COMPAGNO

Il magico potere della parola, di concentrare in poche sillabe un’infinità di concetti, di sensi, individuando sempre alla radice l’indirizzo principale, più vero, che viene da lontano a volte da secoli di esperienze, si riscontra in pieno nella parola “compagno”, una delle più abusate, ma anche una delle più pregnanti e soddisfacenti.

“Compagno” oggi si usa nelle più svariate occasioni, con un ventaglio di significati specifici, tutti riconducibili al nocciolo di verità contenuto in un concetto, che “compagno” è colui con il quale si mangia, si condivide, il pane. “Cum panis” è la formula illuminante: con, (nel senso di insieme a) colui col quale si divide il pane.

Giorno del pane (Torre di Mezzana, 2017)

Cosa più del pane condiviso può rendere il senso di fratellanza, di comunanza, di fare uno stesso percorso insieme, di avere uno stesso destino? Detto da solo, significa “compagno di scuola”, ma accompagnato da un complemento di specificazione, oppure adottato in certi ambienti, individua molte altre forme di legami che possono correre tra persone, compagno di lavoro, di viaggio, di giochi e via discorrendo.

Un uso particolare invalso di recente, a seguito del fenomeno sempre più diffuso con l’evolversi della nostra società, delle famiglie sorte al di fuori del matrimonio, “compagno” e “compagna”, sono i termini più usati per sostituire “marito” e “moglie”. Ma vi sono altri usi specifici, per esempio, compagno di fede o di partito politico. In quest’ultimo caso, “compagno” era il modo di definirsi degli iscritti e simpatizzanti del Partito Comunista. “Compagni di strada” erano in principio gli intellettuali simpatizzanti ma non iscritti allo stesso partito. Più tardi l’espressione è stata usata per individuare i fuorusciti dal partito, che non condividevano alcune cose del partito, ma propugnavano le stesse teorie.

Vi è un termine che viene ritenuto sinonimo di “compagno” ed è “camerata”, che copre pressappoco lo stesso spazio semantico del primo, con una connotazione particolare anche in questo caso dato dall’uso distorto che ne è stato fatto nel passato, come termine distintivo di una parte politica. Nel caso di “camerata”, il “pane” del compagno è sostituito dalla “camera” in cui si riuniscono gli appartenenti ad un certo corpo, tipo un collegio o una compagnia militare. E’ un sostantivo che può essere sia maschile che femminile. “La camerata” è il complesso dell’ambiente e dei suoi occupanti. “Il camerata” era l’iscritto al Partito fascista ed il binomio, “compagno” e “camerata” serviva già nei termini ad individuare uno dei caratteri distintivi fondamentali delle due fazioni politiche, i cui appartenenti erano legati da una parte dal concetto aggregante del pane, caro alle folle di proletari lavoratori di sinistra e dall’altra da quello dell’organizzazione militare o paramilitare degli oppositori di destra.

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