SGARBERIE

Vittorio Sgarbi è senza dubbio personaggio di rilievo nel paesaggio culturale italiano e probabilmente mondiale. E’ molto fotogenico, estroso, esuberante e per questo viene chiamato in continuazione a partecipare ai vari talk shows presentati in TV, in cui fa sempre la parte del protagonista chiamato a disquisire su tutto, arte, società, attualità, compresa la politica, essendosi egli cimentato anche in questo campo con risultati secondo me non esaltanti. Non sono in grado di giudicare l’effettivo valore dell’uomo come critico d’arte e promotore di eventi artistici e culturali, né tantomeno dei suoi libri sull’arte che occupano un notevole spazio nelle vetrine delle librerie. Ma è indubbio che riscuota un grande successo di pubblico. Nonostante nel passato qualcuno abbia detto di trovare in me una certa rassomiglianza fisica con la sua persona, cosa che a me non sembra affatto vera, né mi farebbe piacere se lo fosse, debbo dire che il personaggio non mi è affatto simpatico, e per le sue idee politiche, e soprattutto per le sue intemperanze, stravaganze e l’eccessiva irruenza, al limite della rissa, che egli pone nelle discussioni con i suoi interlocutori, atteggiamenti per i quali è altrettanto famoso.

Insegna sulla porta di un laboratorio, da molti interpretata come un errore grammaticale (Matera 2011)

Ieri sera ho assistito all’ultima parte della trasmissione su la 7, del programma televisivo 8 e ½ condotto da Lilli Gruber, ospite fra gli altri Vittorio Sgarbi, che verteva sul tema “Salvini-Di Maio gemelli diversi”, in cui la conduttrice, esaurito l’argomento della discussione, ha dato la parola al critico, per illustrare il suo ultimo libro, intitolato “Leonardo”, annunciando che il critico avrebbe presentato nei prossimi giorni uno spettacolo sulla figura di questo grande artista, presso il Teatro Olimpico di Roma. In poche parole ieri sera, Sgarbi, insolitamente pacato e senza il tic di riavviarsi in continuazione i capelli bianchi e lisci che egli porta fluenti in testa, ha detto alcune cose che mi hanno sorpreso.

“Leonardo genio dell’imperfezione” è il titolo della rassegna e tale espressione che egli ha ripreso da Vasari, si adatta benissimo al suo approccio irriverente con questi artisti del passato, Leonardo, come pure Caravaggio e Raffaello, trattati precedentemente. E di questa imperfezione egli fa un simbolo di italianità di questi personaggi eccezionali, fino al punto di essere al di fuori del mondo, non più umani, ma vicinissimi a Dio, del quale proseguono l’opera della creazione. “La Gioconda è l’Italia” ha affermato. Vorrà dire che rispecchia in pieno l’arte italiana? Che con la sua ambiguità, il sorriso dal significato enigmatico, per la cui interpretazione tanto ha impegnato i critici di tutti i tempi, è la massima espressione di questa genialità nazionale “imperfetta” per antonomasia? In quanto imperfetti siamo tutti per questo strano miscuglio di cui siamo fatti? Si dice che la Gioconda sia Leonardo stesso. Nella copertina del libro, come nella locandina dello spettacolo teatrale, Sgarbi ha messo un fotomontaggio nel quale si intravede il volto della Gioconda, contraffatto con il suo, l’autore del libro e dello spettacolo. E’ allusivo di cosa? La Gioconda è Leonardo, Leonardo è Sgarbi?

Rinascimento incompiuto, artisti dal genio imperfetto, eppure incommensurabili, vicini a Dio, forse più dei di Dio stesso?

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