma mi evolvo”. Tra altri cinquanta, sarà ancora là, tramutata per evoluzione in una specie superiore. Beata lei; io mi accontenterei di affinarmi, come un buon vino in una vecchia botte, fermo ma non decrepito. –

Olimpia, 2019

Questo stava raccontando Maurizio ai primi arrivati, nell’attesa che giungessero gli altri. Veronica no, non sarebbe venuta. Aveva annunciato da tempo che non intendeva più far parte del gruppo e da un po’, già non si era vista. Il fatto è che lei viaggiava molto e non solo per lavoro, anche per divertimento e turismo. Aveva conoscenze abbastanza elevate in varie parti del mondo e, sinceramente, non se la sentiva di sprecare del tempo prezioso in attività così futili. Questo almeno era quello che pensava Maurizio e non solo lui, nel gruppo, certo anche a motivo di una buona dose di invidia nei confronti della ragazza, dotata di forte personalità, capace di fare cose che loro neanche se le sognavano e che dovunque andava (e dico “andava” e non “andasse”, perché ci andava per davvero!), riscuoteva successo ed ammirazione negli ambienti più disparati, non solo per la sua solare bellezza, ma anche per la sua intelligenza e capacità pratica di risolvere le cose. Veronica aveva una personalità magnetica; ovunque andasse (qui è veramente un’ipotetica), gli altri erano disposti a mettersi ai sui piedi.

- Quando è avvenuta la rottura? – chiese Porsenna, facendosi avanti con l’autorità che gli proveniva dal nome che portava.
- Non c’è stata rottura - chiarì subito l’improvvisato intrattenitore – Lei ci ha lasciato nel modo più civile e normale, annunciando la sua uscita di scena per motivi lavorativi e personali.
- Ma allora perché si è parlato di débacle, dopo la sua partenza?
- Perché noi, ci siamo scompigliati, quando lei ci ha lasciati. Veronica ci aveva fatto intravedere un livello superiore della nostra attività di circolo, al quale avremmo potuto aspirare con il nostro gruppo, ma poi, andando via, ci ha fatto cadere nel baratro ed abbiamo perduto la bussola.

Ogni tanto entrava un nuovo arrivato e si univa al gruppetto che stava intorno al tavolo del relatore, o si andava a sedere in sala.

- La Débacle è il titolo di un libro di Emile Zola – disse Porsenna –e significa “la disfatta”, la sconfitta. Non vedo in questo caso chi sia il vincitore e chi lo sconfitto. Da noi si è trattato di una separazione consensuale, senza conseguenze o strascichi di sorta.
- Forse più che di una débacle si potrebbe essere trattato di una “defaillance”, che è un momento di irresolutezza, un’occasione perduta, la triste conseguenza di una caduta di tono – era evidente che Maurizio si stava appassionando all’argomento, ma dava l’impressione di arrampicarsi sugli specchi, nonostante tutto credo che fosse risentito per l’abbandono di Veronica, che gli era parsa offensiva. - è forse che non abbiamo saputo prenderla. Certo è stata una perdita per il gruppo. Che peccato!
- Era una spocchiosa – si sentì dire dal fondo della sala, dove si era rifugiato l’ultimo arrivato – chi sa chi si credeva di essere. Ci trattava tutti con sufficienza. E’ un sollievo che se ne sia andata!
- Chi sei tu? – chiese Maurizio, strizzando gli occhi per meglio vedere l’uomo seduto nell’ultima sedia, accovacciato come un corvo, le braccia sulla spalliera della sedia davanti, che aveva leggermente inclinato verso di sé.
- Io sono Nessuno, Nemo, chiamami come ti pare. Non sono venuto qui per farmi insultare. Si parlava di libri letti, del piacere di leggere ed io avevo appena detto che avevo una grande passione per la lettura, che per me era il più grande svago e motivo di crescita culturale e spirituale, quando quella mi guarda in viso e, a bruciapelo, mi fa: “Che lavoro fai?” “il medico” rispondo e lei, “con tutta questa passione, i grandi libri che hai letto, che leggi in continuazione, ce lo trovi il tempo di curare i tuoi pazienti?”
- Ebbene? – disse Maurizio, un po’ seccato per quella interferenza, incerto sul modo di gestirla, e trovare un modo dignitoso per uscire da quella che per lui era una parentesi fastidiosa.
- Ebbene, mi sono incazzato! Come si permette, brutta stronza, senza nemmeno conoscermi, a mettere in dubbio la mia serietà e competenza professionale?
- Non credo che volesse fare questo – insinuò Maurizio ed in ogni caso, la cosa non mi sembra tanto grave.
- C’è un notaio in Basilicata che risponde al nome vero di Giuratrabocchetti (e poi, dici Manzoni, chissà quanto avrà penato per trovare il suo Azzeccagarbugli!), che fa un Aglianico del Vulture eccellente; qualche tempo fa, una volta Veronelli, il grande enologo scomparso, ebbe a dire di lui “speriamo che nel suo lavoro di notaio sia altrettanto capace come con il vino”. Embé? Che si offese il notaio? – chi aveva parlato era Ottavio, il siciliano, entrato in silenzio e messosi da parte, cercando di occupare il minore spazio possibile.
- Visto che tutta questa discussione è sorta intorno a due francesismi, débacle e defaillance, propongo di chiuderla con un terzo – se ne uscì a questo punto il Capitano Nemo, all’ ordine Medico di Base, con apprezzabile autoironia – che sarebbe “defiance”, simile ai precedenti, ma meno noto. Con esso si intende indicare lo stato di ribellione di chi si sente preso per i fondelli, oppure lo sprezzo per chi cerca di prenderlo per i fondelli ed in ultima analisi, l’incazzatura di chi come me non è riuscito a spiegarsi, a farsi capire ed è caduto nella trappola di un coniglio. Vi chiedo scusa per il temo che vi ho fatto perdere.

Qualche mormorio in sala, un attimo di attesa, sospesa nell’aria, poi:

- L’argomento del giorno? – chiese Chiara vedendo che la sala era quasi piena e tutti si disponevano ad ascoltare.
- Che ne dite se parliamo di un parola di un’altra lingua, elegante, che si presta a diversi usi ed arricchisce il nostro già ampio campionario di termini, per esempio “débacle”?
- Nooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!! – un urlo unanime fu la risposta della folla inferocita.

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