STREPITOSO

Ho scritto con voluta iperbole in "Fama – Famigerato" che la fama si grida. Volevo intendere che ciò che acquista fama specie se è improvvisa, fa rumore. Lo stesso avviene con Strepitoso, in cui più forte è il rumore per lo stridente crepitio della parola in se stessa, fortemente onomatopeica, pur volgendo il significato di essa più verso il senso di "straordinario" che non di "rumoroso".


Cascate di Perino (PC) - 2018

Sta di fatto però che intorno a ciò che è straordinario si crea clamore, si alzano voci, si solleva l'entusiasmo che porta ad esternare l'emozione che si prova di fronte ad un fatto, atto o avvenimento eccezionali.

La folla dei tifosi allo stadio, di fronte al gol della vittoria della propria squadra, messo a segno all'ultimo minuto di recupero del secondo tempo. Da far crollare le tribune. E spesso sono avvenuti fatti clamorosi, non sempre belli, come conseguenza di quel tripudio collettivo.

Un concerto la cui esecuzione risulta perfetta, muove l'esultanza degli appassionati in maniera più composta, ma non meno rumorosa: il Direttore d'orchestra che abbandona la sala tra lunghissimi applausi ed è indotto a tornare sui suoi passi dalle richieste incessanti di bis.

Un'opera prima di uno scrittore in erba, che ottiene un successo strepitoso di lettori e di critici, non sempre propensi questi ultimi a seguire l'onda del passa parola tra i pasdaran della lettura, crea intorno a sé consenso, stima, apprezzamento che diventano poco alla volta rumore, prima sommesso e poi, quando va bene, strepitoso, da non potersi contenere.

Lo strepito sta sempre dalla parte del vincitore. Lo sconfitto tace. Non servono nemmeno parole di conforto, sarebbero come sale sulla ferita. Nessuno acclama chi ha perso. E sì che sportivamente bisognerebbe almeno riconoscere il merito di una sconfitta dignitosa, come l'onore della armi concesso talvolta al nemico, come riconoscimento che si tributa ai combattenti valorosi, sopraffatti per la disparità delle forze in campo.

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