POVERO DIAVOLO

Povero diavolo o povero Cristo? Semplicemente ‘cristiano’, risponderete voi. Giacchè, sì, da quando Paolo sdoganò la religione cristiana estendendola anche ai gentili e quindi a tutto il mondo, ecco perché quella che si pratica a noi è una religione ecumenica e cattolica, noi abbiamo cominciato a pensare che qualsiasi uomo debba essere cristiano e quindi chiamiamo ‘cristiano’ qualunque uomo, specie se messo un po’ male, sull’esempio del povero Cristo dell’Ecce Homo. Come sapete, Pilato, convinto del fatto che Gesù era innocente, e con l’intento di risparmiargli la pena di morte pretesa dagli scalmanati ebrei montati dalla cricca del Sinedrio, pensò bene di offrire al popolo, in cambio, una punizione esemplare per il sedicente profeta, tale da soddisfare la sete di sangue dei più accaniti. E lo fece fustigare ben bene, per mostrarlo poi alla folla, pensando di placarla, martoriato e sanguinante, dicendo “Ecco, questo è l’uomo che volete morto!”, sottintendendo “non vi sembra che ne abbia avute abbastanza?”.

Gay Pride 2012 (Bologna)

E questa è l’immagine più commovente dell’uomo, lacerato nella carne, spogliato della sua dignità, deriso, sbeffeggiato; come Cristo, disarmato, impotente, nelle mani di un potere cieco. E bieco.

Ma la folla non era sazia. Libero Barabba, a morte Gesù. Pilato, d’altro canto, aveva altro per la testa, la ragion di stato, l’ordine pubblico, guai se Augusto fosse venuto a sapere di disordini in Galilea, a causa di un ebreo. Meglio piegarsi al volere del popolo. E’ una briga tra ebrei, che se la vedano tra di loro. Purché si sappia che non sono io a volerlo.

- Per me non ha colpe. Per quel poco che potrebbe aver fatto e che non so, è già stato punito, ma se voi lo volete morto, sappiate che il suo sangue non ricadrà su di me. – e se ne lavò le mani.

Chi più povero cristo di questo povero Cristo, abbandonato da tutti? Posposto a Barabba, l’ultimo degli ultimi? Perciò ‘cristiano’ divenne il poveraccio, l’individuo che fa solo pena. Questo è quanto stava dicendo Maurizio nella sede dello Zibaldino di fronte a quattro o cinque ascoltatori appallati.

- Sì, ma è vero che ‘cristiano’ equivale a ‘cretino’? - chiese Chiara, con l’intenzione di sollevare le sorti della discussione, facendo risvegliare l’interesse degli astanti. Lei sapeva che questo era un vecchio cavallo di battaglia che l’improvvisato oratore sarebbe stato ben lieto di rispolverare a vantaggio dei neofiti.

- Qui il discorso si fa più complesso e potrebbe prestarsi a qualche equivoco. La parola ‘cretino’ proviene effettivamente dalla parola ‘cristiano’, più esattamente dalla parola francese ‘cretien’, che significa cristiano, ma non è che abbia subito uno slittamento semantico da ‘povero cristo o povero cristiano’, fino a giungere a povero cretino, cioè ad individuare una particolare specie di poveri cristi che sono i soggetti privi di intelligenza. Certo, anche i cretini, sono dei ‘cristiani’, nel senso di ‘uomini’. Ma nessuno si azzarderebbe a sostenere che tutti i cristiani sono dei cretini.

Se il ‘cretien’ francese, col passar del tempo è diventato il ‘cretino’ nostro, è perché nel medio evo una popolazione che viveva alle falde delle Alpi occidentali sul versante francese, forse a causa di un’alimentazione povera di alcune sostanze, presentava in generale le caratteristiche di scarsa intelligenza, che in seguito formarono i tratti salienti che la scienza medica pose alla base del concetto di ‘cretinismo’.

L’equivoco poi è nato dal fatto che qualcuno descrisse questi poveri individui sfortunati, come persone che fossero in continua contemplazione di un qualche mistero, come fanno i cristiani in chiesa, assorti nella contemplazione di Dio e del Regno dei Cieli.

Qualcun altro, ha rilevato infine che il termine cretien potrebbe riferirsi anche al colorito malaticcio di questa gente autoctona, simile a quello della creta.

Sta di fatto che in seguito, la parola cretino, affrancata dalla sua origine, senz’altro particolare, ha assunto il significato proprio di scemo, demente, che può essere cristiano o non cristiano, senza alcuna distinzione.

In un ambito ristretto, di ateismo ortodosso (ossimoro), qualcuno potrebbe trovare suggestiva l’ipotesi campata in aria di un cretinismo relativo di cui sarebbero affetti individui che si dichiarano cristiani osservanti, senza se e senza ma, che rinunciano alla propria facoltà di raziocinio, a vantaggio di una fede indotta per le vie del cuore.

Dall'altra parte troviamo quelli che dicono di essere “Atei per grazia di Dio”.

Dei cinque presenti all’inizio della conferenza, uno si è dileguato alla chetichella dopo i primi minuti, uno dorme con la testa sul banco, due sono visibilmente imbarazzati, l’ultimo, dopo qualche minuto di ripensamento, inizia a battere le mani, lentamente, una battuta ogni tre secondi.

Chiara cala il sipario. Lo strazio è finito.

Commenti

  1. Caro Bruno, personalmente non vedo nessuno ossimoro nel parlare di ortodossia atea. Anche il materialismo storico ha i suoi bravi riti, con tanto di inni e officianti. Come ci testimonia l'esempio del tuo stesso Alfredo:

    "Si scrisse un bel necrologio, definendosi socialista e anticlericale, dettò le sue ultime volontà in merito al trattamento del suo corpo dopo la morte, alla cerimonia funebre, da eseguire in forma laica, col solo accompagnamento musicale dell’inno dell’Internazionale
    Socialista."

    Più ortodosso di così! Solo chi, come noi, è filosofo, ossia non smette di interrogarsi e interrogare, per definizione non potrà mai essere ortodosso rispetto a qualsivoglia dottrina.

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  2. Hai ragione. Io volevo solo far risaltare la contraddizione che, secondo me, esiste nell'idea stessa di un ateismo ingabbiato in rigide regole.

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