DISSIDIO

Chiara: Sono piuttosto avvilita; se mi guardo intorno non vedo che guerre e crimini. Sembra che l’odio prevalga di gran lunga sull’amore. Tutto è una tremenda divisione, ci sono fratture da ogni parte; non pensi anche tu che il nostro mondo per alcuni versi sia orribile?
Maurizio: Non so che dirti, l’argomento è troppo vasto. Certo è che, il concetto di divisione sembra prevalere su quello di unione.
C.: Sarà mica opera del diavolo? Secondo gli studiosi di etimologia, il diavolo era il separatore per eccellenza: dal greco “dia”+ “ballo”, colui che metteva ostacoli, che poneva fratture. Con l’avvento del cristianesimo, poi, è diventato il tentatore, quello che si prefigge lo scopo di dividere Dio dalla sua creatura, l’uomo. E vuoi sapere qual è la parola che si contrappone esattamente al diavolo, indovina un po’? E’ “simbolo”.

Wiligelmo Scene dal Vecchio Testamento (Duomo di Modena) - 2012

M.: perché il simbolo dovrebbe fare da contraltare al diavolo?
C.: Semplicemente perché il simbolo, formato da “sin”+”ballo”, è ciò che unisce: in esso troviamo riunite tutte le qualità essenziali ed accessorie della cosa che il simbolo raffigura.
M.: Su questa strada mi spingerei anche oltre: se consulti la voce diavolo sul Dizionario Etimologico on line, troverai un’ipotesi molto ardita, che però i compilatori del dizionario ritengono infondata, che farebbe derivare dalla stessa radice le due parole-simbolo della contraddizione più grande: Dio, la fonte di tutto il bene e Diavolo, la fonte di tutti i mali. Fondata o infondata, questa teoria mi sembra molto interessante. Forse all’inizio le due forze erano congiunte ed esprimevano entrambe il concetto di “luce”, luminosità
C.: Vogliamo teorizzare che tutto è nato da una divisione? Una dicotomia, un dissidio, una guerra tra gli elementi?
M.: Un dissidio nasce quando non si va d’accordo su alcune cose. Si può trattare di sciocchezze, o di cose importanti, è la stessa cosa. Ma non è un semplice contrasto. Una divergenza di idee, un capriccio. E’ qualcosa di molto più profondo e divisivo. Si mettono in discussione i fondamentali. Se non la pensiamo allo stesso modo su un certo argomento, pratico o ideale, è meglio separarci, ognuno dalla sua parte. E mi sovvien l’eterno e le morte stagioni e la presente e viva, diceva il poeta. Non possiamo non stupirci ancora una volta di fronte all’immenso patrimonio che ci hanno lasciato i nostri avi, in questo caso a proposito della ricchezza della loro lingua, che per ogni situazione aveva trovato termini di una precisione assoluta: ogni parola racchiude un concetto con contorni ben definiti.
Il nostro dissidio, così come l’ho appena abbozzato, è perfettamente rientrante nel concetto adombrato dai romani, con il loro verbo “dissidere”, composto da “dis” che vuol dire separazione, più “sedere”, stare seduto. Dissidere in realtà vuol dire “stare discosto”. Se mi rendo conto che tra me ed un amico, anche caro, esiste un dissidio insanabile, su un punto fondamentale del nostro modo di vedere le cose, nemmeno più desidero stare con lui, seduto o in piedi, ma preferisco mettere di mezzo una certa distanza. A rendere pubblico che tra noi non esiste punto di contatto.
Il dissidio può essere di natura politica, filosofica, di costume, genericamente culturale, esteso a molte persone, a due soltanto, o anche ad una sola. In quest’ultimo caso siamo di fronte ad un dissidio interiore, una specie di crisi di coscienza, la persona umana divisa in due.
C.: Forse il mondo è nato allora da un dissidio. Quel pezzo di Terra che chiamiamo Luna, non potrebbe essere nato da dissidio tra elementi, per cui una parte consistente di un corpo celeste abbia deciso di non trovarsi più bene attaccato al suo corpo madre e separarsi?. Collocandosi ad una certa distanza, ma non tanta da non potere influire su alcune funzioni della stessa? (v. le maree).
Mi sembri perplesso. Non sei d’accordo? Sei per la teoria del meteorite che piombò sulla Terra e ne tagliò una fetta che volò via e si mise a ronzare intorno al pianeta?
M.: Stiamo dicendo un sacco di stupidaggini; di questo passo finiremo con l’affermare che l’intera cosmologia cristiana può essere spiegata in funzione del dualismo prisco e primordiale. Le forze esistenti ab aeterno erano quelle del bene, rappresentate da Dio e quelle del male, che facevano capo al Diavolo. Da principio dovevano essere fuse insieme: nel Paradiso Terrestre strisciava tranquillamente un serpente tentatore e sarebbe strano pensare che ciò avvenisse all’insaputa del padrone di casa.
In seguito si divisero e forse è merito di Eva, per aver indotto Adamo a trasgredire, facendogli mangiare il frutto proibito della conoscenza del bene e del male, se poi l’umanità ha scoperto veramente la sua natura e la distinzione si è fatta più netta a cominciare proprio dall’uomo. Abele fu la prima vittima, Caino il primo omicida. “Sono mica il guardiano di mio fratello?” ebbe l’arroganza di rispondere a Dio che gli chiedeva dove fosse (il corpo di) Abele. I femminicidi saranno stati così tanti, che Il Libro neanche ne parla.
