ANTICONFORMISMO DI (S)FACCIATA

Una boutade

A costo di correre il rischio di essere annoverato tra coloro che collocavano la morale dell'uomo e della donna, in un certo punto del corpo, equidistante tra l'ombelico e le ginocchia, vorrei oggi spendere una parola a favore di un termine desueto, sconosciuto ormai ai costumi, mentre come vedremo con i costumi (specialmente quelli da bagno) ha molto a che fare e relegato anche nei dizionari tra i reperti da museo e liquidato come "vergogna", quel disagio che ci assale per aver commesso un atto disdicevole che viene a conoscenza di altri, mentre il suo nome vero, carico di un onesto passato è  "verecondia".

La nuova moda della lingua biforcuta (da Instagram)

La verecondia è sì come la vergogna e può riguardare più sfere del nostro agire contro una morale consolidata che va dall'onestà all'onorabilità, dal decoro alla decenza. Una sfera particolare però riguarda quella morale codina di cui è cenno poco sopra.

Qui entriamo in un campo più riservato e la verecondia assume la forma di una disposizione dello spirito che rifugge da qualsiasi atto che possa anche solo sfiorare la sfera intima della persona che è difesa dal pudore. Il pudore, a sua volta, è l'alone di riservatezza che di solito si associa agli organi sessuali ed all’uso che di essi se ne fa. Per esempio a scopo procreativo o semplicemente ricreativo.

L'evolversi dei costumi nella società ha portato al superamento di quelli che un tempo erano tabù scambiati per valori senza i quali si doveva provare vergogna ed oggi parlare di verecondia o di pudore è fuori dagli schemi progressisti.

Se dai costumi come modo di conformarsi della società attraverso regole e condotte condivise dalla maggioranza, passiamo ad un argomento molto più leggero, che di quei costumi riflette la natura e lo sviluppo, cioè ai costumi da bagno, notiamo che nell'arco di un secolo questo indumento ha subito una trasformazione veramente straordinaria.

Dal costume da bagno del primo novecento che aveva lo scopo di coprire il più possibile il corpo a salvaguardia del pudore e della verecondia, pur nella condizione data che doveva permettere alle persone che andavano al mare, di prendere il sole e fare il bagno senza disagi, si è passati a costumi ridotti, spesso anche scomodi da indossare, che per scopo principale hanno quello di scoprire il più possibile ampie parti del corpo, un tempo soggette al pudore, non per fini elio o talassoterapici, ma per esibire al meglio la mercanzia, di cui ogni persona è dotata, dal punto di vista degli organi genitali o quelli immediatamente limitrofi.

Tanto varrebbe adottare il sistema dei naturisti che senza scopi esibizionistici e senza giustificazioni ipocrite, hanno eliminato ogni tipo di indumento all'infuori del cappello, degli zoccoli e degli occhiali.

Un cenno, anche se fugace, credo che meriti un altro fenomeno sempre più evidente nella nostra società, consistente nel fatto che sta dilagando una moda di comportamenti e modi di vestire e atteggiarsi che vorrebbero essere trasgressivi e non conformistici, che, per la subitanea omologazione di una larga massa amorfa, diventano in breve l'emblema della più supina conformità al cattivo gusto e alla regressione.

Vestiti fatti di stracci, tatuaggi su ogni parte del corpo, anelli al naso e sveglie al collo, un tempo esclusivo appannaggio di popolazioni primitive, sono ora un segno distintivo per una larga parte delle nuove generazioni e l'ambizione di persone del tutto sane e doviziose, per cui non si sa più come orientarsi.

Per restare al costume da bagno, si nota che, mentre i maschi hanno adottato pantaloncini, per lo più larghi e lunghi, in controtendenza esagerata rispetto alla precedente moda degli slip troppo esibenti, le femmine si sono scatenate in una rincorsa alla liberalizzazione, con costumi ridottissimi che più che coprire, sembrano fatti apposta per evidenziare alcuni attributi salienti.

E qual'è l’attributo (Totò diceva "il connotato", che non gli era "nuovo, riferito al sedere"), al quale le donne tengono di più e che attrae gli sguardi maschili vogliosi ma anche pieni di ammirazione per un bel culo portato con grazia, stile e finta indifferenza?

Ecco allora un proliferare sulle spiagge di un gran numero di slippini formati da un triangolo per coprire la zona puberale, una cordicella che passa "infra Scilla e Cariddi" e si riallaccia dalla parte opposta con uno striminzito "triangolo delle bermude" che lascia completamente scoperta la parte posteriore dei glutei e del canale di Giuda. Perdonate la fantasiosa onomatopea da me inventata.

E lo chiamano anticonformismo. Io, che (non?) sono un bacchettone, la chiamerei sfacciataggine.

Certo se una esce un giorno sulla spiaggia con il culo di fuori nudo, il gesto può essere classificato come un atto di anticonformismo. Se un giorno tutte escono sulla spiaggia con il culo di fuori, nudo, quello non è più un atto di anticonformismo, ma conformismo dell'anticonformismo, cioè conformismo al quadrato.

Non parlo del risultato estetico dell'operazione, in alcuni casi assolutamente pregevole, in altri di scadente qualità, fino a cose che nessuno vorrebbe vedere per non dover pensare male.

Il "buon gusto" è spesso una questione di misura.

Con ciò direte che sono un Matusalemme. Ma non è che io non apprezzi le novità, né la bellezza che viene esibita con semplicità. Sono gli eccessi che non sopporto e quella cordicella che si insinua in punti molto delicati, mi sembra proprio di cattivo gusto.

Comunque spero che si sia capito che il mio è un giudizio estetico e non moralistico, mentre se vogliamo vedere il fenomeno da un punto di vista geopolitico, allora siamo tutti uniti nell'affermare che la libertà, anche dei costumi da bagno, è essenziale e tra i due modelli, quello occidentale, sfacciatamente disinibito e quello grottesco orientale, che vuole soffocare la bellezza femminile sotto la pesante gabbia del burka, nessun confronto è possibile, perché troppa è la distanza tra i due modi di vedere una cosa in fondo molto naturale.

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