Rilasciato da "Anonimo" in coda al post "Baluginare".
(Altrove …)
Ti guardo ma non so chi sei.
Mi nascondi tante cose, anche volendo non sapresti dirle.
Io sono qui e ora. Ma prima? Com’eri tu prima?
Sono
molto più giovane di te, che hai sulle spalle un tempo difficile, un
tempo che rompe le ossa, poi le ricostruisce. Di cartone.
Cosa hai vissuto? Cosa hanno guardato i tuoi orizzonti? Che ricordi hai?
Pochi, lo so. Almeno per me.
Voglio fare una breccia, scavare, cercare qualcosa.
Mentre
ti graffio racconti un’altra storia, esci fuori dalla vigliaccheria di
questi tempi confusi. Le croci uncinate sul tuo corpo fanno rigurgitare
rabbia. Cosa è stato della nostra storia? Non la ricordiamo o non
l’abbiamo capita? Cosa c’era poi di così difficile da capire?
Uccidere è un reato, tanto quanto una prerogativa. Dipende tutto dalla prospettiva.
Ma uccidere è una pulsione atavica, troppo difficile da estirpare dai nostri geni. Non trovi?
C’è del bianco qui sotto.
Il bianco che nasconde, che purifica. La luce che cancella, il bagliore infinito che assolve il peso delle coscienze.
Ha
coperto il grigio. Il grigio del fumo nelle piazze, nelle stazioni. Il
grigio della polvere sotto ai tappeti di quella giustizia che giustizia
non è stata.
Il grigio dei capelli di quegli uomini che non si sono mai arresi.
Ero
certo che avrei visto del celeste. Un grasso strato di serenità
ritrovata, la certezza nelle nuove promesse, l’illusione che il rosso
pompeiano sottostante non sarebbe più tornato a venare la purezza delle
idee di libertà ed uguaglianza.
L’acqua che ti lava confonde tutto irrimediabilmente.
Comincio
a capire di che colore sarai. Una parete in ogni stanza avrà il colore
della memoria. La storia non si cancella. Quella in fondo sarà verde
come l’erba che cresce, ma nella luce ancora bianca di un’alba.
Sarà il baluginare di una rinascita. Qui e ora.
(Altrove …)
Ti guardo ma non so chi sei.
Mi nascondi tante cose, anche volendo non sapresti dirle.
Io sono qui e ora. Ma prima? Com’eri tu prima?
Sono molto più giovane di te, che hai sulle spalle un tempo difficile, un tempo che rompe le ossa, poi le ricostruisce. Di cartone.
Cosa hai vissuto? Cosa hanno guardato i tuoi orizzonti? Che ricordi hai?
Pochi, lo so. Almeno per me.
Voglio fare una breccia, scavare, cercare qualcosa.
Uccidere è un reato, tanto quanto una prerogativa. Dipende tutto dalla prospettiva.
Ma uccidere è una pulsione atavica, troppo difficile da estirpare dai nostri geni. Non trovi?
C’è del bianco qui sotto.
Il bianco che nasconde, che purifica. La luce che cancella, il bagliore infinito che assolve il peso delle coscienze.
Ha coperto il grigio. Il grigio del fumo nelle piazze, nelle stazioni. Il grigio della polvere sotto ai tappeti di quella giustizia che giustizia non è stata.
Il grigio dei capelli di quegli uomini che non si sono mai arresi.
Ero certo che avrei visto del celeste. Un grasso strato di serenità ritrovata, la certezza nelle nuove promesse, l’illusione che il rosso pompeiano sottostante non sarebbe più tornato a venare la purezza delle idee di libertà ed uguaglianza.
L’acqua che ti lava confonde tutto irrimediabilmente.
Comincio a capire di che colore sarai. Una parete in ogni stanza avrà il colore della memoria. La storia non si cancella. Quella in fondo sarà verde come l’erba che cresce, ma nella luce ancora bianca di un’alba.
Sarà il baluginare di una rinascita. Qui e ora.
(Vael)