BEI TIPI (SI FA PER DIRE)

CHIARA: Che diresti se qualcuno ti desse del gaglioffo?
MAURIZIO: Mi offenderei terribilmente. Per la goffaggine, più che altro. Si può sopportare di essere considerato un farabutto, ma non un gaglioffo. Il gaglioffo è squallido, non ha nulla di positivo. Non è nemmeno ridicolo, è patetico. Oltre ad essere un individuo senza moralità è anche imbranato, si muove scompostamente. Non ha personalità, è solo una presenza ingombrante, sgradita alla vista. Grasso, vestito male, senza stile, immagino che sia anche sporco e puzzolente. Forse non è troppo definirlo repellente, che non si tocca per non contaminarsi.
C: Scusami, e allora il manigoldo?



M: Anche nel manigoldo ci sono notazioni fortemente negative, nessuna luce di intelligenza, carenza di spirito. E’ chiuso, ottuso, ma non goffo. Ti dispiace vederlo così, perché immagini che potrebbe essere migliore. Quella del gaglioffo è una condizione, dalla quale il soggetto non può sollevarsi per deficienza di capacità intellettive, il manigoldo, invece, agisce in modo odioso, sleale e malavitoso, per scelta, ma potrebbe anche redimersi attraverso in processo di catarsi.
C: Mi sembra che tu abbia trascurato un lato molto importante del carattere sia dell’uno che dell’altro, quello della cattiveria.
M: E’ vero, entrambi sono di animo malvagio, ma il gaglioffo lo è costituzionalmente, mentre l’altro, il manigoldo, per posa o per poca intelligenza.
C: Mi risulta che l’appellativo di manigoldo non è sempre categoricamente dispregiativo: viene usato anche scherzosamente, tra amici o familiari, quando si vuol far risaltare un fatto o un comportamento del soggetto, non proprio commendevole, ma comunque accettabile. Quando si dice, per esempio “guarda che cosa ha combinato quel manigoldo dell’amico tuo!”, si stigmatizza senz’altro qualcosa che non si approva, non senza un poco di ammirazione o quanto meno di simpatia.
M: Sì, è un po’ come quando, tra amici intimi, uno dice all’altro in tono scherzoso “oh, ma lo sai che sei proprio un bel figlio di puttana?” Ma qui debbo aprire una parentesi: l’appellativo f.d.p. molto diffuso nella lingua parlata, esprime, in modo diciamo così un po’ grossolano, un certo apprezzamento, in alcuni casi come quello citato, mentre in altri è fortemente offensivo, ma in ogni modo non mette in dubbio la moralità della povera madre dell’accusato, che potrebbe essere una santa donna, quanto invece le cattive qualità del precettato, ritenute spregevoli come potrebbero esserle quelle di un ipotetico archetipico figlio di donna disonesta.
C: Mi sono lasciato per ultimo il mariuolo, o mariolo come alcuni preferiscono, ma a me piace la forte caratterizzazione di origine partenopea della prima dizione, sai dirmi forse perché?
M: La risposta mi sembra che sia già nella domanda. Il mariuolo rappresenta l’essenza dell’arte di arrangiarsi e dello spirito ironico napoletano: è un mascalzone intelligente, furbo, simpatico, normalmente molto giovane, scanzonato. Il mariuolo è uno che puoi anche detestare perché ti ha fregato, ma non puoi non ammirare per la genialità con cui l’ha fatto.
C: Amen!

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