BALUGINARE

- Chi di voi ha visto veramente l’alba? – esordì Chiara, una delle poche volte in cui prendeva la parola per esprimere un suo pensiero, che di solito era rivolto più a comunicare un sentimento che a fare l’analisi di esso. O di qualunque altra cosa. Il suo mondo era fatto di sensazioni e di relazioni emotive, piuttosto che di fredda razionalità. – Voglio dire quel, non è un baluginio, e vi spiegherò perché, che appare ad oriente, quando è ancora notte, ma si apre uno spiraglio di luce appena percettibile che lascia intravedere la nascita di un nuovo giorno.

Senza titolo, 2017

Il baluginio, che è l'effetto del baluginare, è una luce che si vede a tratti, appartiene alla notte più che al giorno, alla fiaba che non alla realtà. "Cammina, cammina, cammina, alla fine, nel più profondo del bosco, vide baluginare un lucignolo nella notte ed il suo cuore si aprì alla speranza: finalmente una casa,(in genere) una casetta piccolina abitata da una vecchina, ecc."

- La luce dell’alba è simile al baleno, dal quale deriva il verbo baluginare – intervenne, sentenzioso, Maurizio, non richiesto.
- Lasciamo perdere l‘origine – disse pianamente Chiara, guardandolo fisso negli occhi – per una volta, penso, che ce lo possiamo permettere, e soffermiamoci sul suono bello della parola “baluginare” con il suo significato profondo, che suscita una scarica di emozioni non appena abbiamo la fortuna di assistere ad un fenomeno che consiste nel rapido apparire e altrettanto rapido scomparire di una luce. O di un'idea; ecco il balenare dal cielo si trasferisce al pensiero umano: un lampo che illumina il buio del cervello, il baluginare di un'idea in formazione, come fa una nave, avvicinandosi, di notte, con il segnale luminoso sempre più intenso, fin quando appare in tutta la sua consistenza.
- L’alba, quella che precede l’aurora “dalle rosee dita”, ricordate Omero? E' simile al baleno, ma solo per il colore livido della luce, in realtà differisce da esso, in quanto, non ha nulla del bagliore improvviso del lampo, che rischiara una parte di cielo per un attimo e dopo subito torna il buio. L'alba al primo apparire, si manifesta con un bagliore che si diffonde lentamente, rischiarando una parte sempre più grande del cielo, fino allo spuntare del sole, nel punto in cui la luce è più intensa, che è il momento della vera emozione, in cui tutto cambia, insorge il colore, trasformando quello che era un semplice fenomeno, addirittura in un miracolo.
- C'è un attimo che lascia col fiato sospeso in quel lucore incerto, che non è baluginio, né baluginare, in cui la speranza sembra naufragare nell’attesa di quello che dovrà venire, che, per fortuna, è breve, altrimenti non potremmo reggerla.
- Sempre che ci sia qualcuno a guardarlo, capace di recepire le emozioni e di elaborarle – apostrofò l’ineffabile Maurizio.
- Sì, questo è importante – intervenne Ottavio – in Sicilia, tempo fa, mi sono trovato di fronte ad un fenomeno più unico che raro, bellissimo. Ero sulla spiaggia di Porto Empedocle, sul lato nord, in prossimità della Scala dei Turchi, all’alba, come dicevi tu ed io ero assorto nella contemplazione di quello spettacolo meraviglioso rappresentato dal sorgere del sole, quando a quello solito dell’aurora, se ne è aggiunto un altro molto raro, di una eclissi totale di sole, per cui il disco solare, appena apparso, lentamente scomparve e il giorno sembrò tornare indietro, verso la notte. L’effetto era molto strano: laggiù il sole sorge dalla collina della Valle dei Templi e tramonta sul mare. Vedere i resti di quella civiltà, famosa anche per i suoi astronomi, illuminarsi di un dorato meraviglioso e subito dopo sbiadire alle tinte stente del grigio e poi della notte, mi fece molta impressione. Mi guardai intorno sbalordito e cercavo qualcuno con cui condividere l’intensa emozione, ma vicino a me non c’era nessuno. Mi accorsi però che un gruppetto di sportivi, stava arrivando di corsa sulla strada del lungomare ed allora attesi speranzoso. Passarono tutti davanti a me, tra me e quel fenomeno che si stava verificando, degno a mio parere del massimo interesse, senza che nessuno desse il minimo segno di percepire l’eccezionalità dell’evento. Erano tutti concentrati nel loro impegno di allenamento quotidiano e del fenomeno celeste non si curavano. Cercai anche di attirare con i gesti la loro attenzione verso quello spettacolo irripetibile, senza esito.
- Ricordo che rimasi molto male.
- Ti capisco – disse un vecchietto tutto rughe e ossa, che da qualche giorno frequentava il circolo – io una volta era sulla vetta del Corno Piccolo, sul Gran Sasso, ed insieme ad un amico insieme al quale avevo fatto la scalata, avevamo trovato un rifugio dove ripararci con la nostra attrezzatura da trekking estivo, e lì avevamo passato la notte, quando alla mattina, svegliandomi, vidi le prime luci dell’alba ad est e tremai alla vista del sole sul mare, una lunga linea di orizzonte che da lassù era possibile intravedere per una eccezionale nitidezza della visione. La massa rovente del sole, si rifletteva sul mare ed ad un certo punto per me non fu possibile distinguere quale fosse il sole vero e quale il riflesso, perché fu come se il mondo si fosse capovolto ed io confondessi il mare col cielo e viceversa.
- Svegliai in fretta il mio compagno e cercai di spiegargli quello che avevo visto ed egli rimase indifferente.
- E’ un effetto dell’altitudine – mi disse – a volte è come se fossi ubriaco. Non ti preoccupare, passerà.

