ESOTERICO
Esoterici o essoterici, o, meglio ancora exoterici? Possiamo consentire ad un non iniziato di sbirciare dal buco della serratura per cercare di capire quello che succede nella stanza dell’esoterismo, che, per definizione, nasconde qualcosa di occulto, inaccessibile a molti? Voi esoterici incalliti direte senz’altro di no; io, che sono essoterico, faccio parte della schiera degli esclusi, mi arrogo il diritto di dire sì. Non per profanazione, ma per semplice curiosità, vorrei indagare intorno a quello che non appare nel limitato campo visivo della toppa, e spaziare con la fantasia in quella che è la parte più “interna” della stanza dei misteri, come appunto dice la parola greca “esotericòs”, che vuol dire “interno”, in contrasto con “exotericòs”, che vuol dire “fuori”. In quella stanza, pochi iniziati si dividevano la torta di alcuni misteri indecifrabili, ed erano gli esoterici, veri e propri, sembra, all’inizio, gli stessi pitagorici di stretta osservanza, mentre gli altri, quelli del sapere comune, erano gli “essoterici”, che stavano fuori della cerchia degli iniziati e della stanza.
Di che si occupavano gli esoterici? Di pratiche magiche, di divinazioni o altre diavolerie? No. Pitagora, per esempio si occupava di formule numeriche e di forme geometriche, comprensibili solo ai più dotati allievi, ed ecco il manto di mistero che adombrava la sua attività. Non tutti, forse erano come lui; ciarlatani se ne sono trovati in tutte le epoche e qualcuno fra gli esoterici poteva anche fare cose stravaganti, come per esempio esercitare il culto di misteri antichi, con o senza fondamento. I più si occupavano di indagare intorno a ciò che non è visibile agli occhi umani, come la parte spirituale che forma la persona di carne ed ossa. Come pure quell’alone di immaterialità che, secondo noi, avvolge tutte le cose materiali. Qualcuno parla di spirito universale, altri di “anima”, di essenza”, degli uomini, degli animali e delle cose. Più semplicemente si trattava di trovare il senso del mondo e della vita, come oggi. Pochi se ne occupano, i più ne vivono inconsciamente l’angoscia o nemmeno quella.
Certo che se si parla di spiritualismo, in primo piano appaiono le religioni, cose, queste sì, per iniziati.
Il fine ultimo era ed è sempre la scoperta della verità, di cui le religioni pretendono di avere l’esclusiva. E tutte hanno detto la loro, per arrivare più o meno al medesimo risultato. La verità è inconoscibile se non da esperti iniziati che fanno da mediatori tra quelli che non vedono e i veggenti.
Nel mondo moderno, in cui la rivoluzione digitale, come dice Baricco, ha eliminato ogni forma di mediazione nell’apprendimento e l’insegnamento non è più come un tempo “acroamatico”, cioè appreso dalla viva voce del maestro, ma ci sono le macchine della tecnologia ad indirizzare il nostro sapere, l’esoterismo non ha più ragione di esistere. Ora il senso della parola si è diluito nel linguaggio comune, ad indicare qualcosa di molto più generico che va dall’omertà degli appartenenti alle cosche, al semplice messaggio cifrato fra innamorati, alla ricetta della nonna, tenuta segreta ed ereditata solo dalla prima figlia, al discorso sconclusionato dell’oratore bislacco che dice cose incomprensibili. Talvolta con connotazioni ironiche, per farsi beffe anche della stessa denominazione di esoterico, come la corsa del cavallo morto, con buona pace di tutte le varie discipline che a quella scienza erano complementari, quali l’alchimia, la cabala, l’ermetismo, la teosofia e, impropriamente, anche la magia.
Bagni di Mario (Bologna) - 2017 |
Di che si occupavano gli esoterici? Di pratiche magiche, di divinazioni o altre diavolerie? No. Pitagora, per esempio si occupava di formule numeriche e di forme geometriche, comprensibili solo ai più dotati allievi, ed ecco il manto di mistero che adombrava la sua attività. Non tutti, forse erano come lui; ciarlatani se ne sono trovati in tutte le epoche e qualcuno fra gli esoterici poteva anche fare cose stravaganti, come per esempio esercitare il culto di misteri antichi, con o senza fondamento. I più si occupavano di indagare intorno a ciò che non è visibile agli occhi umani, come la parte spirituale che forma la persona di carne ed ossa. Come pure quell’alone di immaterialità che, secondo noi, avvolge tutte le cose materiali. Qualcuno parla di spirito universale, altri di “anima”, di essenza”, degli uomini, degli animali e delle cose. Più semplicemente si trattava di trovare il senso del mondo e della vita, come oggi. Pochi se ne occupano, i più ne vivono inconsciamente l’angoscia o nemmeno quella.
Certo che se si parla di spiritualismo, in primo piano appaiono le religioni, cose, queste sì, per iniziati.
Il fine ultimo era ed è sempre la scoperta della verità, di cui le religioni pretendono di avere l’esclusiva. E tutte hanno detto la loro, per arrivare più o meno al medesimo risultato. La verità è inconoscibile se non da esperti iniziati che fanno da mediatori tra quelli che non vedono e i veggenti.
Nel mondo moderno, in cui la rivoluzione digitale, come dice Baricco, ha eliminato ogni forma di mediazione nell’apprendimento e l’insegnamento non è più come un tempo “acroamatico”, cioè appreso dalla viva voce del maestro, ma ci sono le macchine della tecnologia ad indirizzare il nostro sapere, l’esoterismo non ha più ragione di esistere. Ora il senso della parola si è diluito nel linguaggio comune, ad indicare qualcosa di molto più generico che va dall’omertà degli appartenenti alle cosche, al semplice messaggio cifrato fra innamorati, alla ricetta della nonna, tenuta segreta ed ereditata solo dalla prima figlia, al discorso sconclusionato dell’oratore bislacco che dice cose incomprensibili. Talvolta con connotazioni ironiche, per farsi beffe anche della stessa denominazione di esoterico, come la corsa del cavallo morto, con buona pace di tutte le varie discipline che a quella scienza erano complementari, quali l’alchimia, la cabala, l’ermetismo, la teosofia e, impropriamente, anche la magia.
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