SCLINGUAGNOLO

- Ma come, una parola così comune, ma così colorita e allegra come “scilinguagnolo”, non merita forse gli onori di una menzione qualechesia? – E’ Chiara, questa volta che si mette avanti e ruba la scena all’amico Maurizio, che sta lì a guardarla ammirato. – Li merita. Eccome! Li merita speciali.

Ultima scena del film "Sacrificio" di A. Tarkovsky (1986).

Marta, che parlava poco, da quando aveva cominciato a frequentare l’ambiente strano di quel ritrovo che si chiama “Zibaldino” (Che razza di nome - pensava), ma che, per suo conto, intratteneva un rapporto ancora più strano con un corrispondente di cui ignorava l’identità, fatto di messaggi scritti sulla parete di una casa abbandonata, ebbe un moto di fastidio; di individui logorroici ne aveva conosciuti molti nella sua non lunga vita, specie da quando aveva adottato quel tipo di capigliatura, metà rossa e metà nera, tipi con una parlantina irrefrenabile, ma vuota, sempre pronti a fare le bucce agli altri.

- Non potremmo parlare d’altro? - propose – ‘sto scilinguagnolo non mi sembra che attiri molto. Le persone che parlano perché hanno la lingua sciolta, non mi sono simpatiche.Io le chiamo linguacciute.

- Senza volerlo, Marta, hai colto un punto essenziale dell’esame di questa parola: la lingua. – la interruppe la stessa oratrice che aveva proposto il tema - Tu forse non sai che essa deriva dal latino tardo “sub-linguaneus”, che in quell’idioma indicava il frenulo linguale, che è alla base del significato della parola stessa. Da una funzione organica, “tenere a freno la lingua”, che già da allora poteva contenere un senso allegorico, questa parola è venuta a significare l’oggetto della funzione, cioè la parlata, il linguaggio. Con un doppio uso, e qui sta la particolarità della cosa, lo scilinguagnolo è la facilità di parlare di cui sono dotati gli individui dei quali si dice che hanno la “lingua sciolta” (dal suo frenulo, evidentemente), quindi una parlantina veloce, pronta, sicura. Alcune altre volte, invece si usa per indicare il contrario, non la voce ma il silenzio. In questi casi si parla di “rompere lo scilinguagnolo”, come rompere il silenzio, per cominciare a parlare. Che sia una lingua già sciolta, o che si aspetti che si sciolga, rompendo il silenzio, lo scilinguagnolo è sempre un fiume di parole, che desta ammirazione, o anche rabbia o fastidio. Sono, avere un buono scilinguagnolo, o rompere lo scilinguagnolo, due modi di dire che sembrano in contraddizione, ma significano la stessa cosa .

- Che dire? – concluse Marta – ormai ne hai parlato e debbo riconoscere che hai detto cose interessanti. – ma a voi – e si rivolse a tutto l’uditorio (sette persone in tutto) – le saputelle che sanno ogni cosa, che parlano con uno scilinguagnolo spropositato o i tromboni roboanti che con voce tonante non dicono niente, vi stanno simpatici, o li avete sulle palle, come succede a me?

