PER L'ERTO CALLE

Per l’erto calle, che à la Gloria guida,
Già dal lungo salir, son fatto stanco,
Né speme più di giunger là m’affida;
Tal che mi arresto, e dò riposo al fianco.
--
Chiunque cade vittima volontaria dell’idolo del piacere, trovasi ben tosto in ricompensa della sua follia, condannato alla dura e malefica fatica di Sisifo infelice, che con grandissimi sforzi l’immensa pietra della concupiscenza, per l’erto calle d’un monte altissimo conduce.

L’erto calle di cui ai due esempi sopra riportati, conduce o alla gloria o alla perdizione. Cos’è l’erto calle? E’ un cammino impervio, una strada stretta, un sentiero che si arrampica su per una salita irta di difficoltà.

Sisifo spinge il masso (VI secolo a.C.), dal santuario di Hera al Sele, presso il Museo archeologico nazionale di Paestum (fotografo sconosciuto)

Erto, sostantivo, è la salita; messo insieme a calle, in funzione di aggettivo, siccome calle è la strada, significa “strada in salita”. Il “duro calle” di Dante era relativo allo “scendere e salire per le altrui scale”, ma già nel primo canto dell’Inferno, il Poeta aveva detto “che mena diritto altrui per ogni calle”, parlando del sole che guida il cammino per ogni dove.

Nel primo esempio, tratto dal libro “Adunanza dei Pastori Arcadi Ferraresi” una raccolta di sonetti di più poeti arcadici, dedicato al beatissimo Clemente XI, datato 1700, l’autore che si firma Filingo Promachio, esprime in tutta sincerità la sua rinuncia a perseguire per forza la via che conduce alla Gloria, per l’erto calle che lo ha stancato.

Nel secondo, c’è una dura reprimenda nei confronti di chi si dà ai piaceri della carne e la predica viene dal Mons. Alessandro Sperelli, vescovo di Gubbio nel 1659. Questa volta l’erto calle è quello al quale è condannato Sisifo, il mitico furbacchione con pochi scrupoli, che, per i suoi inganni, è condannato a spingere in salita un masso che continuamente rotola a valle ed ogni volta l’infelice è costretto a reiterare la sua fatica immane ed inutile di riportarlo su.

Chi si stanca di perseguire la virtù per l’erto calle, rischia di prendere “una brutta china”, che è la discesa rovinosa che porta verso l’imo (“nel mar precipitando, spente nell’imo strideran le stelle” - Leopardi).

L’erto è rivolto verso l’alto, la china va in giù. Dire l’erta china è una contraddizione in termini, come dire salire una discesa. Ma noi sappiamo che le salite, una volta ultimate, si debbono pure discendere. E allora?

Commenti