BABBEO

Non si finirà mai di elencare i modi di nominare quella particolare condizione di una persona non proprio in linea col il sentire comune, che noi chiamiamo lo sciocco, per quanti vocaboli esistono per identificare questo soggetto, nei confronti del quale la nostra lingua ha profuso il massimo della sua potenzialità ed ora non voglio addentrarmi in questa galassia, se non per dire qualcosa a proposito di alcuni termini particolarmente coloriti, che denotano un certo tipo di insufficienza dal punto di vista dell’intelligenza.

Leo (Croazia, 2014)

Tra imbecille, idiota, scemo, cretino e chissà quanti altri, ho scelto “babbeo”, perché da un lato ha una connotazione di dabbenaggine, più che di vera idiozia, dall’altro può essere usato anche bonariamente, senza volontà di offendere, per descrivere un tipo di credulone bonaccione, propenso all’ottimismo, che passa con superficialità su difetti e manchevolezze commesse da altri, pensando anzi di poter fare altrettanto senza danno. In effetti, l’origine onomatopeica del termine, con la ripetizione ba-be, fa pensare più al linguaggio balbettante dei bambini, ricco di suoni appena articolati, quindi con tutta l’aura di simpatia che si ha per esso, che non all’ottusità del tardo di mente.

Nel suo senso più proprio, “babbeo” viene detto di chi parla a sproposito, senza sapere bene quello che dice, facendosi bello del pensiero altrui, senza avere la capacità di riconoscerne l’effettivo valore. Nel senso più tenue è l’epiteto che si dà al sognatore, quando lo si vuole mettere di fronte ad una realtà contingente che cozza contro l’irrealtà di un sogno. “Ah, babbeo, svegliati! Non vedi che il mondo ti crolla addosso?”. Quando si ha fiducia nella capacità di rientrare in sé del soggetto momentaneamente smarrito.

Specialmente quando si parla del rimbambimento senile, (rimbambire, tornare bambini?), esistono termini che sono assonanti con babbeo, ma traggono origine dall’osservazione di alcuni animali, tra i quali un uccello notturno il barbagianni, che, per quanto utile all’agricoltura perché cattura topi ed altri animali nocivi, non gode di buona fama, per le sue abitudini solitarie ed il verso acuto e sibilante simile ad una risata sardonica, per cui viene ritenuto foriero di disgrazie. Ad un vecchio taciturno o brontolone, spesso si dà il titolo di barbagianni, non certo lusinghiero ma comunque sempre meglio di “vecchio barbogio”.

Nel mondo delle scimmie, poi, vi è il babbuino, con grandi occhi che guardano fisso l’obiettivo. Anche questo animale è stato preso per dar nome ad un certo tipo di immobilità di anziani imperscrutabili.

Fuori ambito del babbeo, ma come semplice curiosità, aggiungo che anche alcuni ortaggi sono serviti ad illustrare condizioni particolari della mente umana, tipico il cetriolo, che ha dato luogo al termine “citrullo”, scherzoso e simpatico. Prende origine da una metafora sessuale, per la forma allungata che richiama un ben noto organo maschile, che, chissà perché, spesso è stato associato a stati di torpida o torbida scemenza.

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