STORTIGNACCOLA
Ho scoperto che esiste. Alla fine del cruciverba, dopo aver superato le trappole frapposte dal compilatore, sono riuscito a chiudere, è venuto fuori questo termine che, a prima vista, mi è parso improbabile. Ho controllato internet e, non fidandomi, anche il De Mauro dell’Uso ed ho avuto conferma. “Stortignaccola”, o “stortignaccolo”, con prevalenza del primo, è un aggettivo che può fungere anche da sostantivo, maschile e femminile, poco usato e di origine familiare. Quanto al significato, la definizione del quiz, dava “Poco dritto, un po’ cadente”; il vocabolario si sbilancia un poco di più ed arriva, in seconda battuta, a “chi ha le membra rattrappite, storpio”.
Molto più sobrio e definitivo, il Grande Dizionario della Lingua Italiana del Battaglia, che, alla fine di un’intera pagina dedicata a “storto”, introduce tra le possibili varianti del termine, anche lo “spregiativo”: stortignaccolo con due soli esempi di uso letterario di esso. Nel secondo, che è del Brignetti, si avverte il senso di questo uso dispregiativo, che dà conto del fatto che vi è, da parte del portatore della deformazione, un compiacimento all’esibizione della propria miseria, a fini evidentemente di lucro, che così oltre che fisica diventa anche morale: “Vi si sollazzavano, catalogando fra i venenti avanti avviluppati negli ambagi, stortignaccoli e cartomanti”. Una specie di corte dei miracoli, in cui la malformazione è benedetta per la pietà che suscita negli astanti, favorendo la generosità degli offerenti, come nei disegni del questuante che ha perso ogni dignità.
Forse è esagerato vedere nel fatto che il termine venga usato autonomamente nella sua versione sostantivale femminile, un velo di misoginia, come a voler sottintendere, che a giungere a tanta bassezza sarebbero portate più le donne che gli uomini. In ogni caso, l’illazione non sembra affatto verosimile.
Cammino portoghese, 2018 |
Molto più sobrio e definitivo, il Grande Dizionario della Lingua Italiana del Battaglia, che, alla fine di un’intera pagina dedicata a “storto”, introduce tra le possibili varianti del termine, anche lo “spregiativo”: stortignaccolo con due soli esempi di uso letterario di esso. Nel secondo, che è del Brignetti, si avverte il senso di questo uso dispregiativo, che dà conto del fatto che vi è, da parte del portatore della deformazione, un compiacimento all’esibizione della propria miseria, a fini evidentemente di lucro, che così oltre che fisica diventa anche morale: “Vi si sollazzavano, catalogando fra i venenti avanti avviluppati negli ambagi, stortignaccoli e cartomanti”. Una specie di corte dei miracoli, in cui la malformazione è benedetta per la pietà che suscita negli astanti, favorendo la generosità degli offerenti, come nei disegni del questuante che ha perso ogni dignità.
Forse è esagerato vedere nel fatto che il termine venga usato autonomamente nella sua versione sostantivale femminile, un velo di misoginia, come a voler sottintendere, che a giungere a tanta bassezza sarebbero portate più le donne che gli uomini. In ogni caso, l’illazione non sembra affatto verosimile.
Lucio Di Eugenio Il simpaticissimo Marty Feldman in versione "stortignaccolo":
- Giuseppe Simone Aielli "Gobba? Quale gobba?"
Lucio Di Eugenio Ha pure gli occhi strabici e poi mi sono rifatto al senso che si da nell'uso comune a questo termine.
Michela Benaglia bellissimo!
e poi mi ricorda mia nonna che affettuosamente mi chiamava proprio così
perchè ero magrina e stavo sempre in posizioni a dir poco bizzarre 🙃 e qui nn credo fosse questione di misoginia
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