LA DISCENDENZA 15
Domenico Di Eugenio conobbe i rigori della disciplina militare con molto anticipo; era già sotto le armi nel 1891 e fu nuovamente richiamato nel 1898, l’anno in cui si fidanzò con Crocetta e successivamente nel 1916, per quella che fu chiamata la Grande Guerra, alla quale la giovane Italia partecipò con spirito irredentistico, combattendo contro l’Impero Austro Ungarico la sua quarta guerra d’indipendenza. Il suo primo impiego fu nella zona del Carso. All’epoca Domenico aveva già tre figli, Maria, Azelia ed Eliseo di appena cinque anni. Rimase in servizio ininterrottamente fino alla fine della guerra, salvo un periodo di convalescenza a casa, per ferita. Non è possibile determinare il periodo di congedo, anche se esiste una minuta, purtroppo senza data, di una domanda avanzata dalla madre Filomena Di Ferdinando, bisnonna di Fiorella, Sua Eccellenza Generale Armando Diaz, Comandante in capo dell’esercito ed artefice della vittoria, di proroga del congedo perché il figlio non era ancora guarito. La lunga permanenza in prima linea doveva aver logorato il fisico e lo spirito del povero Domenico, che si era rivolto al Sindaco di Bellante per chiedere se era possibile ottenere un riavvicinamento alla famiglia, in applicazione di una circolare ministeriale che ammetteva questa possibilità, in casi particolari, ma il sindaco aveva risposto negativamente in quanto quella circolare era stata successivamente revocata. E sul retro della lettera di risposta del sindaco che Domenico verga la più importante delle sue missive, in quanto essa incrocia un punto nodale della storia d’Italia.
E’ il 15 giugno 1818 ed in questa data si ricorda l’inizio della cosiddetta Battaglia del Solstizio (la definizione è di G. D'Annunzio) o seconda battaglia del Piave, con la quale gli austriaci sferrarono un attacco contro le formazioni italiane, con l’intento di sfondare le linee di difesa sul Piave, costruendo delle passerelle sul fiume per attraversarlo, per poi dilagare nella pianura padana e così risolvere a loro favore le sorti della guerra. L’offensiva a tenaglia degli austriaci ebbe in un primo tempo successo ed essi avanzarono per diversi chilometri verso l’interno. Ma subito dopo l’esercito italiano, che l’anno precedente aveva subito la terribile sconfitta di Caporetto, animato da spirito di rivincita, iniziò una controffensiva che ricacciò il nemico oltre il Piave e, siccome le passerelle erano state distrutte, molti soldati in fuga, affogarono nel tentativo di guadare il fiume in piena. Il documento in nostro possesso fotografa dal vivo il momento più drammatico della battaglia, con l’iniziale successo nemico, quando tutto sembra precipitare. E’ proprio Domenico Di Eugenio, da poco promosso Caporale, a descriverci da S.Marco Veneto (Treviso) in data 16 giugno 1818 l’angoscia e la speranza di una situazione all’apparenza disperata.
Carissima madre cara e miei cari figli [dimentica di citare la moglie, ndr] e tutti sorelle Fratello cognati e cognati vi mando questa lettera per un mio compagno che viene colle sonero e vi faccio sapere che ieri, 15 giugno, colla volontà del caro Signore Iddio abbiamo fatto già diciassette chilometri indietro come si vede gli Teschi ci vengono a cacciare e chi sa dove si va a finire .
Io o sempre la speranza che il signore mi faccia sano e salvo, come l’altra volta mi trovo con un pensiero che non potete imaginare chi se se potro avre fortuna di raccontare questa seconda come voi sapete io sarei colla piena speranza da ri bracciarvi a tutti e statevi allegri e sempre coraggio, e pure mi saluterai i miei contrarii per colpa loro forse chi sa provo anche il Dolore di non più vedervi vi saluti e tanti baci tuo Indimenticato marito Domenico Di Eugenio desiderei da rivederti.
