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TENZONE

Prima vi spiego il titolo.

"Tenzone" viene da una voce provenzale e vuol dire contesa. Un genere letterario con il quale due poeti si sfidavano a parole anche aspramente, ma sempre in stile cortese, spesso con intenti ironici o anche comici. Sfidarsi "a singolar tenzone" è rimasto un modo di dire quasi burlesco che si usa quando due persone si contendono il primato in un qualche campo.

Poi vado al testo.

Posso insistere solo per un attimo su quello che ho detto ieri? Quelle divagazioni sullo sfarfalleggiare, che è un modo come un altro di cercare di attirare su di sé l'attenzione degli altri e c'è chi ci riesce e chi si rende semplicemente ridicolo? Non avete notato che la vita è tutta una tenzone, giocata tra di noi singolarmente, spesso su questioni minime, e che tutto intorno si svolge un generale sfarfallamento? Ognuno cerca di prevalere, di primeggiare in una contesa che non ha mai fine.

Dico ciò per annunciare che ho intenzione di ritirarmi dalla tenzone, perché dopo questa ultima sfarfallata (lasciatemela passare, sapete che mi piace inventare termini nuovi al di fuori di quelli resi obbligatori dai social), credo che mi allontanerò per un po'. Ho deciso che mi prendo una vacanza. Per postare c'è sempre tempo.

Farò come quando andavo in bicicletta ed ogni giorno era una sfida. Con me stesso perché andavo sempre solo; Ce la farai ad arrivare fino là? Se non ce la farai, potrai sempre fermarti ed ammirare il panorama, fare una passeggiata con la bici a mano, goderti un bel momento in compagnia di te stesso, senza quel fantasma, quell'ombra che dicono ci segua sempre dovunque andiamo. Sì perché io l'ombra la chiamavo al mio fianco e volevo che fosse con me, non fuori di me.

Avrei potuto dire come Arpino(*) nel suo libro di tanti anni fa, quando anche io ero giovane, "Sei stato felice Giovanni" Giovanni come Pasquale, come Francesco e perché no? Come Bruno.

Uscire dalla tenzone vuol dire allentare la tensione, essere liberi, anche di sfarfalleggiare, svincolati, finalmente felici, di che? Di tutto il piatto di minestra, il caffè a colazione, il bacio della buona notte (una volta dalla mamma, ora e sempre dalla donna che ci ama). Le stelle, guardare le stelle.

Cosa ci si deve attendere di più, quando la clessidra è a meno dell'ultimo quarto?

"Postare", vedete anche questa breve permanenza sui social non mi è stata inutile. Ho imparato termini nuovi che fino a poco fa ignoravo. Ed ho condiviso un mondo virtuale, di incontri virtuali, di fatuità nel senso di volatilità e conosciuto il falò delle vanità che su di essi si esercitano. E si consumano. Per cui mi sembra che anche questa ultima banalità da me detta non dovrebbe cadere a caso, ma addirittura essere un modo emblematico di dire ciao a ciò che non mi soddisfa pienamente.

Non amo la fiera, il falso entusiasmo, la voglia di comparire, sentirsi seguito, avere tanti follower (ecco un termine che odio; è una parola inglese dal verbo "to follow", seguire), non fanno parte del mio mondo e non vedo perché dovrei cambiare il mio modo di essere per aggiornarmi; voglio aggiornarmi senza cambiare, conservando il mio DNA, non amo i prodotti geneticamente modificati.

Bulb, 2018

Torno nel mio mondo e nel mio secolo che è quello passato. Lo hanno chiamato breve perché l'hanno voluto contenere entro i termini fittizi con cui gli storici decidono la fine di un' epoca e l'inizio di un'altra, indipendentemente dall'inizio e dalla fine di un secolo. Il secolo degli autoritarismi e degli idealismi e del crollo degli uni e degli altri. In realtà è un secolo che si prolunga nel nuovo perché tutto quello di rimarchevole che oggi si fa trae origine dal passato, dalle svolte del novecento e quello che si disfa anche. Ditemi se un Putin non viene dal passato.

Alcuni considerano come la fine del novecento la data dell'11 settembre 2001, con il crollo delle torri gemelle, che avrebbe costituito una svolta. Sì, una svolta della strategia del terrorismo che ha raggiunto un livello mai raggiunto prima. Oggi assistiamo alla svalutazione degli ideali a notevoli arretramenti rispetto alle conquiste che nel secolo scorso faticosamente si erano fatte, con investimenti generosi di fiducia che ora si sono esauriti e siamo tornati ai Trump, agli Erdogan e, come si chiama quel fascista dell'Ungheria che vuole fascistizzare l'Unione Europea con le barricate contro gli immigrati? E si è persa la fiducia in un'Europa federata, in grado di competere politicamente ed economicamente con gli altri due blocchi continentali posti ad est e ad ovest dei nostri confini planetari e tutti vogliono tornare alle piccole patrie.

Se queste ultime cose si verificheranno, avremo l'inizio della fine, cioè l'inizio vero del nuovo secolo, all'insegna del fallimento di quello che lo ha preceduto e verso una navigazione oscura. Sfarfalleggiando, sfarfalleggiando ho riempito una bella paginetta, che per essere un saluto è anche troppo. Siate leggeri, amici miei, sfarfalleggiate più che potete e non prendetevi troppo sul serio. L'essenza delle vita è in una consapevole leggerezza, tanto, si sa, alla fine nulla conta più di un sorriso.

20 marzo 2017

(*) Giovanni Arpino, "Sei stato felice Giovanni" 1952 Einaudi.



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