PROGETTUALITA'

A PROPOSITO DI DIO - POCHE IDEE MA CONFUSE

Ho letto recentemente alcuni interventi a proposito di una discussione che è stata avviata su FB, sulla materia sempre viva, delle origini e della fine, della vita e della morte, dei destini del mondo e dell’umanità, tutti temi che mi stanno particolarmente a cuore, pur confessando la mia completa ignoranza al riguardo, che mi hanno alquanto sorpreso. Come altri hanno già fatto, vorrei esporre alcune considerazioni mie, su queste tematiche, con l’augurio che il mio contributo, posto che sia tale, serva da stimolo a continuare il discorso appena cominciato.

Dentro i resti del semaforo di Capraia, 2018

Alcuni di noi fanno professione di ateismo o quanto meno di agnosticismo riguardo all’appartenenza o meno ad una fede, cosa che è importante per poter avviare un discorso che per forza di cose conduce a trattare di religione. Comincerei con una distinzione tra tre modi diversi di porsi di fronte al problema: quello di chi è irriducibilmente ateo, quello di chi si dichiara scettico ed infine di chi si dice semplicemente agnostico, intendendo per scettico colui che sa, ma è pessimista sulla possibilità di pervenire alla verità e per agnostico chi, non avendo sufficienti conoscenze, si astiene dal giudizio. Diciamo quindi che il mio è un punto di vista soltanto laico, cioè non religioso, il che non vuol dire assolutamente ateo, semmai vicino all’agnostico, che può essere la posizione tenuta da chi, di fronte ad un problema complesso, preferisce l’indecisione, che tecnicamente diventa perplessità. Questa parola deriva dal latino e trova la sua radice nel verbo “plèctere” che significa “intrecciare”, usata nel campo dei tessuti intrecciati a mano. Quelli che venivano lisci e ordinati erano “plexi”, gli altri “per-plexi”. Per cui figurativamente il perplesso è colui che è aggrovigliato dall’indecisione, con una evidente trasposizione del senso dall'oggetto  al soggetto Perplesso non è più ciò che è agrovigliato,  ma colui che si trova di fronte alla cosa aggrovigliata e ne rimae colpito.

Norberto Bobbio, il grande giurista e filosofo, morto ultranovantenne nel febbraio 2016, dopo aver trascorso una vita da ateo, confessò poco prima di morire, di avere delle perplessità in tema di religione. Lo stesso Umberto Eco, il semiologo, grande umanista, ammise delle perplessità per le quali Eugenio Scalfari lo definì “vagamente ateo”.

In questa posizione si trovano molti che, pur non essendo credenti, ma neppure atei, avvertono il piacere di approfondire questi argomenti che sono in parte filosofici ed in parte prettamente religiosi e desiderano parlarne e mettersi alla prova.

A questo punto c’è da chiedersi: perché un non credente dovrebbe interessarsi a problemi religiosi, di teologia, teodicea, teosofia e altre cose del genere? Sforzarsi ad interpretare i testi sacri delle varie religioni, con una sete di conoscenza che talvolta supera la volontà di molti buoni credenti, i quali, una volta acquisita la fede, si abbandonano totalmente ad essa e nell’eterno conflitto tra fede e ragione, danno prevalenza alla voce del cuore, piuttosto che alla forza della propria capacità intellettiva?

La risposta è facile; fin quanto si tratta di storia delle religioni o di religiosità dei popoli, accade come con ogni altra materia, la storia o l’archeologia; chi si interessa di scienze dell’uomo, nel senso più ampio, è naturale che voglia conoscere tutti gli aspetti di quella che chiamiamo la natura umana e capire se il sentimento religioso sia innato nell’uomo o sia il portato di culture e situazioni diverse. Ma la cosa si fa più complessa quando si parla invece di una religione in particolare, mettiamo la cristiana cattolica e apostolica romana e i non addetti ai lavori si mettono a disquisire sui dogmi, sui Vangeli, sulla storia di Cristo e i suoi insegnamenti, con un approfondimento che supera il normale interesse che lo studioso pone per un reperto “in vitro”, dimostrando invece una partecipazione diretta che sa di cosa amata ed abbandonata. Forse con una nota di rimpianto.

