SCIALACQUARE

La verità è che di questo verbo “scialacquare” non si conosce l’origine anche se da parte di volenterosi, diverse ipotesi sono state fatte, tra le quali quella che sembra più attendibile per motivi più di onomatopea, che di semantica, la fa risalire ad un tardo latino “ex ad Acquare”, che dovrebbe significare far diventare le proprie sostanze come l’acqua. Lo stesso discorso vale per un’altra voce latina “liquare”, che significa “sciogliere”; il concetto rimane lo stesso e richiama direttamente la liquidità dell’acqua e la facilità che essa ha di disperdersi in rivoli.

Monumento per i pescatori scomparsi (Cammino portoghese, 2018)

In effetti si tratta di una parola “stramba”, in quel senso da me preferito di cosa strana ma anche fornita di vita autonoma, che si muove per mezzo di “stampelle” acquisendo un significato tutto suo. In questo caso si serve dell’acqua, come mezzo, per muovere la fantasia verso una sua qualità essenziale, la fluidità. E dare l’dea della liquefazione, dello spargimento e conseguente dissipazione. Scialacquare non è solo sperperare, che può essere un modo anche sensato di usare dei propri averi, ma vuol dire soprattutto profondere dissennatamente, sparpagliare con pompa, atteggiarsi a mecenate, e non ricavarne niente di utile.

In certo qual senso ha molto dello “scialare” che ha una connotazione sua tale da far pensare più ad una prodigalità eccessiva. Largheggiare per ostentazione, senza badare a spese. Anche qui l’origine è da cercare in una parola latina, “ex-halare”, col significato di espirare, emettere fuori e quindi dar mostra della propria larghezza di mezzi. È l’idea della pompa che prevale in alcuni casi di uso figurato della parola, dove, anziché di beni materiali, si vuole fare sfoggio di doti e qualità personali, come la cultura o la scienza. Ecco il letterato che fa “scialo” di citazioni latine e greche, pensando di sbalordire il proprio uditorio dando prova di un sapere illimitato. Così è facile fare “scempio” della propria immagine, facendo “scialo” di un vuoto nozionismo.

Espressioni come “c’è poco da scialare”, oppure “ha scialacquato tutto il suo capitale”, non sono invertibili nei corrispondenti “resta poco da scialacquare” o “ha scialato tutta la sua ricchezza”. Resta però la possibilità di un uso contemporaneo dei due termini, come per esempio “ha scialato tutta la vita ed ha scialacquato il suo patrimonio, lasciando i sui eredi in povertà”. 

Non è del tutto strano che un’origine simile a quella di scialacquare, possa averla anche un verbo di significato differente, come “dileguare”, che significa allontanare, far scomparire, rendere invisibile. Perché anche qui c’è il ricorso all’acqua, in senso figurato, per le sue qualità di liquidità. Dileguare o dileguarsi è uno scomparire che può essere molto veloce, come quello dei ladri al suono della sirena della polizia, o avvenire per gradi, poeticamente, come il sole, che al tramonto, ”lento si dilegua” dietro ai monti. In ogni caso è una parola che rende pienamente il senso di occultarsi, rendersi introvabile. Non è per caso che anche di ingenti capitali, si è detto, più volte che a causa di usi sconsiderati, che di essi hanno fatto i rispettivi possessori, ogni avere “si è dileguato”, né sanno i responsabili delle scomparse, come ciò sia potuto avvenire. Storie di ordinaria follia di persone che scialando scialando, hanno scialacquato tutto e la ricchezza si è dileguata, volatilizzata.

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