ARLOTTO

Giuro, non l'avevo mai sentita. Una parola nuova. Anzi no, nuova per me, ma vecchia. Viene dal lontano XV secolo ed è la trasposizione del nome di un personaggio realmente esistito, un certo Arlotto Mainardi, autore di un libriccino intitolato "Facezie, Motti e Burle del Piovano Arlotto", pubblicato nel 1480 dalla Libreria Editrice Fiorentina.

Sancho Panza (da Picasso, Don Quixote, 1955 - MART, Rovereto)

La parola ora ha acquisito, certo sulla scorta del personaggio di cui al testo citato, il significato di burlone, ghiottone e compagnone.

Per la verità non è chiaro, almeno a me, se il personaggio descritto nel manualetto sia lo stesso autore che così si dipinge o un personaggio immaginario da lui inventato. Quel che balza in evidenza, invece, è che il pievano che nel libro porta questo nome è il prototipo di un certo tipo di curato che avrà gran risalto nella letteratura mondiale successiva, personaggio dei più singolari per le non poche stravaganze e meschinerie.

L'Arlotto è un pievano pieno di arguzia anche maligna, un furbacchione sempre volto verso il suo interesse personale, dedito a far vita tutt'altro che spirituale. Si diceva che egli sapesse leggere solo le parole del suo breviario. Crapule e libagioni le sue principali devozioni. Qualcosa di mezzo tra un Don Abbondio ma solo per la tonaca infangata e un Sancho Panza ante litteram, che uscirà fresco e rotondo di tra le pagine del libro di Cervantes, preceduto dall'alabarda del cavaliere della triste figura, che lo segue, ma si è addormentato lasciando scivolare avanti l'asta, sul suo ronzino che si è inciampato tra le righe e fatica ad uscire dal risvolto dei fogli stampati, mentre i bravi di Don Rodrigo lo aspettano alla spalletta del ponte, con l'ordine perentorio "Questo matrimonio non s'ha da fare!" (1).

Con il nome "Il Piovano Arlotto", durante il periodo del risorgimento italiano uscì una rivista di carattere letterario alla quale collaborarono persone famose, come Giuseppe Mazzini e Victor Hugo ed all'inizio era solamente un foglio di contenuto satirico, con molte illustrazioni e vignette. Ben presto,però, ad opera sicuramente degli eminenti collaboratori, la rivista assunse la veste di organo politico e patriottico e poco dopo fu chiusa.

A noi resta l'arlotto entrato nel Vocabolario della Crusca, buono per descrivere un tipo umano tutto sommato godibile, né buono da lodare, ma nemmeno da buttar via; la sua infingardaggine non è tale da procurare grossi danni, come i suoi scherzi, grossolani, ma senza conseguenze notevoli.

(1) Vedo già qualcuno alzare il ditino e chiedere cosa c'entra Sancio Panza con un Pievano? Il raffronto vale solo per le altre qualità, non certo per la carica curiale. Ma non si dimentichi che Sancho nella seconda parte del capolavoro di Cervantes, fu investito della carica di Governatore dell'Isola Barattaria ed in tale sua veste, qualcosa di curiale avrà pure avuto.

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