FILASTROCCA

La filastrocca o filastroccola come da qualche parte si dice, è un componimento letterario ritenuto di basso livello perché di origine popolare. Si compone di una sequela di parole, a volte senza senso, più spesso di poco contenuto, con rime e assonanze, ripetute più volte, per renderle bene accette ai bambini che le usano per vari giochi. Per i più piccoli svolgono la funzione di una ninna-nanna, cantata dalle madri per addormentare gli infanti.

"Dieci piccoli indiani" - Oporto 2018

La parola ha origine incerta, come molte filastrocche, la più probabile è quella che la fa derivare da "fila", "amica", qui in senso dispregiativo perché unita alla parola tedesca "stroken" che vuol dire "distendere" fa sì che la locuzione possa prendere il senso di un discorso che si compiaccia di lungaggini insulse. "La solita solfa", "la solita pappardella".

Oppure: "Si è insediato il nuovo governo, che si è autoproclamato 'del cambiamento', con la solita filastrocca del libro dei sogni irrealizzabili".

Ambarabà cicì cocò
Tre civette sul comò
Che facevano l’amore
Con la figlia del dottore.
Il dottore si ammalò
Ambarabà cicì cocò.

E' un capolavoro di filastrocca. La più famosa fra tante, la più ricca di nonsense e per questo simpaticamente ammiccante, proviene dalla notte dei tempi ed è universalmente conosciuta.

Molti si sono cimentati nell'analisi filologica del testo, senza risultati apprezzabili. Al fine di carpirne almeno l'intento ironico e giocoso in esso contenuto. Ma il breve componimento si presenta tetragono ad ogni tentativo, chiuso in se stesso come un piccolo amuleto, ci vorrebbe una formula magica, un  "abra-cadabra" per aprire una porta e far scaturire la linfa, se c’è una linfa.

Nel frattempo i bimbi se ne servono per fare la conta a chi tocca "stare sotto", beandosi al suono delle parole, che prese una per una, possono anche avere un senso, ma messe insieme si perdono in un caleidoscopio di immagini enigmatiche ma in sé prive di un significato conoscibile. Per loro va bene così; non per noi, sempre in cerca di complicazioni.

Cominciamo a soffermarci sulle prime parole, "ambarabà, cicì cocò". E’ solo un farfugliare senza significato dei bambini che le ripetono senza farsi nessuna domanda, come la cosa più naturale del mondo o sono un astuto nascondiglio per un arcano mistero?

E' forse quella formuletta magica che serve per scoprire il velo che avvolge un altro mondo parallelo, quello che, secondo alcuni esiste, ma non vediamo? In realtà è un palcoscenico dell'assurdo, quello che si apre davanti ai nostri occhi.

Ecco che entrano in campo le tre civette. Un altro segnale psichedelico? Non sono belle a guardarsi. Forse sono come le tre scimmiette del famoso motto ammonitorio di casa negli ambienti della malavita, "non vedo, non sento, non parlo". Si sono istallate sul comò. Perché proprio il comò? E niente di meno, fanno l'amore con la figlia del dottore. Come fanno a fare l'amore? Guardano con occhi libidinosi? I loro occhi grandi, gialli, fissi sulla figlia del dottore che probabilmente è a letto e dorme. Altrimenti perché si sarebbero posate sul comò? Per guardarla meglio.

Ma all'improvviso la scena cambia. Da una contemplazione, forse un tantino inquietante per lo sguardo non sappiamo fino che punto benevolo di quelle civette, si passa ad un evento inoppugnabile: veniamo a sapere che il dottore si ammalò. Perché? Come? Di che? Forse di dolore? Si sentiva abbandonato dalla figlia? Oppure il destino canaglia ha deciso che la povera piccola debba restare sola? Con le civette malvagie e che si erano posizionate sul comò proprio per dare un segnale malaugurante?

Non è dato sapere. Forse il dottore guarirà, forse le civette voleranno via, di notte secondo le loro abitudini notturne, nei sogni della bambina che si sveglierà felice con il suo papà in piena salute. Ma la filastrocca lascia aperta ogni soluzione, come un giallo di qualità. Tronca via ogni indugio, ripetendo lo stesso incomprensibile ritornello dell'inizio. La conta è finita. A chi tocca, tocca.

"Papà ho fatto un brutto sogno, ma per fortuna mi sono svegliata"
E il padre sorridendo: "Ambarabà cicì cocò?"
"Anche tu, papà hai visto le civette?"

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