Commenti

  1. (Altrove …)

    Ti guardo ma non so chi sei.
    Mi nascondi tante cose, anche volendo non sapresti dirle.
    Io sono qui e ora. Ma prima? Com’eri tu prima?
    Sono molto più giovane di te, che hai sulle spalle un tempo difficile, un tempo che rompe le ossa, poi le ricostruisce. Di cartone.
    Cosa hai vissuto? Cosa hanno guardato i tuoi orizzonti? Che ricordi hai?
    Pochi, lo so. Almeno per me.
    Voglio fare una breccia, scavare, cercare qualcosa.

    Mentre ti graffio racconti un’altra storia, esci fuori dalla vigliaccheria di questi tempi confusi. Le croci uncinate sul tuo corpo fanno rigurgitare rabbia. Cosa è stato della nostra storia? Non la ricordiamo o non l’abbiamo capita? Cosa c’era poi di così difficile da capire?
    Uccidere è un reato, tanto quanto una prerogativa. Dipende tutto dalla prospettiva.
    Ma uccidere è una pulsione atavica, troppo difficile da estirpare dai nostri geni. Non trovi?

    C’è del bianco qui sotto.
    Il bianco che nasconde, che purifica. La luce che cancella, il bagliore infinito che assolve il peso delle coscienze.

    Ha coperto il grigio. Il grigio del fumo nelle piazze, nelle stazioni. Il grigio della polvere sotto ai tappeti di quella giustizia che giustizia non è stata.
    Il grigio dei capelli di quegli uomini che non si sono mai arresi.

    Ero certo che avrei visto del celeste. Un grasso strato di serenità ritrovata, la certezza nelle nuove promesse, l’illusione che il rosso pompeiano sottostante non sarebbe più tornato a venare la purezza delle idee di libertà ed uguaglianza.

    L’acqua che ti lava confonde tutto irrimediabilmente.

    Comincio a capire di che colore sarai. Una parete in ogni stanza avrà il colore della memoria. La storia non si cancella. Quella in fondo sarà verde come l’erba che cresce, ma nella luce ancora bianca di un’alba.
    Sarà il baluginare di una rinascita. Qui e ora.

    (Vael

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