FORESTIERO

Forestiero, foresteria, foresta, forestare. Al primo impatto sembra che l'elemento dominante sia la foresta, il bosco, il luogo delle piante dove l'uomo entra con diffidenza, perché ha paura di perdersi, in quanto, come nel labirinto, nella foresta non è facile orientarsi. Invece tutte queste parole derivano dal latino "foris" un avverbio, che significa "fuori".

Fuori dalla casa, fuori dalla città, fuori dalla patria e quando si è "fuori", cosa s'incontra? La foresta, poco dopo lo spazio disboscato davanti alla caverna, dove l'uomo primitivo si rifugiava o poco fuori l'abitato delle nostre città, c'è la foresta, ma la foresta ancora come luogo sconosciuto, non necessariamente arborea.


Colonia penale abbandonata - Capraia (LI), 2018

Il fuori è ciò che non è dentro di noi, è l'esterno, è il pericolo, il cimento, ciò con cui ci dobbiamo confrontare continuamente. Con cui possiamo vincere o possiamo perdere. Il forestiero è l'uomo o il lupo che viene da fuori. E' quello che ci viene incontro, che dobbiamo accogliere. Nella nostra piccola comunità c'è posto per il forestiero, purché sia il più possibile uguale a noi. Il diverso non ci piace, non ci ispira fiducia.

Anche tra noi ci sono i forestieri, coloro che non si riconoscono nelle leggi, nelle usanze che noi come gruppo abbiamo stabilito e costoro sono i reprobi, i quali un tempo venivano "forestati", cioè buttati fuori, banditi, esiliati. Ora non più, ora sono cacciati "dentro", nelle carceri, che sono luoghi "fuori" della vita di ogni giorno, luoghi che la maggior parte di noi non conosce e non vuole conoscere, inferni a parte.

Vuoi vedere che anche l'inferno viene da "foris", cioè fuori? Se fosse vero, non mi dispiacerebbe. Invece sembra che derivi da "inferus", che vuol dire "che sta sotto" (terra), luogo sotterraneo. Per i Romani era l'Ade, semplicemente il mondo di sotto, riservato ai morti. Il Cristianesimo ed altre religioni hanno conservato il concetto di luogo sotterraneo, ma con l'aggiunta significativa che esso sarebbe il posto in cui vengono somministrate alle anime dei peccatori le punizioni, graduate a seconda dei peccati commessi in vita. In fin dei conti anche il "sotto" è un "fuori" e chi più forestiero di un'anima dannata?

Non posso esimermi dal citare "Lo Straniero", non il bel libro di Albert Camus, ma lo straniero in generale, che con il forestiero dovrebbe fare sinonimo. Ma i forestieri, coloro che sono appena usciti dalla foresta che è accanto a noi, non sono poi, chi più, chi meno, un tantino "strani"? Ecco quindi che li possiamo chiamare anche "stranieri". Non credete alle fesserie, "straniero" viene dal latino "extraneus", dove l'extra ha la stessa funzione di "foris", significa "fuori" che viene da fuori. Nella nostra lingua viene però usato soprattutto per indicare chi viene da un altro Paese, che è di nazionalità straniera.

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