SIMBOLO

Simbolo. Questa sì, è una bella parola, piena di contenuti, di rimandi, in diretta concorrenza con “emblema”, suo sinonimo, ma come al solito non perfettamente coincidente con il suo significato; d’altro canto se così non fosse, due parole con la medesima carica semantica, sarebbero pleonastici. Aggiungo però che specie laddove le differenze sono minime, siamo noi a dare un maggior risalto ad una determinata caratteristica delle parole messe a confronto, a seconda della nostra sensibilità e le nostre preferenze, per attribuire ad ognuna di esse la caratura che vogliamo. Tenendo presente che secondo gli studiosi della materia, due sono i processi logici per questa operazione, la c.d. “intensione”, che indaga sui caratteri propri del termine e la ”estensione” che si occupa dell’ampliamento del suo significato.

Chiesa di Santo Stefano, Bologna - 2012

“Simbolo” viene dal greco “sumbolon”, dal verbo “sunballo”, metto insieme ed indica una connessione, che all’origine era materiale, avveniva mettendo insieme le due parti di un oggetto diviso, al fine del effettuare un riconoscimento dei portatori delle due metà di esso. Ma il concetto, così elementare del far coincidere le due parti di un oggetto tagliato, al fine ora detto, si è esteso in senso figurato alla individuazione e al riconoscimento di una serie infinita di cose, uomini ed animali, attraverso un procedimento logico di assimilazione ed evocazione, per cui, vista una cosa, ci viene subito in mente, oltre alla cosa vista, quel tanto di non visto che si collega ad essa. Il riconoscimento però avviene mediante un metodo convenzionale, aggiungendo al significato della cosa in sé, un valore ulteriore.

Si distingue dall’emblema, che ha la stessa origine dal greco “sunballo”, “metto dentro”, per piccolissime caratteristiche, la principale delle quali sembra essere quella fondata sul fatto che il simbolo è allegorico, più legato al “logos”, il discorso e quindi alla lingua, mentre l’emblema fa leva più sull’immagine, sul segno e richiama direttamente il suo significato principale. In questo senso è più vicino allo stemma, che è l’immagine scelta per rappresentare una certa cosa. Il logo di un’istituzione o un’azienda, lo stemma della Repubblica Italiana riportato sulle monete e sulle carte legali. Ricordano soltanto l’ente a cui sono collegati, mentre per esempio, l’Arcadia è un simbolo della poesia bucolica. La quale cosa apre la mente ad una serie di pensieri intorno ad essa e a suoi miti.

E’ chiaro che in molti casi le due cose sono sovrapponibili ed intercambiabili, anche se, a me sembra che, in senso generale si possa dire che il simbolo svolge una funzione evocativa, mentre l’emblema quella rappresentativa. La bandiera tricolore è il simbolo della Patria, ma può esserne anche l’emblema. L’esercito italiano, se può essere l’emblema della patria, non può esserne il simbolo. La croce è il simbolo del cristianesimo, come la mezzaluna lo è dell’Islam. Il Vaticano e la Mecca sono emblemi del cristianesimo e dell’islamismo.

Trattandosi di logos, o comunque di segni, che riguardano la comunicazione, orale e scritta, questo è il campo in cui maggiormente si sono sviluppate le figure retoriche e le teorie del linguaggio, per le caratteristiche proprie di queste due parole, di creare un effetto per cui “aliquid stat pro aliquo”, allegoria, metafora, dove campeggia la capacità umana di alludere, fondamento di ogni attività letteraria. A partire dall’alfabeto, la materia dei segni inventati per trascrivere i suoni della voce. Anche a non voler parlare degli alfabeti come l’egizio, formati da geroglifici, bisogna tener presente che se la parola era rappresentata dal disegno dell’oggetto, che veniva letta con il nome che esso portava, il nome a suo tempo dato all’oggetto o all’animale, era convenzionale, non rispecchiava cioè necessariamente determinate caratteristiche della cosa o dell’animale. Così pure nel nostro alfabeto, la scelta delle lettere non è avvenuta in base ad una presunta corrispondenza del segno alla sua forma fonetica; il segno “a” non traduce il suono della “a”, ma è stato scelto per convenzione. Così ogni altra lettera.

E’ degno di nota il fatto che entrambi i termini siano stati presi per indicare due correnti letterarie sviluppatesi in tempi diversi, il Simbolismo e la Letteratura Emblematica. La prima sviluppatasi nel XIX secolo, ad opera di un gruppo di poeti andati sotto il nome di poeti maledetti, dei quali “emblema“ (e non simbolo), era la poesia di Charles Baudelaire, che riteneva l’arte poetica del tutto svincolata dai problemi di carattere sociale e civile, la seconda molto più antica, basata su un uso intensivo dell’allegoria (che sarebbe più portata per il simbolismo). In certo qual senso il rovesciamento di quello che ho detto finora a proposito di queste due parole.

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