Commenti

  1. Marta colse alcuni sguardi imbarazzati e si affrettò a dire “Non fraintendete, trovo acuti i vostri ragionamenti e interessante ciò che dite. Sono solo stanca”.
    La frittata però era fatta, la sua uscita era stata un po' infelice, almeno nei confronti di Chiara. È che a volte li trovava un po' saccenti e lei si sentiva fuori contesto. C’erano giorni in cui tutto quel parlare le ricordava quelle interminabili mattinate a scuola in cui la mente vagava altrove e non riuscivi proprio a capire l’accanirsi di quegli insegnanti nel riportare la tua attenzione su parole che ti apparivano così astruse e lontane.
    Ma quelli erano tempi passati.
    Aveva salutato tutti, dando loro appuntamento all'indomani, quando avrebbe trovato le parole giuste per scusarsi con Chiara. Ora il suo unico desiderio era vuotare la mente da ogni pensiero, per questo raggiunse Piazza del Sole e si sedette sugli scalini, senza altro scopo che godersi un po’ del tepore della sera.
    In realtà la prima idea era stata quella di andare a controllare se già una risposta l'attendeva su quel muro ormai denso di parole, pensieri, riflessioni. Invece passando nel vicolo si era limitata a buttare solo uno sguardo alle finestre chiuse. Di fronte al portone aveva avvertito un turbamento, per la prima volta aveva pensato “e se lo incontro?”. Non si era mai posta, prima di allora, quel problema. Era stata scossa da un fremito, una vibrazione, una sensazione inaspettata. Risuonò nella sua mente la parola scilinguagnolo, le sembrò che avesse un suono ridicolo, decisamente poco attuale. “Romperei lo scilinguagnolo incontrando?” pensò “o, piuttosto, tutto svanirebbe nel nulla?”. Immaginò la luce entrare nella stanza, abbagliare la parete e sbiadire del tutto le scritte.
    Vibrazione, questa parola le echeggiava in testa. La trovava interessante.
    “Cos’è per voi una vibrazione? Sì, certo, è un fenomeno fisico per cui un corpo oscilla con una certa frequenza rispetto ad un contesto. Ma è vibrazione anche quella dell'anima, risultato di un’emozione, un sentimento o una percezione”.
    Chiara, che non le portava alcun rancore, fu entusiasta della proposta di Marta e prontamente rispose “Un suono non è altro che una sequenza di vibrazioni che i timpani delle nostre orecchie rilevano e che il nostro cervello decodifica”.
    “Esatto. Questa è fisiologia. Ma una musica può far vibrare l’anima. Come è possibile spiegare una vibrazione quando associamo questa idea ad un’emozione o ancor più ad una percezione?” ribatté Marta. Dal canto suo lei era certa che, se avesse incontrato fortuitamente il tizio delle scritte sul muro, avrebbe compreso subito che si trattava di lui. Lo avrebbe percepito, proprio come una vibrazione. Mentre attendeva una risposta, con l’immaginazione si vide girare tra i banchi del mercato e sfiorare con la spalla uno sconosciuto, di cui non vide il volto. Poi sorrise perché quel pensiero le sembrò alquanto banale.
    “Bah, mi sto perdendo, non so più nemmeno io cosa vorrei dire …” concluse.
    Maurizio la guardava compiaciuto, non era male quel ragionamento, pensava che con il tempo ed una maggiore confidenza la ragazza avrebbe portato al gruppo buoni contributi.
    Si sentì in dovere di completare il discorso ed esordì dicendo “La vibrazione è una manifestazione fisica esterna a noi, pensate ad esempio a quella di un sisma, ma associamo questo termine anche alla reazione del nostro corpo di fronte a sentimenti come la paura, la rabbia, qualcosa cioè che arriva a scuotere le nostre certezze e altera la nostra calma interiore”.
    Aggiunse “Non saprei cos’altro dire, ma forse hai trovato la risposta che cercavi”.
    Marta tornando a casa si sentiva sollevata. Non era in attesa di rivelazioni, quel gioco di parole sulla parete era una riflessione a due voci, a pensarci bene, non tanto diversa da ciò che accadeva allo Zibaldino. Nessuno scadere in ammiccamenti o allusioni alla sfera personale, si disse, non aveva nulla da temere.
    Un messaggio già l’attendeva di certo, l’indomani l’avrebbe raccolto.
    (Vael)

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  2. Evviva! Marta cresce ed è tornata, arricchita da altre qualità. Indipendenza di giudizio, bontà d'animo e profondità di sentimenti; ha diritto ad un posto d'onore allo Zibaldino. Ci aspettiamo da lei sempre nuove avventure. Lasciamola sbizzarrire liberamente e godiamooci la sua presenza. Complimenti al narratore e Grazie all'"Anonimo" messaggero.

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