Dolcissima l’invocazione alla moglie non dimenticata, quindi, ma sempre presente nella sua mente, anche se sottintesa sulla carta. Al voler di Dio è rimesso l’esito della battaglia e l’appello per ottenere almeno la sua salvezza personale, magari a costo di un ferita, non mortale, che lo faccia tonare a curarsi tra i suoi cari. E' notevole che lo stesso provi pietà per i suoi stessi nemici, ai quali invia un saluto, ben sapendo che essi potrebbero essere la causa per un suo eventuale mancato ritorno a casa. In due anni di guerra trascorsi al fronte, il neo promosso caporale il suo dovere l’aveva fatto ampiamente, tanto che in data 24 maggio 1818 (altra data fatidica), era stato autorizzato con attestato regio a fregiarsi di un distintivo particolare per aver compiuto 12 mesi in zona di operazione. Ma le sorti della battaglia volsero a nostro favore e la sconfitta degli austriaci fu determinante per la fine della guerra, dichiarata il 4 novembre dello stesso anno con la resa degli austriaci. Dal Foglio di Congedo Assoluto per proscioglimento dal servizio rilasciato dal Distretto Militare di Teramo il 22/08/1922 (circa due mesi prima della Marcia su Roma di Mussolini), risulta che Domenico Di Eugenio aveva svolto servizio effettivo sotto le armi per la durata di anni 5, mesi 4 e giorni 15, dal che si deduce che egli non tornò a casa prima della fine di ottobre del 1921, essendo stato richiamato il 9/06/1916, all’età di anni 40.
Carissima madre cara e miei cari figli [dimentica di citare la moglie, ndr] e tutti sorelle Fratello cognati e cognati vi mando questa lettera per un mio compagno che viene colle sonero e vi faccio sapere che ieri, 15 giugno, colla volontà del caro Signore Iddio abbiamo fatto già diciassette chilometri indietro come si vede gli Teschi ci vengono a cacciare e chi sa dove si va a finire .
Io o sempre la speranza che il signore mi faccia sano e salvo, come l’altra volta mi trovo con un pensiero che non potete imaginare chi se se potro avre fortuna di raccontare questa seconda come voi sapete io sarei colla piena speranza da ri bracciarvi a tutti e statevi allegri e sempre coraggio, e pure mi saluterai i miei contrarii per colpa loro forse chi sa provo anche il Dolore di non più vedervi vi saluti e tanti baci tuo Indimenticato marito Domenico Di Eugenio desiderei da rivederti.
Dolcissima l’invocazione alla moglie non dimenticata, quindi, ma sempre presente nella sua mente, anche se sottintesa sulla carta. Al voler di Dio è rimesso l’esito della battaglia e l’appello per ottenere almeno la sua salvezza personale, magari a costo di un ferita, non mortale, che lo faccia tonare a curarsi tra i suoi cari. E' notevole che lo stesso provi pietà per i suoi stessi nemici, ai quali invia un saluto, ben sapendo che essi potrebbero essere la causa per un suo eventuale mancato ritorno a casa. In due anni di guerra trascorsi al fronte, il neo promosso caporale il suo dovere l’aveva fatto ampiamente, tanto che in data 24 maggio 1818 (altra data fatidica), era stato autorizzato con attestato regio a fregiarsi di un distintivo particolare per aver compiuto 12 mesi in zona di operazione. Ma le sorti della battaglia volsero a nostro favore e la sconfitta degli austriaci fu determinante per la fine della guerra, dichiarata il 4 novembre dello stesso anno con la resa degli austriaci. Dal Foglio di Congedo Assoluto per proscioglimento dal servizio rilasciato dal Distretto Militare di Teramo il 22/08/1922 (circa due mesi prima della Marcia su Roma di Mussolini), risulta che Domenico Di Eugenio aveva svolto servizio effettivo sotto le armi per la durata di anni 5, mesi 4 e giorni 15, dal che si deduce che egli non tornò a casa prima della fine di ottobre del 1921, essendo stato richiamato il 9/06/1916, all’età di anni 40.
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