Leggete le relazioni fatte da Eugenio Scalfari sulle sue conversazioni avute prima con il Card. Martini, poi, con Papa Wojtila ed infine con Papa Francesco. Sentite come vola alto il discorso tra questi grandi uomini e come tutto sia semplice e comprensibile per la pacatezza con cui le tesi contrapposte vengono presentate. C’è il rispetto tra i due interlocutori che si pongono in posizione di parità intellettuale, senza pregiudizi per la mente razionale dell’uno e per i punti di fede dell’altro, uniti come sono nella consapevolezza che la loro è un’opera di civiltà per il progresso delle idee e della libera espressione di esse.

Oppure i numerosi libri scritti da Corrado Augias sulla vita di Gesù, sul processo contro di lui intentato dal Sinedrio e dal Procuratore romano Ponzio Pilato e conseguente condanna, sulla vita di Maria, in cui l’accuratezza della ricerca filologica, si accompagna ad una passione vera nei confronti della materia trattata con il rispetto e l’amore dello studioso appassionato.

Perfino Piergiorgio Odifreddi, il lucido scienziato razionalista, avversario tenace di ogni cedimento nei confronti di posizioni fideistiche, nel respingere energicamente qualsiasi ipotesi di credibilità sui fatti narrati nella Bibbia, dimostra una conoscenza approfondita della materia. Per non parlare di noi, piccoli internauti, cui il web ha dato voce per parlare a proposito e a sproposito di qualunque argomento, non siamo pure noi attratti da queste cose, una volta ritenute sacre e riservate (“sacer” significava, “separato”), solo agli addetti ai lavori ed oggi sulla bocca di tutti?

E' che tutti, grandi e piccoli, siamo pervasi dall’ansia di sapere quale è il nostro ruolo su questa terra e quando si affrontano i problemi inerenti il nostro destino ultimo, non possiamo non parlare di Dio e delle sue manifestazioni, per accoglierlo ed amarlo o per escluderne l’esistenza. Tutti dobbiamo morire e questo è un dato di fatto dal quale dobbiamo per forza partire. Ma dopo la morte, che fine facciamo? Quasi tutte le religioni sono nate con la speranza di una vita ultraterrena, immaginata nelle forme più diverse. Gli atei, invece “l’anima con il corpo morta fanno”. E quindi tutti noi ci sentiamo autorizzati a parlare di simili cose, anche a rischio di dire grosse bestialità.

Credo che sia lecito esprimere le proprie idee e le proprie convinzioni liberamente, anche nella forma più semplice e disadorna, magari con ingenuità e mancanza di acume. Purché si sappia quello che si vuole dire.

Per conto mio, sono del parere che sia meglio circoscrivere i vari argomenti, facendo una netta distinzione tra quelli che riguardano:
  1. l’esistenza o meno di un Dio; l’origine dell’Universo, con le varie teorie del creazionismo, dell’evoluzionismo e di quella corrente che va sotto il nome di Disegno Intelligente, che vorrebbe essere una via di mezzo tra le prime due;
  2. la storia di duemila anni di cristianesimo e della Chiesa cattolica, con gli orrori della Santa Inquisizione, la caccia alle streghe, ecc.;
  3. l’eventuale esistenza dell’anima e suo destino, con i connessi problemi della sopravvivenza e dei suoi modi, tra i quali porrei fra gli ultimi quelli relativi alla reincarnazione, alla metempsicosi, e alle teorie relative alla New Age e i tanti movimenti spiritualistici di origine orientale, avendo già molto da zappare - volendo - nell’orticello in abbandono della religione che è stata dei nostri padri;
  4. l’interpretazione dei testi ritenuti sacri e principalmente della Bibbia, fondamento di quella che si pretende religione “rivelata”. Senza spirito di parte, senza interferenze fra le varie branche, e, possibilmente senza eccessive approssimazioni.
Il problema dell'esistenza di Dio è preminenete su ogni altro ed esistono molte buone ragioni per ritenere che si possa risolvere in senso affermativo, come ve ne sono altrettante di natura diversa, che spingerebbero nel senso di una soluzione  contraria. Il rapporto tra le diverse religioni va esaminato mettendo tutte le fedi su un unico piano. Non è accettabile l'idea che una sola religione sia detentrice della verità e  tutte le altre  siano in errore. Come non è pensabile che un domani si possa arrivare a raggruppare sotto un'unica chiesa tutte le fedi del mondo. O che si possa giungere ad una completa ateicizzazione dell'umanità in un mondo del tutto affrancato dall'idea di Dio.

In ogni caso, però, deve essere chiaro un concetto: Dio - se esiste - non può che essere unico, uguale per tutti. Indipendentemente da come noi ce lo raffiguriamo a  seconda della fede o della non fede, che professiamo.

Commenti