LA DISCENDENZA 14

I documenti in possesso di Fiorella abbracciano un ampio arco di tempo che va da episodi accaduti nell'ultimo decennio del 1800, alla prima guerra mondiale, (con protagonista Domenico, il nonno di Fiorella); attraversa poi il periodo grigio del dopo guerra e l'avvento del fascismo ed investe in pieno la tragedia della seconda guerra mondiale (con le vicende accadute a Eliseo/Raul, il padre di Fiorella ed altri soggetti di contorno), arrivando fino ai primi anni '50 del 1900.



Si comincia con un reperto veramente originale: è una lettera d'amore inviata nell'anno 1891, da un giovanissimo Domenico, classe 1876, ad una destinataria senza nome. Siamo sul finire del 1800; dall'unità d'Italia (1861) e dalla successiva annessione di Roma al Regno d'Italia (1870), sono passati appena pochi decenni. Il giovane a quel tempo aveva solo 15 anni ma risultava già richiamato alle armi (cosa che sembra improbabile, forse un errore di datazione), però dimostrava una baldanza notevole insieme ad una scarsa conoscenza della lingua, che non gli impediva di esprimere idee molto chiare.

Torino, giorno 30 (del) 1891 [manca l'indicazione del mese, ndr] 
Vengo conguesti due rice giusto perfarti sapere che io oh avuto lapassione di Voi da raazzo e ce lavrei avuto sempre ed inguesta mia Partenza dopo che orivato a Torino avrei pensate allavostra persone e come visiete di mostrato in guelgiorno che io ho venuto alla vostra Casa io non sapeva come pensarvi ma il vostro pensiero io non lo potuto mai capire perche talevolte io tio veduto daridere e talevolte contento un guardo che io non so come ora il vostro temperamento.

Il ragazzo si rivolge alla sua amata e le chiede senza mezzi termini di uscire dall'equivoco; egli, da un lato si sente preso in giro, per il sorriso ironico che talvolta ha colto sul volto della ragazza, ma dall'altro, ha notato un certo sguardo di lei che ha acceso le sue speranze.

Ma tra lasceremo tutti questi piccoli ciarle che ti o fatte conguesti scarafoni mi dovrete scusarmi tanto tanto e io tiò Riscritto secondo quel Giorno che o venuto alla vostra Casa maio oh scritto tutto indefferente perche non so se ci hai lo Sposo o se noncelai ma selei credo a desso da riscrivermi fate come volete mati voglio dir pur questo che se nonmi volete riscrivermi per a more miri scriverete per amico perche mi dispiacerebbe molto se nonni dovreste da rispondere e tisalute a dio a dio che se Lei miri riscrivere secondo le miei indenzione io frapoco tenpo Te rimandero il mio Ritratto e a dio a dio sotto mi fermo il vostr affezionatissimo Domenico Di Eugenio.

Risposta del Soldato Di Eugenio Domenico 71 Reggimento Fanteria 2 Compagnia Pronda risposta.

Ho voluto trascrivere per intero la lettera, tanto mi sembra meritevole di considerazione, un gioiello di letteratura popolare, che avvince e commuove: la voce autentica di un giovane soldato illetterato, lontano da casa, che pensa di scrivere alla donna che ama, la quale forse l'aspetta e forse no. La lettera quindi si chiude con una richiesta esplicita; egli vuole sapere se lei ha o meno un altro fidanzato e chiede una risposta sincera, quale che sia; se sarà dettata dall'amore, escludendo l'esistenza di un altro pretendente e quindi a lui favorevole, come egli spera, bene, altrimenti, amici come prima. Passano alcuni anni ed ecco che il 1° gennaio 1898, un più maturo Domenico, si rivolge a quella che sarà la sua futura moglie, Crocetta , che molto probabilmente è la stessa ragazza della lettera precedente, altrimenti non si capirebbe come mai quella lettera sia stata conservata insieme alla seconda. Il linguaggio è più forbito e l'ortografia notevolmente migliorata; egli le dichiara il suo amore e questa volta l'esito sarà positivo.

Elettissima signorina Crocetta
[sia]mo al primo Giorno dell'anno, mia Crocetta. E' il mommento nel quale ognuno si affretta a rendere alle persone che hanno Diritto di aspettare questa sommessione. A Voi io debbo l'omaggio del cuore; ma non ho aspettato questo giorno che per offrirvelo col rispetto che accompagna tutte le mie azioni a vostro riguardo. La mia speranza tutta dipende da voi che.... [ill.]... io presentare di più? Mi prendo la libertà di mandarvi una presente lettera non perchè ne meritat...ma perchè vi sforzi a pensare un tante di più a colui che vi ama di vero affetto e altro non mi resta da dire,

Bramo per voi e per me cent'anni di vita e cinguanda d'amore e il resto sarà amicizia. Torino 1° gennaio 1898.

Crocetta e Domenico si sposeranno di lì a poco e dalla loro unione nasceranno Maria e Azelia (le zie tanto amate) ed Eliseo (per gli amici "Raul"), il papà di Fiorella. Domenico esercitava l'arte del calzolaio era un esperto artigiano che produceva scarpe su misura, oltre che riparare calzature usurate. Di statura alta, era conosciuto in tutto il paese come "Mimì, lu' scarparone". Lavorava in casa, su di un desco attrezzato in un locale vicino alla cucina e spesso fuori casa, presso le abitazioni dei committenti, quando la sua opera veniva richiesta per soddisfare esigenze collettive, come la fornitura di nuove calzature a più componenti delle famiglie coloniche sparse nelle campagne a poca distanza dal paese. Fiorella conserva un buon ricordo di questo nonno, col quale è convissuta fino alla morte di lui, avvenuta quando era ancora bambina a seguito di un incidente domestico (caduta dalle scale e rottura del femore).

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