ULTIME GRIDA DALLA SAVANA

Si è chiusa questa tristissima campagna elettorale che ha fatto emergere, tra molto clamore e poco contenuto, due novità che ritengo improponibili. Salvini e Di Maio si contendono il primato per affondare l'Italia. Si sentono entrambi sicurissimi di essere chiamati a governare ed hanno annunciato ricette innovative, pericolose per l'economia traballante di questo Paese. Il clamore, il vuoto, la tristezza di questa tornata, mi hanno riportato alla mente lontani ricordi di altre elezioni, misti a sogni, film, libri di quando ero ancora giovane e mi entusiasmavo per ogni cosa ed ogni cosa era un avvenimento.

De Gasperi, Togliatti, Nenni, Berlinguer... altri tempi.

Incongruamente, mi passano davanti agli occhi immagini diversissime e mi piace sentirmi in un'altra dimensione, nella quale tutto ciò che avviene ha un suo preciso significato. Sulla savana lentamente scende la notte e tra le alte erbe e i pochi alberi rachitici, si consumano gli ultimi drammi della giornata. Nel bagliore di fuoco che ancora illumina il cielo ad occidente, da lontano in vari punti, ogni tanto si leva un breve frastuono, l'eco smorzata di una fuga, lo scatto immediato di un agguato. Il grido di una preda, sorpresa quando ormai riposava tranquilla e lo strepito dell'assalitore, che con un balzo è uscito allo scoperto a reclamare la sua cena e non lascia più scampo alla vittima, tutti verso un inesorabile destino di vita o di morte. Lontano dai nostri occhi.

"Ultime grida dalla savana", il documentario di alcuni decenni fa, che mostrava in modo crudo gli aspetti del mondo ferino; ma l'ambiente selvaggio si presta a fare da sfondo per qualunque situazione declinante verso una fine, fra strida e trapestii, in una savana immaginaria che potrebbe essere benissimo il terreno di scontro di questa ultima tornata elettorale, ormai silenziata per l'imminenza del voto.

Savana bolognese (Estate 2012)

Il ricordo della savana mi fa tornare alla mente un'altra pianura nella quale girovagai parecchio in cerca di qualcosa che nemmeno io sapevo cosa fosse; "Pianura Proibita", libro autobiografico in cui l'autore, Cesare Garboli, parlando delle sue conquiste intellettuali accenna a luoghi che si troverebbero in terra d'Africa (mitica nei nostri sogni giovanili), in cui esistono "territori della scrittura dove lo stile pianeggiante della semplicità viene dopo un lungo sforzo e testimonia di laboriose e difficili prove". La scrittura come metafora di tutto.

E' stata una campagna anomala e deludente.

Ultimi schiamazzi, parole urlate, perse nella notte, in un feroce assalto a quella che sembra una diligenza del buon vecchio West, dove l'ultima parola era sempre affidata alle pistole. Tra un Salvini tracotante che non "vede l'ora" di prendere in mano l'Italia, quell'Italia nella quale, fino a poco tempo fa diceva di non riconoscersi e stravolgerla, un Di Maio, che accecato dal miraggio di fare il premier, in un eccesso di zelo neofita, ha già presentato al Paese e, per conoscenza, al Capo dello Stato la lista dei ministri per il suo prossimo governo e Berlusconi, rediviva entelechia (dal greco "entelexeia", una realtà che ha in se stesso la meta finale verso cui tende), che, da esperto evasore, parla ancora di abbassare le tasse, è apprezzabile il relativo silenzio degli attuali governanti PD, ormai sopraffatti e in attesa del peggio.

La trovata del movimento 5 stelle, di allestire una lista di ministri per il prossimo governo a guida loro, che taglia l'erba sotto i piedi del Presidente della Repubblica, che si dovrebbe così vedere costretto ad accettare un esecutivo di nominati prima di essere eletti, pone interrogativi di regolarità costituzionale. A parte l'effetto propagandistico, c'è il fatto di aver violato almeno lo spirito della Costituzione che vuole che prima si voti e, dopo che il popolo ha espresso il suo volere, il Capo dello Stato, nella sua piena autonomia di giudice imparziale, prenda in mano la situazione e decida come procedere. Nessuno dei signori scelti per far parte di quell'improbabile esecutivo, ha avvertito l'anomalia, l'arroganza e nello stesso tempo la ridicolaggine di un tentativo così goffo ed estemporaneo di questi dilettanti, al loro new entry nella Politica vera. E si sono fatti riprendere in tv con le facce compunte quasi fossero già ministri, compresi quelli saltati sul carro dei presunti vincitori all'ultimo minuto, dopo aver militato sotto altre bandiere, fulminati sulla via di Damasco dalla luce pentastellata.

E' notte; sulla savana regna un silenzio gravido di pericoli, qualche sussulto tra le piante, orecchie sempre all'erta, un leggero fruscio nell'erba, come un sottile brivido che attraversa la pianura, in attesa delle prime luci dell'alba, quando prede ricominceranno a correre e predatori a tendere agguati. Nella Pianura sconfinata qualcuno che crede nella semplicità del reale ed assolverà il suo compito con semplicità e correttezza, scevro da tutte le parole inutili, dalla tronfiaggine degli imbonitori, dalla incosciente baldanza degli ingenui, memore di "laboriose e difficili prove", troverà quello che cerca.

Dichiarazione di voto: il mio cuore starebbe con Grasso e Bersani; però penso che abbiano fatto male a non cercare un'alleanza elettorale con il PD (sotto questo aspetto dovrebbero prendere lezioni da Berlusconi). Sto quindi con Gentiloni, Prodi, Enrico Letta, Veltroni e gli altri, con la speranza che una tenuta del PD possa portare ad un riequilibrio dell'asse del partito che ricomprenda anche le frange che se ne sono dissociate.

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