La nascita di Roma è una storia quasi analoga: i due ragazzotti figli della lupa, cominciarono fin da subito a contendersi il terreno da arare. Poi quando si decise di stabilire i confini il dissidio si fece insanabile e a Romolo non restò altro che fare fuori il povero Remo.
Giù giù nella storia, scommetto che gli esempi potrebbero essere tantissimi, ma qui certo non possiamo stare fare le pulci ai nostri predecessori, per cui consiglio di fare un salto di circa tremila anni (serve una mano? Su via, …opl..à – è fatta) e spostarci ai tempi nostri. Ti sembra un esempio da poco quello al quale stiamo assistendo quotidianamente da circa otto o nove mesi? Quello di un governo della Repubblica che è stato costruito su un dissidio preesistente e si regge su tanti dissidi affioranti ogni giorno?
Siamo i partiti che hanno preso più voti; gli italiani vogliono assolutamente essere governati e allora che ci rimettiamo a metterci d’accordo e unire le nostre disuguaglianze, non nel senso di superarle, ché anzi ci teniamo a mantenerle ben vive, ma nel senso che ci impadroniamo del potere, e poi do ut des tu dai ‘na cosa a me e io ti do ‘na cosa a te. Il gioco delle tre carte giocato da un napoletano che di quel gioco se ne intende e da un nordista che non gli è da meno quanto a furbizia patrimonio della nazione. Nei nostri due programmi, ci saranno almeno due cose che stanno a cuore e me e tu mi puoi concedere di fare, e due cose che stanno a cuore a te e che io ti lascio fare, in barba agli italiani, che pensano che stiamo governando. Evviva il dissidio se serve a produrre voti.
C.: Rimanendo sullo stesso tema, entriamo nel vivo di un dissidio che da settantaquattro anni non siamo riusciti a metabolizzare come popolo.
M.: La domanda non è: ci sono fascisti in Italia? Perché la risposata è facile: sì. Quello che ci si deve chiedere, è invece: C’è ancora il fascismo in Italia? Perché tutti rispondono no e chi dice il contrario viene deriso…i soliti sinistrorsi e la risatella sotto i baffi di chi la sa lunga. Scambiare quelle poche migliaia di forsennati che affollano le curve sud degli stadi, con i loro cori razzisti, antisemiti e saluti fascisti, oppure le pagliacciate dei cortei che ogni tanto si fanno a Predappio presso la tomba di Mussolini, o, più grave, la provocazione fatta proprio in occasione della ricorrenza del 25 aprile, quest’anno, con lo striscione inneggiante a Benito Mussolini, in Piazzale Loreto a Milano, per segnali di una possibile minaccia di ritorno dell’orrore al potere, è da fanatici comunisti. Da non prendere in considerazione. - Se parliamo di fatto politico, altro discorso se parliamo di reati penali che andrebbero comunque perseguiti.
C.: Allora perché tutti dicono che la Liberazione è la festa di tutti, non foss’altro che per la cacciata dei tedeschi dall’Italia, e poi abbiamo un Salvini, Vice Presidente del Consiglio, Ministro degli interni e plenipotenziario in pectore di tutto il governo, che diserta le celebrazioni ufficiali con le altre autorità dello Stato e preferisce prendersela con la mafia, che sarebbe suo dovere combattere ogni giorno, invece di scoprirla, proprio nel giorno dedicato alla Liberazione ed alla Resistenza?
M.: Perché c’è qualche direttore di giornali di destra che parla ancora di “traditori” per sottintendere i partigiani, che tira fuori le “foibe” ogni 25 aprile, come se si trattasse di qualcosa che possa contrapporsi ad esso, ed invita ad onorare i morti dell’una e dell’altra parte, cosa sulla quale si conviene senz’altro, per rispetto dei defunti, ma non senza fare le dovute distinzioni tra chi era dalla parte giusta, e chi da quella sbagliata. Ed il Presidente del Consiglio d’Europa, italiano che dice che sì, in fondo il fascismo oltre a molte cose buone, che fece di male?...niente, disse una volta Berlusconi, tutt’al più mandò un po’ di gente in vacanza sulle isole e, poi, se non ci fosse stata la guerra…
C.: Ma tutti questi che apertamente, o velatamente, o inconsciamente e diciamolo pure incoscientemente dimostrano di essere nostalgici del fascismo, si saranno chiesti mai in che razza di terra noi oggi ci saremmo trovati, nel caso disgraziatissimo che avessero vinto le forze dell’Asse Roma-Berlino-Tokio? Cose da rabbrividire al solo pensiero.
M.: Quelle di sopra sono comunque dimostrazioni lampanti non del fatto che il Italia c’è ancora il fascismo, cosa che per fortuna non è vera, ma che molte menti sono ancora inquinate da quella sedicente ideologia e dei guasti che essa ha provocato nel corpo sociale della nazione.

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